Sicilia 1943: gli eccidi dimenticati/1
Le atrocità targate Usa
di Ezio Costanzo*
Ago 07
Sicilia 1943: gli eccidi dimenticati/1
Le atrocità targate Usa
di Ezio Costanzo*
Ago 07
di Vittorio Messori
Torna – avviene, ogni tanto – il fantasma rimosso ma implacabile di Dresda. Di quella che fu la scintillante Residenzstadt dei Principi Elettori di Sassonia si è parlato molto, di questi tempi, per un incrocio di circostanze. Innanzitutto, l’alluvione che ha gonfiato l’Elba, sino a sommergere gli storici palazzi, ancora in faticosa e parziale ricostruzione. Ma ha contato forse anche il fatto che tra i 25 commentatissimi capolavori di casa Agnelli, due erano celebri vedute della Dresda perduta per sempre di Bernardo Bellotto.
Ago 07
Giovanni Sale s.J.
Il 60 anniversario della fine della seconda guerra mondiale registra, rispetto alle precedenti ricorrenze, novità importanti. Per la prima volta, infatti, alcuni storici, e non soltanto di lingua e cultura tedesca, hanno indirizzato le loro ricerche verso ambiti che fino a pochi anni prima erano considerati veri e propri tabù dalla storiografia ufficiale, vale a dire le vicende vissute dai «vinti» nella Germania nazista negli ultimi anni della guerra, quando fu consumata la devastazione e la distruzione della nazione non solo nello spirito, ma anche nella realtà più materiale e ordinaria fatta di città, luoghi, persone.
Ago 07
di Antonio Giorgi
Novant’anni fa di questi giorni la vecchia Europa in preda alla follia correva con incoscienza criminale verso il baratro, uno scontro all’ultimo sangue, un conflitto che si annunciava mondiale che veniva presentato come la guerra che avrebbe messo fine a tutte le guerre: «Le macchinazioni di un avversario pieno di odio mi costringono ad impugnare la spada», scriveva l’imperatore d’Austria e re d’Ungheria Francesco Giuseppe nel proclama ai suoi popoli dopo l’apertura delle ostilità contro la Serbia il 28 luglio 1914.
Ago 07
di Mirella Galletti
I prodromi dei massacri degli armeni si devono ricercare nei mutamenti del quadro politico internazionale durante il XIX secolo. Fino ad allora i viaggiatori europei riportavano che il popolo armeno era considerato “Millet-i Sadica” (La comunità fedele), ma l’indebolimento dell’impero ottomano cambiò radicalmente la situazione.
Ago 07
Lo sterminio del popolo armeno tra il 1915 e il ’17 nella testimonianza di un missionario domenicano
di Marco Roncalli
Ago 07
di Jacques Rhetore
I convogli dei deportati attraversarono il vilayet di Diyartxzkir passando, quasi tutti, per la città di Mardin da dove sono stati osservati da vicino. È di questi convogli che vorrei adesso trattare. Mi dispiace di non poter dare, sul loro numero e sul numero dei deportati in genere, altro che cifre vaghe, quelle che circolavano pubblicamente.
Ago 07
Un milione e mezzo di armeni massacrati nel 1915-16
di Piero Mainardi
“Chi parla ancora oggi del massacro degli armeni?” vaticinava Hitler nel 1939. La stessa domanda riformulata oggi (pur con altre intenzioni) non troverebbe una risposta diversa, cioè: ben pochi. E sarebbero ancora meno se la casa editrice Guerrini e Associati non proseguisse in quest’opera di preservazione della memoria rispetto a un evento che ha rappresentato il primo genocidio del XX secolo (oltre ad una parallela opera di riscoperta della storia della presenza armena in Europa) che il popolo armeno ha dovuto partire nel 1915-16 nel quale si calcola siano morti circa tre quarti della popolazione armena in territorio ottomano, ossia circa un milione e mezzo di persone. Nonostante ciò la Turchia continua a negare il carattere di genocidio a questi massacri.
Ago 03
Un lager vale l’altro
L’unicità dello sterminio degli ebrei non esclude il confronto. Con che cosa? Con l’eliminazione, nella Russia di Stalin, di 20 milioni di nemici di classe. Una tesi provocatoria? O il riesame spregiudicato di un dilemma politico e morale?
di Ernesto Galli della Loggia
Ago 03
Hitler e Stalin erano amici per la pelle. Degli altri. Costa-Gravas se lo scorda e firma l’ennesima bugia su Pio XII. Il vero manifesto Toscani, 1a puntata.
di Marco Respinti