Tempi Numero: 50 – 11 Dicembre 2003
Tenete d’occhio Le Monde Diplomatique: è l’ultimo giornale comunista rimasto in Francia ed è quello sulle cui pagine si cercherà di elaborare le basi ideologiche dell’alleanza fra musulmani radicali ed altermondialistes».
di Rodolfo Casadei
Avevamo visto sfilare insieme neo-comunisti e neo-fascisti al tempo dell’intervento Nato in Kosovo; nei giorni più caldi della seconda Intifada e nei mesi che hanno preceduto la guerra americana all’Irak esponenti dell’islam radicale e dell’estrema sinistra hanno gridato gli stessi slogan contro Sharon e contro Bush partecipando alle stesse manifestazioni.
Ma neo-fascisti, No global e fondamentalisti islamici tutti insieme appassionatamente, no, non li avevamo ancora ammirati.
La lacuna sarà colmata il 13 dicembre (appuntatevi la data, perché entrerà nella storia) quando schiere di comunisti di Rifondazione Comunista (a Milano Umberto Gay), del Pdci e di Slai Cobas (Mara Malavenda), intellettuali di estrema destra del genere classico come Franco Cardini e del genere socialista-nazionale come Costanzo Preve, preti No global come don Andrea Gallo e filo-Baath come padre Jean Benjamin, attivisti di Emergency come Pierangelo Buvino e dirigenti dell’islam fondamentalista italiano come Hamza Roberto Piccardo daranno vita a Roma alla manifestazione anti-imperialista “Con il popolo iracheno che resiste”.
Nell’omonimo appello firmato da centinaia di personaggi noti e di persone qualunque troviamo egregi pensieri distillati da forti teste. Dell’autorità americana occupante si dice che «reprime con metodi dittatoriali e crudeli ogni manifestazione di malcontento. Chiunque osi sfidare le sue decisioni, viene catturato, arrestato e chiuso in campi di concentramento».
La “resistenza” irakena viene definita «legittima, non solo sul piano morale, ma anche su quello politico» e provvista di «un’importanza storica», perché «la sconfitta degli occupanti angloamericani sarebbe una vittoria per tutti coloro che nel mondo lottano per la democrazia, l’autodeterminazione e la libertà dei popoli che non vogliono essere sottoposti al giogo imperiale».
I militari italiani in Irak vengono definiti «truppe» mandate «a dar manforte agli occupanti». E di essi si chiede il «ritiro immediato».
L’11 settembre? Un reichstag americano
Sembra impossibile, ma queste idiozie, intorno alle quali si è realizzata la grande convergenza rosso-verde-nera, portano la firma di una sfilza di intellettuali e docenti universitari: oltre al medievalista Franco Cardini, l’africanista dell’università di Teramo Claudio Moffa (già collaboratore de Il Manifesto), Angelo Del Boca storico del colonialismo italiano, Eleonora Cavallini vicepreside della facoltà di conservazione dei beni culturali a Bologna e un’altra decina delle università di Genova, Firenze, Siena, Napoli, Calabria.
Eppure il livello è decisamente basso: basti pensare alla firma di Ahmad Tailakh, animatore di www.arabcomint.com. Si tratta di un sito Internet interamente dedicato alla lotta palestinese e alla “resistenza” irakena, ma contiene anche un link dal titolo “11 settembre: il Reichstag americano” che rimanda ad un articolo di Fulvio Grimaldi dove si spiega che gli americani gli attentati dell’11 settembre se li sono fatti da soli per dare la colpa agli arabi, così come i nazisti avevano incendiato il Reichstag per dare la colpa ai comunisti. Tailakh è pure co-autore di un libro di poesie sulla resistenza palestinese in vendita sul sito Internet di Orion Libri, una distributrice neo-fascista.
Nella stessa pagina web appaiono il libro Medico ad Auschwitz: anatomia di un falso e un cd di musica rock di un gruppo naziskin.
Ma la firma musulmana che fa la differenza è indubbiamente quella di Hamza Roberto Piccardo, un tempo militante di Autonomia Operaia e oggi segretario dell’Ucoii, Unione delle comunità ed organizzazioni islamiche in Italia, ovvero la centrale italiana dei Fratelli Musulmani egiziani, l’organizzazione capostipite del fondamentalismo islamico sunnita.
I Fratelli Musulmani sono nati nel 1928 come movimento politico-religioso “in sostituzione” della figura del califfo, abolita da Ataturk nel 1924. In politica, da sempre il loro motto è «la nostra Costituzione è il Corano», il che prevede l’instaurazione di uno Stato islamico che darebbe applicazione alla sharia, cioè tradurrebbe in diritto civile e penale i precetti coranici. L’Italia non è l’unico paese europeo in cui integralismo islamico ed estrema sinistra vanno intrecciando un’alleanza strategica. Casi clamorosi si stanno verificando in Francia ed in Gran Bretagna
A Londra Livingston votato da Hamas
Nel Regno Unito la convergenza fra estremisti musulmani ed estremisti di sinistra è già sul punto di trasformarsi in alleanza politica ed elettorale.
Il colpo di fulmine si è prodotto durante le manifestazioni contro l’intervento anglo-americano in Irak organizzate congiuntamente dalla Stop the War Coalition, la cui leadership è stata egemonizzata dagli esponenti del Socialist Workers’ Party e della Socialist Alliance (trotzkisti ed estrema sinistra sindacale) di cui esso è parte, e dalla Muslim Association of Britain (Mab), la più radicale delle organizzazioni islamiche britanniche.
All’alleanza stanno lavorando in particolare George Galloway, il deputato espulso dal partito laburista dopo la scoperta di una sua lettera che chiedeva aiuti finanziari a Saddam Hussein per pagare i costi delle campagne pacifiste, Salma Yaqoob, la più attiva dirigente musulmana della Stop the War Coalition, il sindaco di Londra Ken Livingston, esponente dell’ala marxista del partito laburista, Azzam Tamimi, portavoce del Mab.
L’obiettivo di tutti costoro è «riunire tutti coloro che vogliono portare la sfida più vera a Blair nelle elezioni europee e locali nel giugno 2004».
A questo proposito, il Mab ha già annunciato il voto dei suoi numerosi affiliati per la rielezione di Ken Livingston, il quale ha ricambiato partecipando alla cena di gala per la fine del Ramadan organizzata dallo stesso Mab.
Ken Livingston
La lista delle personalità islamiche a cui l’organizzazione si ispira comprende Hassan al Banna, il fondatore dei Fratelli Musulmani, e lo sceicco Ahmed Yassin, il leader di Hamas palestinese che ha per programma la distruzione dello Stato d’Israele e incoraggia a questo scopo gli attentati suicidi contro obiettivi civili.
Recentemente il Mab ha vibratamente protestato per le dichiarazioni del ministro degli Interni David Blunkett che definivano «una minaccia reale alla vita ed alla libertà del nostro paese» Sajid Badat, l’anglo-pakistano di Gloucester arrestato in base alla legge antiterrorismo.
Pochi giorni dopo il giovane è stato accusato di essere un complice di Richard Reid, che aveva tentato nel dicembre 2001 di far saltare in aria un aereo con una piccola quantità di esplosivo.
Questi dettagli non sembrano turbare la Socialist Alliance, che per giustificare l’alleanza coi musulmani pubblica sulla Socialist Review un articolo storico sul successo delle politiche filo-islamiche dei bolscevichi nella fase leninista della Rivoluzione di Ottobre per convincere i musulmani delle regioni del Caucaso a partecipare alla lotta anti-zarista.
Ramadan, una vedette a Parigi
La presunzione dei marxisti britannici non è un caso a sé all’interno della sinistra europea, come dimostra la vicenda del controverso teologo islamico di passaporto svizzero Tarik Ramadan, ospite d’onore del Forum sociale europeo di Parigi nel novembre scorso.
Ramadan si presenta come un riformista impegnato a dimostrare che l’islam integrale, quello dei Fratelli Musulmani (egli è nientemeno che il nipote di Hassan al Banna, ed è diventato svizzero a seguito dell’espulsione dall’Egitto della sua famiglia al tempo del presidente Nasser), è del tutto compatibile con la laicità dello Stato alla francese e con la lotta dei No global (che in Francia si fan chiamare altermondialistes) contro l’ordine capitalista globale.
Gli hanno dato credito e hanno voluto che diventasse la vedette del più importante appuntamento no global continentale José Bové (che lo ha platealmente abbracciato quando è salito alla tribuna), Olivier Besancenot e Daniel Bensaid, leader della Lega comunista rivoluzionaria (Lcr, trotzkisti), i Verdi di Noël Mamère, Antoine Gresh caporedattore di Le Monde Diplomatique, organo ufficioso degli altermondialistes, che con Ramadan ha pure pubblicato un libro a due voci sull’islam nel mondo moderno tradotto anche in italiano: Intervista sull’islam, edizioni Dedalo 2002.
Eppure il riformismo dell’astuto Ramadan (Antoine Sfeir, franco-libanese direttore della prestigiosa rivista Cahiers d’Orient, l’ha definito «un fondamentalista affascinante, campione di duplicità linguistica» ed è stato assolto dall’accusa di diffamazione) mostra abbastanza facilmente la corda: nel corso di un faccia a faccia televisivo col ministro degli Interni francese Nicolas Sarkozy ha confermato la sua posizione sulle sentenze capitali e pene corporali conformi alla sharia, che non va più in là di una richiesta di «moratoria»; all’indomani degli attentati alle Twin Towers ha espresso netta condanna, ma ha invitato tutti a «chiedersi a chi giova questo delitto»; è sostenitore del foulard islamico a scuola e delle piscine separate per maschi e femmine; a metà degli anni Novanta Hassan el Turabi, leader dei fondamentalisti sudanesi che hanno imposto la sharia in Sudan, dichiarò pubblicamente a Khartum che «l’avvenire dell’islam è Tarik Ramadan»; suoi presunti rapporti con l’algerino Ahmed Brahim, uno dei tesorieri di Al Qaeda, sono sotto indagine in Spagna e negli Stati Uniti.
«E’ il solito complesso di superiorità della sinistra comunista – afferma Marc Ousuf, dirigente del partito socialista, l’unico partito della sinistra francese che si è espresso in termini duri contro la presenza di Ramadan al Forum -, sono convinti di poter strumentalizzare a livello elettorale e di militanza politica i giovani di origine maghrebina delle banlieu, che considerano Ramadan una star.
Pensano che sharia e antisemitismo siano tratti accidentali di un soggetto politico in divenire, che si purificherà attraverso le lotte. Nella loro impostazione settaria mostrano di continuare a non capire nulla del fenomeno religioso.
Tenete d’occhio Le Monde Diplomatique: è l’ultimo giornale comunista rimasto in Francia ed è quello sulle cui pagine si cercherà di elaborare le basi ideologiche dell’alleanza fra musulmani radicali ed altermondialistes».