Le ammissioni strappate con la tortura, le esecuzioni senza processo, i trasferimenti che portavano solo alla morte. Ecco i rapporti ufficiali e segreti degli agenti sovietici
Lug 29
L’idealista che cadde sul pianeta Gulag
Prendiamo un uomo giovane, intelligente, colto e attratto dalle grandi utopie. Facciamone un comunista convinto, anzi di più, un agente segreto del Komintern, un inviato speciale in tutto il mondo del potere sovietico. Diamogli un nome: Jacques Rossi, francese di nascita, poi emigrato con la madre a Varsavia e più tardi iscritto al partito polacco.
Fissiamo una data, il 1937, quella delle grandi purghe staliniane, e spediamo in quell’anno il nostro eroe, dopo un processo sommario istruito sulla base di false accuse, a fare la conoscenza dei gulag, i campi di concentramento sovietici. Lasciamolo a marcire là per vent’anni (più altri quattro di residenza coatta) in modo che sperimenti gelo e percosse, fame e minacce, torture e celle d’isolamento. E adesso consentiamogli, per un caso fortunato, di uscire vivo dall’inferno: ovvio che si presenterà a noi un personaggio del tutto diverso dall’inizio, fisicamente ridotto a una larva però mentalmente una specie di eroe.
Lug 29
“Gulag l’inferno del comunismo”
Di Angelo Crespi
Olga ha un bel profilo. I capelli lisci raccolti sulla nuca in uno chignon le incorniciano il viso. La fronte spaziosa, il naso ben disegnato, le labbra carnose serrate. Gli occhi guardano in lontananza. Olga Adamova-Sliozberg così appare in una fotografia degli anni Trenta. È una bella donna: una famiglia agiata, un marito, due piccoli figli, un lavoro appagante. Insomma, un futuro di gioia. Nessuna incertezza, nessun dubbio deturpa quel ritratto. Ancora non presagisce che presto dovrà iniziare il suo cammino. Anzi, Moj put’, il mio cammino, una parola, put’, che in russo spesso è associata a un’idea di “strada segnata” di “destino”.
Lug 29
‘Noi donne schiave nel girone Kolyma’
di Olga Adamova Sliozberg
Il nostro atteggiamento verso il lavoro era sempre oggetto di discussione, specialmente da parte degli uomini che ci deridevano perché cercavamo di svolgere bene il nostro compito. – Credete che se lavorate onestamente questo vi aprirà le porte del lager? – ci prendevano in giro. Va da sé che il lavoro non portava nessun vantaggio, che ci imbrogliavano, che i capireparto segnavano quello che avevamo fatto noi alle loro amichette, che il salario per le prigioniere politiche era stato abolito, e che una giornata di lavoro di un delinquente comune valeva una volta e mezzo le nostre, se non due.
Lug 29
“Il diario di Olga, da moglie e madre a vittima delle purghe staliniane”
Avvenire 3 dicembre 2003di Daniela Pizzagalli
Se può esistere una classifica degli orrori, verrebbe da pensare che la prigionia nei campi d’internamento staliniani abbia comportato sofferenze ancora più terribili di quelle dei lager nazisti, perché le vittime, in larga maggioranza comunisti convinti, essendo incapaci di considerare ingusti i tribunali rivoluzionari, aggiungevano al tormento della pena l’angoscia di chi sa quali equivoci o addirittura proprie colpe involontarie come causa delle loro condanne.
Lug 29
“Gulag: a ovest qualcuno sapeva”
di Elena Dundovich
Fu nella seconda metà degli anni ’30 che comparvero in Occidente le prime testimonianze di sopravvissuti ai campi staliniani. In Francia videro la luce prima il libro di Ante Ciliga Au pays du grand mensonge del 1936. Poi, tre anni più tardi, quello di Victor Serge S’il est minuti dans le siècle.
Lug 28
Balordi o satanisti?
Lug 28
Andrea Gallerani
[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].

Lug 27
Anatalone
[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].

Lug 27
L’utopia che uccide
di Alfredo Mantovano





Famiglia Cristiana. anno LXXIV, n.40,


