Darwin

Homo_Hahnhoefersand

Homo di Hahnhoefersand

Tratto dallarubrica Antidoti del 6 marzo 2005

di Rino Cammilleri

E sono quattro. La disperata voglia di far discendere l’uomo dalla scimmia colpisce ancora. L’ultimo è il tedesco Reiner Protsch von Zieten, professore emerito di antropologia all’università di Francoforte e astro mondiale della materia.

Aveva scoperto che l’Homo Sapiens e quello di Neanderthal avevano convissuto e figliato assieme, fatto provato dall’«anello mancante», Homo di Hahnhoefersand, vecchio di 36.000 anni. Peccato che i laboratori di Oxford, usando il Carbonio 14, abbiano dovuto ringiovanire il reperto, che avrebbe solo 7.500.

Non è l’unica truffa dell’emerito, che solo adesso è stato sospeso dalle sue funzioni anche se sono trent’anni che gabba il gotha dell’antropologia accademica.

Falsa la sua «donna di Binshof-Speyer», che non ha 21.000 anni ma solo 3.000. E falso anche il suo «frammento di Padeborn» che è addirittura del 1750. Questo e altro (se volte i dettagli, leggetevi il «Corriere dell a Sera» del 20.2.05), perché le magagne del prof. sono molte di più.

Vecchia storia: già nei primi decenni del secolo scorso ci provò Charles Dawson con la bufala dell’«Uomo di Piltdown», che gabbò anche Teilhard de Chardin. Ma solo nel 1953, grazie all’avvento del Carbonio 14, si resero conto dell’inghippo: l’«anello mancante» era un cranio umano con mandibole di scimmia, ben limate per farle combaciare.

Nel frattempo il «reperto», la «prova definitiva» della discendenza dell’uomo dalla scimmia era rimasta esposta al museo per quarant’anni, con tanto di gite scolastiche d’istruzione. Lo scopritore delle «più antiche tracce dell’uomo» era invece giapponese, l’archeologo Shinichi Fujimura, almeno fino a quando non si trovò che le seppelliva lui.

Infine venne l’«archaeoraptor», scoperto in Cina nel 2000: era l’«anello mancante» tra dinosauri e uccelli. Peccato che le piume le avesse appiccicate con la colla il trafficante che l’aveva venduto per cinquantunmila dollari. Ora, dopo il caso di Francoforte, l’antropologia dovrà ricominciare da capo per l’ennesima volta.

Ma la domanda da cento milioni di dollari è questa: perché dopo quasi duecento anni ci si ostina ancora in questa direzione?

Quando di un’ipotesi non si trovano prove per così tanto tempo è «scientifico» abbandonarla per battere altre strade. A meno che non si sia usciti dalla scienza da un pezzo per entrare nell’ideologia. L’uomo, insomma, deve discendere dalla scimmia. Altrimenti -orrore- potrebbe aver ragione la Bibbia.

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