La Cina reprime i dissidenti di Hong Kong

Abstract: la Cina reprime i dissidenti di Hong Kong: arrestata Elizabeth Tang moglie di Lee Cheuk-yan. La sindacalista cattolica vive dal 2021 nel Regno Unito, ma era tornata a Hong Kong per fare visita al marito in carcere. Tang, che aveva scritto l’anno scorso per Tempi, è accusata di essere «collusa con forze straniere»

Tempi 10 Marzo 2023

Arrestata a Hong Kong Elizabeth Tang,

moglie di Lee Cheuk-yan

La sindacalista cattolica vive dal 2021 nel Regno Unito, ma era tornata a Hong Kong per fare visita al marito in carcere. Tang, che aveva scritto l’anno scorso per Tempi, è accusata di essere «collusa con forze straniere»

Leone Grotti

La polizia di Hong Kong ha arrestato Elizabeth Tang, la moglie dell’attivista ed ex parlamentare Lee Cheuk-yan. Secondo quanto riportato dai media locali, la donna è stata fermata ieri a mezzogiorno dagli agenti fuori dalla prigione Stanley, dove aveva appena fatto visita al marito in carcere. Tang è accusata di essere «collusa con forze straniere» in violazione della legge sulla sicurezza nazionale.

«Saremo liberi», l’articolo di Tang per “Tempi”

Cattolica molto nota a Hong Kong, Tang è cresciuta nella parrocchia di Sek Lei ed è stata fino al 2011 segretario esecutivo della Confederazione dei sindacati di Hong Kong, una delle tante organizzazioni che dopo l’approvazione della legge sulla sicurezza nazionale è stata costretta a cessare ogni attività. Membro del consiglio di amministrazione dell’Asia Monitor Resource Centre, un gruppo che difende i diritti dei lavoratori in tutto il continente, è anche segretario generale dell’International Domestic Workers Federation, il sindacato mondiale dei lavoratori domestici.

Dopo essere stata presa di mira da giornali legati al regime comunista di Pechino, nel 2021 si era trasferita nel Regno Unito. In questi giorni aveva fatto tappa a Hong Kong per visitare il marito in carcere. In un articolo realizzato per Tempi l’anno scorso sull’arresto del marito, Tang scriveva:

«Cheuk-yan è in prigione ormai da sette mesi. […] Ha tre ulteriori incriminazioni da affrontare, una delle quali per “incitamento alla sovversione” secondo la legge sulla sicurezza nazionale. Si tratta di un’accusa seria e, nella situazione in cui versa attualmente il sistema legale, non esiste possibilità di assoluzione. Anche se lo so, per me è un tuffo al cuore. Se lui deve pensare a come convivere con la noia dentro una prigione, io devo pensare alla mia vita senza di lui nei prossimi quattro o cinque anni. […] Ringraziamo Dio perché si occupa sempre di lui e lo aiuta a restare a galla. Siamo fortunati ad avere una grande famiglia e molti amici che non si stancano di darci ogni tipo di sostegno. Grazie a questo, supereremo la paura della prigione, diventeremo imbattibili e veramente liberi».

Negata la libertà su cauzione a Lee Cheuk-yan

Lee Cheuk-yan, candidato al premio Nobel per la pace, aveva partecipato nel 2019 a Milano all’incontro organizzato da Tempi dal titolo: “La libertà è la mia patria. Da piazza Tienanmen a Hong Kong”. L’ex presidente dell’ormai sciolta Alleanza a sostegno dei movimenti democratici in Cina, che organizzava ogni anno la veglia in memoria delle vittime di Piazza Tienanmen, ormai proibita, è in carcere dal 18 aprile 2020. Condannato in una serie di processi farsa, deve ancora affrontare quello più duro per violazione della legge sulla sicurezza nazionale.

Lee doveva uscire dal carcere a dicembre, ma un giudice gli ha negato il rilascio su cauzione ritenendo che avrebbe potuto compiere di nuovo atti “sovversivi”.

Il regime disumano che regna a Hong Kong

La legge sulla sicurezza nazionale, imposta nel 2020 dal Partito comunista alla città che sarebbe dovuta restare autonoma fino al 2047, ha azzerato completamente le principali libertà politiche e civili, trasformando Hong Kong in una qualunque città della Cina continentale.

Il governo guidato da John Lee, fedelissimo del regime di Pechino, ha fatto arrestare insegnanti, professori, politici, sacerdoti, imprenditori, giornalisti, avvocati, cantanti, artisti, attivisti, studenti, maggiorenni ma anche minorenni. Nessuno può dirsi al sicuro e nessuno può sapere chi sarà il prossimo a sparire nelle mani di un regime disumano che calpesta non solo i diritti della popolazione, ma anche il diritto internazionale nella più totale impunità.

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