Tradizione Famiglia Proprietà, newsletter 21 Maggio 2025
Tecno-Spiritualismo: quando l’intelligenza artificiale cerca di sostituire Dio
di Edwin Benson
Il New York Times, quel normalizzatore di tutte le rivoluzioni, ci offre l’ennesimo esempio della discesa del mondo nell’errore e nell’incertezza. Questa volta, il tema è «L’era del Tecno-Spiritualismo». L’articolo si apre con un esempio toccante.
«Un anziano coreano di nome Mr. Lee, vestito con una giacca e dei pantaloni eleganti, stringe i braccioli della sedia e si protende verso la moglie. “Tesoro, sono io,” dice. “È passato tanto tempo.” “Non avrei mai pensato che una cosa simile potesse succedere a me,” risponde lei in lacrime. “Sono così felice in questo momento.” Mr. Lee è morto. Sua moglie sta parlando con una rappresentazione di lui creata da un’intelligenza artificiale e proiettata su una parete».
Una tentazione antica
L’idea è che gli utenti possano possedere una rappresentazione elettronica di una persona, chiamata «chatbot». In questo caso, si tenta di duplicare la persona amata defunta. Secondo il Times, la tecnologia rende possibile interagire con i morti. Naturalmente, l’utente in questione sta in realtà parlando a una copia elettronica della persona cara. L’autore dell’articolo lo presenta come un modo per affrontare il lutto e per «riconnettersi» con qualcuno che è morto.
Dio, nella Sua infinita sapienza, ha negato all’umanità la possibilità di ristabilire un contatto diretto con i defunti. Egli ha sempre mantenuto un abisso tra i vivi e i morti, nonostante i tentativi degli occultisti di sovvertire questa realtà.
La tecnologia tenta l’impossibile
Sebbene sia impossibile riconnettersi veramente con coloro che si sono amati, molte persone si servono di oggetti appartenuti al defunto per stimolare i ricordi. Un utilizzo di questo tipo si è sempre riscontrato nel corso della storia.
Nel XIX secolo, ad esempio, la fotografia aiutava le persone a ricordare i propri cari scomparsi. Un secolo dopo, le registrazioni vocali, così come le fotografie, i filmini, le videocassette e le altre tecnologie disponibili, erano tesori da custodire.
Tuttavia, anche la migliore di queste tecnologie offriva solo ricordi. Il loro uso implicava, di fatto, il riconoscimento che una comunicazione regolare – come quella possibile con una persona viva – fosse ormai preclusa.
Resistere ai limiti umani
Eppure, alcuni individui e gruppi hanno sempre mal sopportato i limiti posti da Dio alle capacità umane. Da qui nasce il fenomeno del tecno-spiritualismo.
La maggior parte delle persone che promuove l’uso dei chatbot, come l’autore dell’articolo del New York Times, sostiene che si tratti solo di strumenti per favorire il benessere psicologico. In effetti, molte persone usano Internet in diversi modi per cercare di superare i limiti imposti dalla mortalità umana.
Una ricerca online del termine “tecno-spiritualismo” mostra diverse modalità in cui viene praticato.
Promotori del male
La società Internet cinese Sohu ha pubblicato un articolo intitolato «Esplorare il Tecno-Spiritualismo: comunicare con i defunti in una nuova era della tecnologia». L’articolo individua «opportunità uniche» nell’«intersezione tra spiritualità e intelligenza artificiale». Curiosamente, il testo cita esattamente l’interazione tra la signora Lee e il marito artificiale di lei, riportata nell’articolo del New York Times.
Secondo Sohu, questa tecnologia non solo «facilita l’elaborazione del lutto», ma crea anche una «connessione continua». Tale connessione «costituisce un ponte tra passato e presente, rivelando il desiderio innato dell’umanità di mantenere un legame con chi ha lasciato questo mondo». Il risultato sarebbe una «potente fusione tra tecnologia ed emozione umana».
Naturalmente, come dimostra l’attuale controversia su TikTok, il governo cinese sfrutta senza problemi app apparentemente innocue per raccogliere enormi quantità di informazioni. È molto probabile che una «conversazione» come quella tra il lutto e il finto defunto contenga dati che il Partito Comunista Cinese troverebbe utili, che la signora Lee viva in Cina o altrove.
Detronizzare Dio
L’articolo del 2022 di Philip Butler, intitolato La spiritualità digitale come tecnologia di resistenza, si colloca su un piano completamente diverso. Il dottor Butler è «Professore associato di teologia e sistemi di intelligenza artificiale postumana nell’ambito degli studi afroamericani» presso la Iliff School of Theology di Denver, affiliata alla denominazione metodista unita.
Un breve estratto dell’articolo basta a far capire lo spirito dell’opera: «[La] manutenzione e l’evoluzione di qualsiasi sistema (compresi i sistemi biologici) in mezzo alla variabilità ambientale è una forma di resistenza. Evitare la morte e la decadenza è resistenza.» (Corsivo nell’originale.)
Presumibilmente, data la data dell’articolo, il Dr. Butler parla di «resistenza» nel senso inteso dal movimento Black Lives Matter. Ma come potrebbe evitare la morte costituire una forma di resistenza a un sistema politico o sociale?
Per i giusti, la morte segna l’inizio del passaggio da questo mondo imperfetto al Paradiso. In realtà, ciò a cui Butler sta resistendo è Genesi 3,19: «Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!»
Homo che finge di essere Deus
Gran parte di questa discussione prende le mosse dal libro di Yuval Noah Harari Homo Deus: Breve storia del futuro, pubblicato nel 2017. Il titolo stesso proclama l’eresia che l’umanità possa diventare Dio. Secondo la descrizione su Amazon, Barack Obama, Bill Gates e altri personaggi influenti hanno caldamente raccomandato il volume. In esso si discute a lungo di un’ideologia chiamata «tecno-religione», parente stretta del tecno-spiritualismo.
Il riassunto del libro pubblicato su Shortform è inquietante: «La tecno-religione è un’ideologia umanista nella quale la tecnologia – non Dio o altri concetti teistici – è il mezzo per soddisfare la ricerca umana di significato e di salvezza spirituale.»
Nella sua recensione di Homo Deus, l’autore di Return to Order, John Horvat, approfondisce: «La sua tesi centrale è che ogni forma di vita può essere ridotta a semplici reazioni chimiche e algoritmi. Harari afferma chiaramente che “gli organismi sono algoritmi”. Sostiene inoltre che non esiste un’anima, né libero arbitrio, né identità unificata, né destino eterno. Non esiste Dio, e la tecnologia ci permetterà di costruire la nostra “immortalità, beatitudine eterna e divinità”. Il “Sarete come dèi” è la promessa dei nostri ultimi traguardi tecnologici. Qui, la tecnologia non solo ci frustra causandoci ansia, ma nega anche il fine per cui siamo stati creati. Ricreando noi stessi, usurpiamo Dio stesso.»
Dio interverrà?
Genesi 11,1-9 racconta il primo tentativo documentato dell’uomo di porsi alla pari con Dio: la costruzione della Torre di Babele. Per porre fine a quella proto-rivoluzione, Dio trovò necessario confondere «la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro». Poi « li disperse di là su tutta la terra».
Quanto più severo sarà Dio se questo nuovo tentativo di detronizzarlo dovesse prendere piede? Potrebbe essere terribile. Naturalmente, il danno potrebbe essere ancora maggiore se Dio lasciasse l’umanità in balìa dei propri strumenti.
Fonte: Tfp.org, 28 aprile 2025. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia.