Perché la Cina punta sul Medio Oriente

Inside Over  – DOSSIER – Agosto 2023

Il nuovo Medio Oriente  

Il Medio Oriente sta cambiando pelle. Dal lungo addio degli Stati Uniti, passando per il nuovo ruolo delle potenze regionali: Arabia Saudita e Iran in testa, tutta l’area è in fermento. Gli accordi di Abramo restano in bilico, e intanto alcuni focolai di tensione non accennano a diminuire. E sullo sfondo compare la Cina e il nuovo ruolo che è pronta a ricoprire

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Inside Over  – dossier – 12 Agosto 2023

La mossa a sorpresa di Xi:

perché la Cina punta sul Medio Oriente

Federico Giuliani

Una pioggia di accordi, ben 34 suddivise nei settori più svariati, dall’energia verde ai trasporti, dai servizi cloud all’information technology. La stesura di un piano per “armonizzare” il programma di riforme saudite, Vision 2030, con quello infrastrutturale cinese, la Belt and Road Initiative. Infine, altro aspetto fondamentale, una mediazione a distanza per risolvere delicate questioni diplomatiche.

Nel corso degli ultimi mesi, i rapporti tra la Cina e l’Arabia Saudita si sono rafforzati oltre ogni aspettativa possibile e immaginabile. Basta guardare la regale accoglienza che il principe ereditario saudita, Mohammed Bin Salman, ha riservato a Xi Jinping nella recente visita di Stato a Riad del leader cinese, e paragonarla con il precedente, freddo, benvenuto offerto a Joe Biden.

Il più grande esportatore di petrolio al mondo ha aperto le porte al Dragone, dimostrando la volontà di approfondire i legami – non solo economici – con il gigante asiatico, ben felice di cogliere al volo un’opportunità del genere. Pechino è il principale partner commerciale di Riad e una fonte di investimenti in crescita, ed è anche il più grande acquirente mondiale di petrolio; l’Arabia Saudita è il principale partner commerciale della Cina in Medio Oriente nonché il principale fornitore globale di greggio. I sauditi avevano inoltre bisogno di una sponda alternativa allo storico alleato statunitense, in un periodo caratterizzato da forti tensioni con Washington, mentre i cinesi cercavano un partner rilevante in Medio Oriente per mettere a punto la propria diplomazia.

E così è stato, visto che, accanto a intese sino-saudite di ogni tipo, Xi ha favorito la ripresa del dialogo tra Arabia Saudita e Iran, due Paesi che non avevano più rapporti diplomatici dal 2016. Insomma, Pechino ha dato dimostrazione di trovarsi sempre più a suo agio in una regione, quella mediorientale, che considera altamente strategica. Non solo dal punto di vista dell’immagine, con il governo cinese ben felice di sbandierare i successi conseguiti nella stessa arena rivelatasi fatale agli Stati Uniti, ma anche e soprattutto in virtù del suo posizionamento geografico, fondamentale per raggiungere l’Africa e l’Europa attraverso i canali transitanti in Asia centrale.

La Cina in Medio Oriente

Agli occhi della Cina, l’Arabia Saudita è una sorta di laboratorio nel quale sperimentare le giuste ricette per fare breccia in Medio Oriente. I due Paesi hanno aggiornato “il partenariato strategico globale” definito nel 2016 in occasione della precedente visita di Xi a Riad. Gli accordi recentemente messi nero su bianco abbracciano, tra le altre cose, lo sviluppo di impianti petrolchimici, la costruzione di complessi residenziali all’avanguardia e l’insegnamento del cinese nelle scuole saudite. In totale si parla di un valore complessivo di 30 miliardi di dollari.

Certo, sulla carta la presenza cinese nella regione mediorientale è ancora irrisoria, ma è pur vero che l’impronta della Cina nel commercio e nella tecnologia è cresciuta enormemente, consentendo a Pechino di capitalizzare il suo graduale accumulo di soft power.

Altro aspetto rilevante: l’ascesa del Dragone nel Golfo Persico indica un fallimento dei tentativi americani di contenere la leadership globale cinese nelle telecomunicazioni e nella tecnologia dell’intelligenza artificiale. Anche perché, banalmente, la capacità della Cina di trasformare tecnologicamente le economie regionali è un fattore chiave dei suoi sforzi diplomatici.

Un esempio? Torniamo alla visita di Xi in Arabia. In quell’occasione, ha scritto Reuters, sarebbe stato concordato un memorandum tra Riad e la cinese Huawei Technologies, sul cloud computing e sulla costruzione di complessi ad alta tecnologia nelle città saudite. Huawei, come se non bastasse, ha partecipato alla costruzione di reti 5G nella maggior parte degli stati del Golfo nonostante le preoccupazioni degli Stati Uniti.

Sul fronte diplomatico, l’Arabia Saudita ha aderito come “partner di dialogo” alla Shanghai Cooperation Organization (SCO), l’organizzazione che unisce diversi Paesi dell’area eurasiatica per la collaborazione in materia di politica e di sicurezza istituita a Pechino, in Cina, nel 2001, e si è proposta come intermediaria tra i cinesi e i Paesi arabi. È successo sempre durante la trasferta di Xi, che ha compreso anche il summit tra Cina e Paesi Arabi e tra Cina e Paesi membri del Gulf Cooperation Council, overo il Consiglio di cooperazione del Golfo, l’alleanza filo-saudita di cui fanno parte Qatar, Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Kuwait e Oman.

La corsa all’oro in Arabia Saudita

Scavando in profondità notiamo un fenomeno specifico che merita particolare attenzione. Il sito Caixin ha sottolineato come l’Arabia Saudita stia rapidamente salendo nell’elenco delle destinazioni di investimento più calde per le aziende cinesi, in concomitanza una fase da molti definita di “riforma e apertura”.

Da quando Mohammed bin Salman è diventato il principe ereditario nel 2017, il Paese ha subito un cambiamento senza precedenti. Dopo il lancio, nel 2016, del richiamato Vision 2030 – un piano per promuovere le imprese private, incoraggiare gli investimenti esteri e guidare il cambiamento sociale – Riad ha implementato politiche di sostegno per le start-up, aumentato il turismo, allentato le restrizioni religiose e, per la prima volta, ha consentito alle donne di guidare.

È in questi anni che Pechino ha rafforzato i suoi legami con il governo saudita. Ed è sempre in questi anni che la mutazione in atto nella nazione araba ha scatenato un’enorme domanda da parte delle aziende cinesi, non solo in Arabia stessa ma nell’intera regione del Golfo. Citiamo, ad esempio le unità di servizi cloud dei giganti tecnologici Alibaba Group Holding Ltd., Tencent Holdings Ltd. e Huawei Technologies Co. Ltd., nonché lo sviluppatore di intelligenza artificiale SenseTime Group Inc. e la società di logistica SF Holding Co. Ltd.

L’aumento degli investimenti cinesi in Arabia Saudita è recente, e il Paese saudita è potenzialmente l’ideale per le aziende che guardano al mercato del Medio Oriente. Ma perché puntare proprio su Riad? Gli investimenti dei fondi in dollari statunitensi in Cina sono diminuiti rapidamente a causa delle tensioni sino-americane e, di conseguenza, alcuni fondi di investimento cinesi hanno suggerito di colmare il vuoto venutosi a creare dirottando sul capitale mediorientale.

Tra Cina e Arabia Saudita sono stati poi firmati accordi succulenti. SenseTime, uno dei principali sviluppatori cinesi di software AI, è entrato nel mercato saudita nel 2018. Oggi l’azienda ha già iniziato a fare affari in edifici intelligenti, parcheggi intelligenti e uffici intelligenti nel King Abdullah Financial District della capitale saudita. Un altro esempio? Nello spazio dei servizi cloud, Tencent Cloud è uno dei principali attori tecnologici cinesi trasferitosi nel mercato saudita, stabilendo a febbraio una partnership con Mobily, il secondo fornitore di servizi di telecomunicazioni del Paese. In generale, l’Arabia ha il più grande mercato di consumo del Medio Oriente e può vantare infrastrutture in continuo miglioramento. La Cina ha dunque scelto di usare il trampolino Riad per tuffarsi a capofitto nel Medio Oriente.

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Cina e Arabia Saudita possono colpire il dollaro?

Cosa si nasconde dietro la visita di Xi in Arabia

L’importanza strategica di Riad

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Indice del DOSSIER

1. La guerra in Yemen, il terrorismo: gli ultimi focolai di crisi in Medio Oriente

2. Da Saddam all’ascesa della Cina: com’è cambiata la politica Usa in Medio Oriente

3. Il nuovo Medio Oriente e il futuro degli Accordi di Abramo

4. Il disgelo siriano: così si è riaperto il dialogo con Damasco

5. La mossa a sorpresa di Xi: perché la Cina punta sul Medio Oriente