"Don Tonino" Bello: santo subito?

Tonino BelloDal sito conciliovaticanosecondo.it 7 gennaio 2013

Alcune osservazioni critiche sugli scritti di Mons. Antonio (“Don Tonino”) Bello (1935-1993)

di P. Paolo M. Siano

Sul numero 2/2012 della nostra rivista apologetica “Fides Catholica” è stato pubblicato un mio studio (68 pagine) sul pensiero e sugli scritti del servo di Dio Mons. Antonio Bello (detto popolarmente “Don Tonino Bello”), di cui è stata avviata la Causa di Beatificazione pochi anni fa.

Presento ora una sintesi del mio studio molto critico nel quale, dopo aver passato in rassegna circa 18 libri (ovvero raccolte di scritti) del Presule pugliese, esprimo la mia personale perplessità e contrarietà alla sua eventuale beatificazione.Sono al corrente della simpatia e dei valori umani con cui da Don Tonino ha affascinato e affascina tuttora molti sacerdoti e laici cattolici italiani. Eppure non mi basta fermarmi alla fama “mediatica” e “popolare”; desidero andare “in profondità” per (far) valutare l’eventuale consistenza di tale presunta fama di “santità”.

In effetti la beatificazione di Don Tonino Bello è molto auspicata da vari ambienti di chiesa italiana, soprattutto da quelli “all’avanguardia” in materia di teologia, morale e liturgia e sensibilissimi verso problematiche socio-politico-economiche… Don Tonino Bello, un “santo” nuovo per una Chiesa “nuova” …

Nel mio studio mi permetto di dire, anche con toni “forti”, che purtroppo vari scritti, discorsi, omelie e atteggiamenti del Presule pugliese rivelano una mentalità troppo mondana, troppo concentrata sul politico, sull’“orizzontale”… una mentalità poco attenta e poco sensibile al Sacro e al Dogma…

Prima di addentrarmi negli scritti di Mons. Bello, affronto nel mio studio due “obiezioni” ermeneutiche che potrebbero rivolgermi i suoi “sostenitori”:

1) Don Tonino usa spesso un linguaggio metaforico, simbolico, profetico, “provocante”, ma solo per stimolare nuove mentalità, riflessione e azione ecclesiale…

2) Le “sbavature” linguistiche, o finanche gli errori (“dottrinali” o “di forma”), del Servo di Dio non pregiudicano la sua santità, né la sua incisività pastorale…

Mi permetto di rimandare il lettore al mio studio dove troverà le mie risposte a tali “obiezioni” le quali denotano – a mio parere – un nominalismo filosofico e un volontarismo soggettivista (di impronta luterana) di fondo, elementi tipici anche di quell’errore teologico e morale che va sotto il nome di “opzione fondamentale”…

È ovvio che Mons. Bello ha detto anche cose vere, giuste e cattoliche (es.: l’esistenza di Dio, di Gesù, la centralità dell’Eucaristia nella vita cristiana, la necessità della preghiera, il dover essere contemplativi-attivi, riscoprire il ruolo della Madonna nella nostra vita interiore, ecc…), tuttavia ciò non è sufficiente a “sanare” o a far “dimenticare” le tesi eterodosse e strambe da lui enunciate. Un Vescovo dev’essere maestro integro della Fede e della Morale, uomo di Dio amante del Culto e della preghiera. Solo a tali condizioni potrà essere autenticamente incisivo nel campo pastorale.

Ora, l’ “orizzonte” culturale, ermeneutico e spirituale in cui Don Tonino pensa, parla e agisce da Pastore (e in cui egli colloca le suddette verità della Fede e della spiritualità cristiana) è in realtà l’orizzonte di una svolta antropologica tale che “svuota” e “svaluta” dal di dentro tutto ciò che è spirituale e soprannaturale…

Passo ora ad illustrare alcuni elementi discutibili del “magistero” episcopale di Mons. Bello secondo quanto contenuto nei suoi discorsi (interviste, conferenze) e scritti (omelie, libri, lettere). Si tratta di elementi fondamentali e portanti della sua figura e della sua opera di Vescovo. Qui sarò molto sintetico e non elencherò tutti i punti trattati nel mio studio. Per i dovuti approfondimenti, il lettore e lo studioso critico potrà (o dovrà) leggere l’edizione integrale del mio testo su Fides Catholica N° 2/2012 (pp. 27-94).

1. Don Tonino e i suoi “maestri” (tra iper-conciliarismo e progressismo).

Tra i maestri (ovvero, i punti di riferimento culturale, teologico e pastorale) di Mons. Bello troviamo Mons. Helder Câmara, Karl Rahner, Mons. Luigi Bettazzi, p. Ernesto Balducci, il Card. Carlo M. Martini, David M. Turoldo (ed altri), dei quali Don Tonino condivide l’iper-conciliarismo e il progressismo teologico e pastorale…

2. Secolarismo linguistico e teologico

Secondo Don Tonino non bisogna «comunicare con l’uomo contemporaneo mediante linguaggi superati» (ossia troppo religiosi, “sacri”, “tradizionali”…), ma bisogna «entrare in contatto tecnico con l’ “ateismo linguistico” della sua cultura»

Mi permetto di dire che il caso Don Tonino Bello dimostra come cambiando linguaggio si finisca, prima o poi, con l’adottare anche la sensibilità e i contenuti di cui il nuovo linguaggio è portatore. Non esiste un linguaggio “neutrale” ovvero che prescinda del tutto dai suoi contenuti (invece i nominalisti/relativisti separano il linguaggio dalla realtà oggettiva)… Inoltre, non tutti i “linguaggi” sono idonei a veicolare le verità della Fede.

Pertanto, spiegare la dottrina della Fede secondo le categorie di un linguaggio secolare (o “ateo”) produce un impoverimento, uno svuotamento della dottrina… Il “sacro” viene profanato ed alterato… Mons. Bello è un esempio lampante di ciò. Rimando al mio studio.

3. Svolta antropologica radicale. L’Uomo e il Mondo

La seguente citazione è un esempio chiarissimo di svolta antropologica e antropocentrista di Mons. Bello il quale ha praticamente tradotto in termini popolari (e prassi pastorale) la teologia progressista di teologi come Karl Rahner: «Quando avrò tempo, quando andrò in pensione, mi piacerebbe rimodellare in termini umani tutte quelle preghiere che noi facciamo in chiesa: l’atto di fede, l’atto di dolore, di speranza, di carità… Mi Dio, credo fermamente… Mio Dio, mi pento con tutto il cuore… Mio Dio, ti amo… Mi piacerebbe formulare atti di fede nell’uomo che Dio ama; atti di amore nell’uomo. Atti di speranza nell’uomo. Perché Dio gioca tutto sull’uomo. Anche noi dovremmo…»

In un discorso ai professionisti di Molfetta, Mons. Bello separa il sacro e la santità… Egli si riconosce a malincuore uomo del Sacro, uomo che celebra riti… Ma egli ama la santità laica e raccomanda ai laici professionisti di promuovere tale santità… Egli identifica i valori del Vangelo ai valori umani: solidarietà, accettazione dell’altro, ecc… I valori soprannaturali sono ridotti e identificati ai valori naturali… Per il resto, vedasi il mio studio.

4. Liturgia e spiritualità “secolare”. Disistima verso il Sacro e i Dogmi

Mons. Bello non mostra molta simpatia per riti liturgici celebrati secondo le rubriche, anzi sembra soffrire di ciò una vera avversione/ossessione… In questo Don Tonino è “figlio” della sua epoca postconciliare nella quale, a partire dagli anni ’70-’80, hanno trionfato liturgisti moderni e antirubricali, sostenitori di danze e chitarre…

Così Mons. Bello prega il Signore per il suo popolo (1982): «Liberalo dalla noia del rito, dall’usura del cerimoniale, dalla stanchezza delle ripetizioni. Fa’ che le sue Messe siano una danza di giovinezza e concerti di campane, una speranza di liberazione e canti di chiese […]».

Noia del rito? Usura del cerimoniale? Stanchezza delle ripetizioni? Ma con chi se la prende Don Tonino? Nella sua parrocchia (1982) lui non celebrava la Messa “tridentina” !! Lo sappiamo bene… i liturgisti modernisti non vogliono rubriche… Essi hanno in uggia anche le rubriche del “nuovo” Messale… Vogliono creatività a tutto spiano.

Il 16 ottobre 1988, Mons. Bello interviene alle Giornate Salveminiane a Molfetta. Don Tonino elogia Gaetano Salvemini (1873-1957) in quanto – al dire di Don Tonino – era un anticlericale onesto, mai volgare… Salvemini disprezzava i dogmi della Fede e Don Tonino lo sa bene… Don Tonino si mostra affascinato dal «laicismo» antidogmatico di Salvemini il quale (proprio come Don Tonino) non vuole caste o chiese privilegiate… Don Tonino presenta Salvemini come un santo laico sicuramente in Paradiso!

5. All’ombra dello “spirito di Assisi” (27-8-1992) su: Religioni, Sacro, Uomo.

Nell’agosto 1992, presso la Cittadella (editrice) di Assisi si è svolto il 50° Corso di Studi Cristiani-interreligioso-internazionale sul tema “Chiese e religioni nella nuova Europa: mercanti del sacro o testimoni dello Spirito?”. In quell’incontro (a cui partecipò come relatrice anche l’onorevole comunista Nilde Jotti), Mons. Bello tenne una conferenza più o meno intitolata “La bisaccia del cercatore” (oggi rinvenibile anche su youtube) dove in circa 44 minuti, egli sintetizzò le linee portanti del suo “magistero” fin qui illustrato.

In quella conferenza, praticamente, Don Tonino auspica lo scavalcamento delle religioni… Già in altre occasioni egli ha fatto ben capire che i nostri dogmi sono pietrificazioni di Dio… Inoltre è davvero inquietante il riferimento di Don Tonino a «uno pneuma universale [ndr, pneuma= spirito] che sgorga dalle viscere della terra [ndr, gli Inferi?] e ci fa scavalcare le immagini delle teofanie storiche» [dunque anche le teofanie ebraica e cristiana]… Ma quel “pneuma” o spirito chi “diavolo” è? Uno spirito che viene dalle viscere della terra non è uno spirito del Cielo… Don Tonino, su questo punto, è inequivocabilmente gnostico e, oserei dire, massonico.

6. Mariologia «terra terra», sensualità, femminismo.

Nell’anima di Mons. Bello trovo scolpita una grande sensualità, frutto della sua ossessione verso l’uomo e verso il mondo. In un discorso, parlando della Chiesa, Mons. Bello si lascia scappare una… parolaccia: «Noi sappiamo – dice Mons. Bello – che la Chiesa è una “casta meretrix”, come dicevano i Padri, una “casta puttana” cioè, espressione in cui l’aggettivo va erodendo giorno dopo giorno il sostantivo»

Il “servo di Dio” non poteva limitarsi a tradurre il sostantivo “meretrix” con “meretrice” oppure “prostituta”? Perché ha usato invece quel termine triviale [put…]? Si dice che l’uomo parla secondo la pienezza del cuore…  E si vuol beatificare un tale personaggio?

In un discorso su «Myriam» sorella di Mosé, troviamo ancora un concentrato della sensualità e del filo-femminismo contestatore di Mons. Bello (che spiega ed elogia la ribellione e la protesta femminista di Myriam contro Dio…). Rimando al mio studio.

Nel 1993 le Edizioni Paoline pubblicano quello che forse è il best-seller mariano di Don Tonino Bello: Maria donna dei nostri giorni. Don Tonino desiderava usare quel libro per il mese di maggio e invece morì il 20 aprile di quell’anno. Quest’anno, 2013, cade il ventennale della morte del Presule pugliese.

Ma quale Maria, quale “Madonna”, emerge dalla mente, dal cuore e dagli scritti di Mons. Bello? È una “madonna” senza aureola (più vicina all’antica Eva piuttosto che a Dio e all’umanità bisognosa di grazie), una “madonna” sensuale, malinconica, vanitosa, che “amoreggia” col fidanzato Giuseppe (come una ragazza “qualunque”) con tanto di serenate notturne… Una “madonna” che ha momenti di crisi coniugale come qualunque altra donna…

Una “madonna” che non è la ragazzina (pudica) tutta casa e Chiesa come la presenta il “devozionalismo”, bensì la donna delle rivendicazioni sociali… Una “madonna” adolescente che ama mettere il suo corpo in mostra, sulla spiaggia (indossando bermuda estivi) e in palestra, come tutte le altre ragazze…

Insomma, la “Madonna” tanto esaltata da Mons. Bello è una “madonna” profanata e secolarizzata, costruita a tavolino sulla base di una mariologia “debole” che riecheggia il minimalismo protestante e giansenista e che traduce in termini “popolari” la mariologia antropotipica postconciliare… Una “mariologia” in buona sintonia col protestantesimo, col modernismo e con lo spirito del mondo…

Mi chiedo: quale esempio di verginità, castità e pudore possono trovare oggi le ragazzine (delle nostre parrocchie) in una “madonna” come quella descritta da Don Tonino Bello? Direi: praticamente, nessuno. Una tale “mariologia”, una tale “madonna” imprigiona i giovani nella sensualità… La “madonna” dontoninobellista (mi si conceda il neologismo) coincide praticamente con l’antica Eva.

Conclusioni

Nell’ottica di Mons. Bello, tutti Misteri della Fede (Dio Uno e Trino, Cristo, l’Eucaristia, la Vergine SS.ma, la Chiesa…) divengono un pretesto per parlare dell’Uomo e del Mondo, per osannare e glorificare l’Uomo… Il soprannaturale è affossato “gnosticamente” nel naturale… Il “magistero” episcopale di Mons. Bello non aiuta l’uomo ad elevarsi al Cielo, ma imprigiona il Cielo e l’Uomo nell’angoscia esistenziale della Terra, senza scampo… La speranza soprannaturale è labile, è offuscata…

Insomma non vedo affatto in Mons. Bello un’autentica Fede e Spiritualità Cattolica, non trovo in lui un’autentica ansia di Cielo, come quella dei Santi, ma solo un continuo rivendicazionismo sociale e un gusto “pazzo” per il mondo e per l’uomo, ossia valori e atteggiamenti umani con i quali, di fatto, il Presule salentino mescola, identifica, riduce il Vangelo e la Fede Cattolica…

Non trovo in lui sicurezza e chiarezza dottrinale. In lui non c’è nessuna lotta in favore della difesa dei dogmi della Fede, ma solo lotta per il sociale, allergia per la Chiesa “pre-conciliare” (con i suoi dogmi, la sua liturgia, le sue sicurezze dottrinali….), smania futurista e progressista per il “nuovo”…

A mio parere, beatificare o canonizzare Mons. Antonio Bello equivale, praticamente, in certo qual modo, a “canonizzare” un modello assai discutibile, labile ed eterodosso di Pastore e di pastorale, con grave danno soprattutto per i giovani, i seminaristi e i sacerdoti.

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Il saggio integrale pubblicato su Fides Catholica 2/2012