Le ombre di Mandela e del “nuovo Sudafrica”

libro_MandelaIl Corriere del Sud 19 maggio 2014

di Cristiano Ottaviani

 

Chi è stato Nelson Mandela e cosa è oggi il Sud Africa? A queste domande, strappando i veli imposti dal politicamente corretto, cerca di rispondere il libro “Mandela, l’apartheid e il nuovo Sudafrica. Ombre e luci su una storia tutta da scrivere”, appena pubblicato dalla D’Ettoris Editori (Crotone 2014, pp. 140, con una Prefazione di Rino Cammilleri), che sarà presentato lunedì 9 giugno, alle ore 18.30, nella sede dell’Associazione “Luci sull’est” (Via Savoia 80 – Roma).

 

Alla conferenza interverranno il direttore della rivista “Tradizione Famiglia e Proprietà” Julio Loredo e Giuseppe Brienza, co-autore, con Omar Ebrahime e Roberto Cavallo, del libro sopra citato, che è il primo uscito nella collana nuova di zecca diretta da Rino Cammilleri per la piccola ma valente casa editrice cattolica, intitolata “I miti del Novecento: luci e ombre”.

L’eco mediatico, suscitato dalla scomparsa di Mandela avvenuta lo scorso cinque dicembre, è stato in effetti eclatante. Ovunque il leader dell’emancipazione dei neri e creatore del moderno Sud Africa è stato salutato come grande figura storica e morale. In questi tempi, poveri di eroismo e in cui la crisi dei valori sta raggiungendo le sue estreme conseguenze, Mandela più di ogni altro politico si è prestato ad essere enfatizzato come personaggio senza macchia e peccato, uomo di stato saggio e lungimirante.

Se compito di chi fa comunicazione può essere usare l’emotività creando miti, dovere di chi fa cultura è quello di essere lucidi e dare vere informazioni. Questo è lo scopo che i tre bravi e seri intellettuali cattolici Giuseppe Brienza, Roberto Cavallo e Omar Ebrahime si sono prefissi scrivendo questo libro, di agevole lettura ma rigorosa documentazione, che sottolinea fra l’altro l’ambiguo rapporto tra Mandela, partito comunista e terrorismo.

L’intento non è ridurre, in maniera storicamente scorretta, l’azione del leader africano a quella di fiancheggiatore della lotta armata, ma di mostrare la sua natura più da politico scaltro, realista e spregiudicato, che da guru di integerrima idealità. Ufficialmente metodista Mandela in realtà è stato accondiscendente verso un certo laicismo suggerito dalle agenzie Onu ed eccessivamente tollerante nei confronti del gioco informale dei clan; il nuovo Sud Africa nella sua complessità riflette queste sue contraddizioni.

Il movimento di Mandela, l’African National Congress, con oltre il 60% dei consensi è un partito stato, pieno di notabili corrotti e legatiall’etnia xhosa spesso prepotente nei confronti degli altri gruppi razziali.

Cestinare tutto quello che ha fatto l’uomo bianco poi non sempre è positivo. Il caso estremo di questa politica si è avuto quando il presidente Mbeki erede “tollerato” da Mandela che si è rifiutato, alla fine degli anni novanta, di autorizzare l’uso di farmaci retrovirali nella lotta contro l’Aids, accusando le case farmaceutiche occidentali di essersi inventate il virus Hiv. La sua scelta a favore di decotti tradizionali e dell’uso massiccio di preservativi, in controtendenza con tutto il mondo avanzato, a cui per molti aspetti il Sud Africa appartiene, ha registrato un aumento della popolazione colpita da Aids salita alla soglia tragica del 20%.

Oro, uranio e platino di cui il Sud Africa è ricco non evitano gravi e crescenti problemi sociali. La disoccupazione è doppia rispetto a quella italiana, le differenze di reddito e di capitale umano tra cittadini sono altissime, mentre incombe il terrore delle bande armate, composte spesso dai giovani arrabbiati dei villaggi, che colpiscono quelle che erano un tempo ricche e sicure città. I diritti dei lavoratori, nonostante le simpatie dell’ANC per il partito comunista, sono esigui. Le proteste non di rado, come al tempo dell’apartheid, vengono soffocate nel sangue.

Per trovare soluzioni si oscilla tra la simpatia per il sistema socialisteggiante del dittatore Mugabe del vicino Zimbabwe e l’accondiscendenza verso le direttive monetariste e liberiste degli organismi internazionali.Se i clan che detengono il potere guardano con crescente interesse a modelli di stato autoritario e antioccidentali, le agenzie Onu spingono per una società dominata dal primato dell’egoismo economico e su un edonismo sociale contrario alla famiglia naturale. Il Sud Africa è l’unico stato africano ad avere riconosciuto le nozze gay e il diritto di adozione delle coppie omosessuali,oltre ad avere una legislazione abortista molto permissiva.

A queste prospettive drammatiche si contrappone, non senza gravi difficoltà, la Chiesa Cattolica locale. Brienza, Cavallo e Ebrahime sono attenti nel sottolineare come il cattolicesimo, universale per definizione, non debba essere confuso con il protestantesimo che, sia pure indirettamente con l’idea della predestinazione, ha scandito la dominazione anglo boera del Sud Africa dell’apartheid. Il peso morale della Chiesa Cattolica in Africa può essere immenso e rivoluzionario, quanto più capace di rimarcare con forza la sua originalità incentrata su un messaggio di amore rivolto a tutti gli uomini e sulla lotta al relativismo.

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