Intervista al biografo di Giovanni Paolo II

George Weigel

George Weigel

ZENIT.org.- venerdì, 12 gennaio 2007

Contro un laicismo che inaridisce l’anima europea, il Vecchio Continente deve riscoprire “la sua fede nella ragione e la sua fede nel Dio della Bibbia”, sostiene George Weigel.

Di recente, il professore statunitense, membro anziano dell’Ethics and Public Policy Center con sede a Washington, D.C. , ha svolto la relazione principale ad una conferenza dal titolo “Centesimus annus e Deus caritas est: Carità cristiana nel libero mercato”, tenutasi il 12 dicembre 2006 presso l’Università Gregoriana di Roma e organizzata dall’Istituto Acton.

L’incontro era inserito in una serie di conferenze promosse da questo Think-Tank italo-americano per celebrare il XV anniversario della Enciclica sociale Centesimus annus.In una intervista concessa a ZENIT a margine della conferenza, George Weigel ha parlato dell’invito contenuto nella Deus caritas est affinché gli Stati europei applichino maggiormente il principio di sussidiarietà nelle politiche assistenziali, così come della necessità che l’Europa tuteli le radici della sua civiltà di fronte alle sfide lanciate dal laicismo e dalle crescenti comunità islamiche.

Qual è la lezione che, a suo avviso, l’Europa occidentale può trarre dall’Enciclica Deus caritas est?

Weigel: Deus caritas est rappresenta il tentativo di Benedetto XVI di introdurre, o talvolta di reintrodurre, il mondo ad “un Dio dal volto umano”, che è il volto dell’amore crocifisso. Oltre a questo messaggio evangelico fondamentale, Deus caritas est invita l’Europa a valutare se la politica di deferire al settore pubblico tutta la responsabilità dell’assistenza ai bisognosi, non abbia come risultato un sostanziale deficit di umanità.

L’esercizio da parte dello Stato, con i soldi dei contribuenti, di un’assistenza sociale dal grembo alla tomba, di tutti i servizi sanitari e pensionistici, non produce un soffocamento dello slancio umano e cristiano di solidarietà nei confronti del prossimo più bisognoso? Questa è una delle questioni che il Papa ha posto sul tavolo.

Come è stata accolta l’Enciclica Deus caritas est negli Stati Uniti?

Weigel: È stata accolta bene, ritengo, perché molte persone, che prima condividevano un’immagine caricaturale di Joseph Ratzinger, proposta dai media, hanno scoperto un uomo dotato di grande dolcezza e zelo evangelici. La seconda metà dell’Enciclica, come ho spiegato all’Università Gregoriana, costituisce una sfida nei confronti di talune correnti di pensiero dominanti dell’industria filantropica americana. Chi fosse interessato può leggere un mio studio riportato sul sito www.eppc.org.

Quali sono secondo lei le possibili prospettive future dell’Europa?

Weigel: L’Europa sta morendo di noia spirituale, come ho cercato di sostenere nel mio libro “La Cattedrale e il Cubo”. Se l’Europa non riscopre la sua fede nella ragione e la sua fede nel Dio della Bibbia, temo che il suo tasso di natalità continuerà a collocarsi a un livello inferiore a quello di sostituzione e gran parte del Continente diventerà un’estensione del mondo arabo islamico.

Quali sono le sfide per i governi europei e per l’Unione Europa, derivanti dalla crescita delle comunità islamiche in Europa?

Weigel: La questione che esse pongono è la seguente: come può un’Europa culturalmente intrisa di postmodernismo e di multiculturalismo difendere la sua originaria civiltà imperniata sulla libertà religiosa, sugli altri diritti umani fondamentali, sullo Stato di diritto e la sulla democrazia?

Con Benedetto XVI, l’approccio della Chiesa all’Islam sta cambiando?

Weigel: Il Papa Giovanni Paolo II e il Papa Benedetto XVI hanno sostanzialmente la stessa concezione dei difetti teologici dell’Islam e dei pregi della pietà musulmana. Benedetto XVI ha evidenziato alcune delle implicazioni derivanti da talune concezioni islamiche incongrue sulla natura di Dio, alla luce del contesto mondiale contemporaneo, ed ha aiutato il mondo a capire che è possibile discutere di questi problemi attraverso il vocabolario della razionalità/irrazionalità.

In questo scorcio iniziale del XXI secolo, a suo avviso, quali sono i contributi che la Chiesa nell’Europa centrale ed orientale può dare alla rinascita del Cristianesimo in tutto il continente?

Weigel: Gran parte della Chiesa nell’Europa centro-orientale ha vissuto negli anni ’80 l’esperienza del potere liberatore del Vangelo. Questa esperienza dovrà essere valorizzata per poter contrastare efficacemente quel laicismo che inaridisce l’anima dell’alta cultura europea con l’idea che il Dio della Bibbia sia il nemico della libertà umana.