COMUNISMO: l’ intervento di Diliberto al Comitato centrale del PdCI

Diliberto

Oliviero Diliberto

Corrispondenza romana n.970/03

del 02 dicembre 2006

“Libero” di venerdi 24 novembre riporta per intero la relazione al Comitato Centrale del Pdci di Oliviero Diliberto, da cui emerge la sua strategia e quella del suo partito: «dobbiamo raccogliere tutti quelli che non vogliono il Partito Democratico». Riportiamo gli stralci più significativi che confermano l’impostazione “spregiudicatamente” comunista del partito:

La prosecuzione del Pci sotto altra forma

(…) La genesi del Pds ha in sé i germi di quello che sarà oggi, domani, il Partito Democratico con naturalmente delle varianti di cui dirò tra breve, che sono connesse all’incrocio e alla contaminazione inevitabile con la cultura cattolica. E tuttavia, nonostante queste premesse, il Pds e poi i Ds, hanno rappresentato per migliaia di elettori, di iscritti e di militanti la prosecuzione del Pci in altra forma. Non credo di dire delle eresie, a me è capitato tante volte di incontrare alle feste dell’Unità dei militanti che potrebbero essere militanti assolutamente nostri che davano per scontato che i Ds fossero la prosecuzione del Pci. Per una coazione all’obbedienza, alla disciplina, alla fiducia nei gruppi dirigenti a qualunque nefandezza essi compissero e, tuttavia non c’è dubbio che non per tutti, ma larghi pezzi di quell’elettorato e di quei militanti abbiano concepito via via le trasformazioni, come la prosecuzione di un cammino che era quello del Pci (…).

Il nemico da combattere

(…) Ma, al di là di questo, c’è un eclettismo culturale nella nascita del Partito Democratico; ma non c’è solo questo. C’è la subalternità della Sinistra ai moderati. Subalternità: cioè la sfida per l’egemonia l’hanno vinta loro! E, d’altro canto, su tutti i grandi temi è così! È ovvio, quando pensiamo alla laicità dello Stato. Il fatto che dentro a questo processo, contano i cosiddetti, teodem, i nuovi teocratici, democratici contro i teocon, ma insomma, non so quanto democratici. Ma, al di là della laicità dello Stato, su tutte le grandi questioni, pensate all’analisi della fase del mondo, alla politica estera: come farà il mio amico Massimo D’Alema, che sta facendo bene il ministro degli Esteri, e che è filo-palestinese, ad andare d’accordo con quanti nella Margherita sono filo-atlantici sino al midollo. O filo-israeliani. (…).

Battaglia congressuale

(…) Allora io credo che noi dobbiamo mantenere l’impianto, che è unità sempre e competizione sui contenuti. Pensate alle questioni della pace e della guerra, quanto ci siamo caratterizzati nei mesi passati, anche ancora una volta con qualche spregiudicatezza che ha pagato. E Nasrallah e le mani sporche di sangue e dieci, centomila Nassiriya, ne abbiamo subiti. Io personalmente ne ho subito di contumelie, quanto raramente nella mia vita, ma ha pagato. Unità e spregiudicatamente competizione. Però, in che senso, ormai, si può parlare di unità? Io credo che noi, la dico con uno slogan, dobbiamo lanciare la Confederazione di tutto ciò che sta a Sinistra del Partito Democratico, ai compagni di Rifondazione comunista, all’Arci, alla Fiom, e blablabla… a tutti quelli che insomma non aderiscono al Partito Democratico, di avviare un processo confederativo, che è urgente. (…) Noi davvero siamo gli ultimi, lo dico senza alcuna retorica, perché è la verità, siamo gli ultimi che rappresentano i comunisti in questo Paese. Non c’è n’è più, eh! E non mi venite a dire che ci sono comunisti dentro Rifondazione, sarebbero già usciti se fossero comunisti.

Allarme siam comunisti!

Comunisti significa una cosa precisa anche dopo l’‘89, anzi soprattutto dopo l’‘89. significa pensare che il capitalismo non è l’ultimo approdo dell’umanità, per cui prima c’è stata l’economia schiavistica, poi c’è stato il feudalesimo, poi c’è stata la Rivoluzione industriale, il capitalismo e il mondo è finito. Hanno vinto loro. E no! No! Noi siamo comunisti perché immaginiamo, siamo convinti, noi lavoreremo!, siamo convinti che ci sia, dopo il capitalismo, un’altra fase. Sarà storicismo? Può essere. Ma, il mondo va avanti, e noi vorremmo che la fase che viene dopo il capitalismo sia appunto una fase di sovvertimento dei rapporti di classe. Tutto questo è, come dire, la teoria. Ma guardate che siamo gli ultimi a fare questa teoria, a svolgere questa teoria e, per quanto mi riguarda, sono orgoglioso di continuare a svolgere questa teoria. Proprio per questo motivo, il fatto che fisicamente nei luoghi del potere ci siano i comunisti, cioè noi, serve a quell’idea, va molto al di là dei nostri destini.