Gli italiani e Darwin

creazione_AdamoIl Corriere del Sud, 15-30 marzo 2006

di Andrea Bartelloni

Chi l’avrebbe mai detto che la maggior parte degli italiani ritiene che ci sia la mano divina nell’origine dell’uomo? È quanto risulta dal rapporto “Gli italiani e Darwin” realizzato dall’Osservatorio Scienza e Società di Observa nel mese di dicembre 2005 su un campione di 1417 persone sparse su tutto il territorio nazionale.

Il mensile Quark di febbraio riporta nel dettaglio tutti i dati del rapporto dal quale risulta che il 51% degli intervistati  ritiene che sia presente la mano di Dio nell’evoluzione o nella creazione dell’uomo (27% solo creazione, 24% disegno divino che guida l’evoluzione), il 19% non sa e il 30 vede nell’evoluzione l’unica strada che ha portato alla comparsa dell’uomo sulla terra.

Il sondaggio ci avvicina a quanto è emerso da ricerche analoghe compiute negli Stati Uniti dove per il 45% l’uomo è stato creato cosi com’è, per il 37% si associa evoluzione e intervento divino e solo il 12% ritiene l’evoluzione artefice della comparsa dell’uomo. Il sondaggio di Observa prevedeva anche un’altra domanda riguardante cosa si dovrebbe insegnare nelle scuole a proposito dell’origine dell’uomo.

Anche qui le risposte lasciano abbastanza sorpresi: il 65% dichiara di ritenere utile sia l’insegnamento dell’evoluzione che della visione cristiana delle origini umane, il 12% ritiene che si debba insegnare solamente la teoria darwiniana, mentre l’11 ritiene che si debba bandire dagli insegnamenti il pensiero di Darwin in quanto il mistero sulle origini dell’uomo è troppo complesso per essere spiegato dalla scienza.

Tutto questo la dice lunga sulle capacità dei media di influenzare il pensiero degli italiani visto che questi sono tutti (salvo rare eccezioni) orientati verso una visione evoluzionista come pure i manuali scolastici di ogni ordine e grado. Lo stesso numero di Quark che riportava il sondaggio dedicava un ampio servizio all’attacco dei creazionisti alla teoria dell’evoluzione.

Questo sondaggio forse spiega anche perché, a parte alcune elité intellettuali, non ci siano state manifestazioni di piazza alla notizia dell’esclusione dell’evoluzionismo dai programmi scolastici e della successiva reimmissione solamente nell’ex terza media e in modo anche molto defilato (la voce che citava l’evoluzione biologica dell’uomo non si trova più nell’allegato ministeriale).