Caterina d’Alessandria

“cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi”

[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32]

Caterina_Alessandria

All’inizio del IV secolo avvenne un improvviso mutamento da parte della potenza romana nei confronti del cristianesimo. Diocleziano, ormai vecchio e di volontà inferma, diede il via alla più crudele delle persecuzioni.

In Egitto, definito “la Cina del mondo antico”, la persecuzione raggiunse la più efferata crudeltà: uomini, donne e fanciulli venivano condannati a supplizi che la fertile e macabra fantasia dei carnefici inventava per rendere più atroci le sofferenze dei condannati, al punto che molti pagani, impietositi, cercavano di aiutare i cristiani a sottrarsi a quella terribile fine.

Noi ora leggiamo con una certa curiosità e incredulità le Passiones cioè i resoconti delle ultime ore dei martiri, i processi e le condanne, le loro risposte ai giudici. Sono frutto quasi sempre di pie fantasie, racconti leggendari, tramandati a scopo di edificazione. Tale è anche quello riferito alla martire odierna, la nobile Caterina di Alessandria, il cui martirio colpì maggiormente la fantasia popolare in quanto pareva trattarsi di una fanciulla di alto rango, intelligente, bella di volto quanto di anima.

Massimino Daia, subentrato allo zio Galerio nel governo delle province africane, si sarebbe invaghito di Caterina a tal punto da progettare di divorziare dalla moglie per sposarla. Al deciso rifiuto della giovane cristiana, l’aveva messa a confronto con ben cinquanta filosofi, – così la leggenda – perché la convincessero che Cristo, essendo morto in croce, non poteva essere Dio.

Ma Caterina, facendo eccellente uso dell’arte retorica e soprattutto delle sue buone cognizioni filosofiche e teologiche, finì per trarre dalla sua parte quel sapienti, che, illuminati dalla grazia, aderirono al cristianesimo: doppiamente sconfitti agli occhi dei pagani, essi guadagnarono la corona dei martiri, perché Massimino li fece trucidare.

Quanto a Caterina, non essendo riuscito a piegarla al suoi desideri, Massimino cercò di farla stritolare dalle ruote con cerchioni irti di punte di ferro, che si piegarono come molli vimini a contatto con le tenere carni della fanciulla. Da questo episodio, quanti hanno a che fare con ruote l’hanno eletta loro patrona.

Condotta fuori dalla città, Caterina venne decapitata, ma dal collo reciso, come dallo stelo di certe erbe, anziché sangue sgorgò uno zampillo di latte, meritando per questo un secondo patrocinio, questa volta da parte delle nutrici, che la invocavano per aver latte sufficiente ad acquietare l’appetito dei loro pargoli. I prodigi non finirono qui: dal cielo scesero gli Angeli che trasportarono il corpo della martire sul monte Sinai, dove sarebbe poi sorto un convento a lei dedicato.

25 novembre  (da http://www.lalode.com/)