Cellule Staminali – Loro produzione Riflessioni scientifiche ed etiche

laboratorioDal sito: http://www.culturacattolica.it/

di Vitaliano Mattioli

L’interesse della scienza per migliorare la vita umana, ridare il sorriso e la speranza di vivere è sempre encomiabile. Già dall’antichità il medico viene paragonato al sacerdote: quest’ultimo analizza i misteri del divino, il medico dell’ umano. Del resto lo stesso Dio quando ha detto all’uomo di “assoggettare la terra”, lo ha invogliato a superare una certa pigrizia e rassegnazione e ad impegnarsi per scoprire le realtà segrete della natura, in particolare della stessa struttura biologica della vita, in funzione dell’uomo. Per cui l’opera del ricercatore, la c.d. scienza pura, è encomiabile e da promuoversi.

Nel corso dei secoli molti di questi segreti sono stati svelati. Con la dedizione di tanti scienziati che hanno impiegato la loro esistenza nello studio, molte malattie sono state debellate ed è migliorata la stessa qualità della vita. Recentemente un nuovo genere di ricerca ha captato l’attenzione dei ricercatori e della pubblica opinione: la produzione di cellule staminali per uso scientifico e terapeutico.

L’Italia si è inserita con una proposta originale contenuta nel ‘Rapporto Dulbecco’. E’ comprensibile come trattandosi di ricerche che coinvolgono aspetti estremamente delicati, sia stata chiamata in questione la stessa etica.

RIFLESSIONI SCIENTIFICHE

Quando si parla di ‘cellula staminale’ ci si riferisce ad una cellula che ha due caratteristiche: 1) la capacità di auto-rinnovamento illimitato, cioè di riprodursi a lungo senza differenziarsi; 2) la capacità di dare origine a cellule progenitrici, con capacità proliferativa limitata, dalla quale discendono popolazioni di cellule altamente differenziate. Se si potesse arrivare a questo, si tratterebbe di una scoperta sconvolgente e rivoluzionaria, di portata storica pari ad altre grandissime scoperte, come gli antibiotici. A questo punto sorge il primo problema, scientifico: da dove ricavare questo tipo di cellule?

1) In seguito alla fecondazione in vitro, molti embrioni non vengono inseriti in utero ma vengono congelati, destinati ala ricerca od alla eliminazione. Da qui molti studiosi hanno pensato: perché non valorizzare questa quantità di embrioni inutilizzati per la ricerca e preparazione della cellule staminali? (le cellule così ricavate sono siglate: ES, o Esc: Embryo Stem cells).

I risultati ottenuti finora da tale procedimento hanno portato risultati sorprendenti. La inoculazione delle Esc umane in animali da esperimento hanno dimostrato che esse sono capaci di dare origine a cellule differenziate. Per conseguenza: sono sorte grandi speranze che le applicazioni che ne sarebbero seguite avrebbero aperto nuove e più sicure vie per la terapia di gravi malattie, che da tempo si stava cercando. Inoltre, negli USA in particolare, si sta cercando di premere per usare i fondi federali per la ricerca su embrioni umani. Questo non significa che tutto sia risolto. Rimangono grandi difficoltà, incertezze e rischi nell’applicazione; uno dei tanti: l’incompatibilità immunologica.

Per questo furono proposte tre vie di ‘clonazione terapeutica’, capaci a preparare Esc umane pluripotenti con una ben definita informazione genetica,a cui far seguire poi la differenziazione desiderata. Oggi la ricerca scientifica sta puntando maggiormente sulla prima delle tre: trasferimento di un nucleo di una cellula di un dato soggetto in un oocita umano enucleato,seguito da uno sviluppo embrionale fino allo stadio di blastociste (4 o 5 giorni dalla fecondazione) e dalla utilizzazione delle cellule della massa interna della stessa per ottenere le Esc e, da queste, le cellule differenziate desiderate.

2) Una seconda modalità pone l’attenzione sulle cellule staminali dell’adulto (Asc – Adult Stem Cells). Si è notato che in molti tessuti adulti sono presenti cellule staminali, ma capaci di dare origine solo a cellule proprie di un dato tessuto. Quel ‘ma’ è stato recentemente superato con la scoperta in vari tessuti umani anche di cellule staminali pluripotenti, capaci cioè di dare origine a più tipi di cellule in maggioranza ematiche, muscolari e nervose.

La soddisfazione, pur prudente, è indice delle grande promesse che le Asc riservano per una terapia efficace di tante patologie. Riporto l’opinione di D.L. Clarke e J. Frisén: “Questi studi suggeriscono che le cellule staminali nei differenti tessuti adulti possono essere molto più simili di quanto finora pensato alle cellule embrionali umane, fino ad averne in alcuni casi un repertorio molto simile… e dimostrano che cellule nervose adulte hanno un’ampia capacità di sviluppo, e sono potenzialmente atte ad essere usate per produrre una varietà di tipi cellulari per trapianto in malattie diverse”. Gli studi su queste Asc lasciano intravedere buoni successi e aprono serie speranze per un futuro più o meno prossimo.

Al momento attuale non è ancora possibile confrontare i risultati ottenuti utilizzando le Esc e le Asc. In questo contesto si è inserita la c.d. ‘via italiana’, la nuova tecnica proposta dalla Commissione formata da venticinque scienziati presieduta dal Nobel Renato Dulbecco. Si tratta del “trasferimento nucleare di cellule staminali autologhe”, cioè con lo stesso patrimonio genetico del paziente da curare, (in codice Tnsa). In altre parole: la creazione di ovociti (le cellule uovo) con il nucleo delle cellule adulte del paziente in grado di generare cellule staminali, facilmente impiantabili nel paziente (perché compatibili) e senza la necessità di ricorrere agli embrioni.Per la sperimentazione la Commissione ha suggerito anche (18 si contro 7 no) la possibilità di usare embrioni congelati. Questa via italiana è allettante. Tuttavia non è sufficientemente corroborata dal sapere scientifico mancando la sperimentazione animale. Inoltre si nutrono forti dubbi sul modo con cui si arriva al risultato annunciato.

RIFLESSIONI ETICHE

Preambolo: La ‘guida’ dell’etica non intende togliere nulla all’indipendenza della conoscenza scientifica. Piuttosto essa assiste la scienza nell’adempimento della sua più profonda vocazione che è a servizio della persona umana. Infatti purtroppo la verità conosciuta attraverso la scienza può essere usata dalla libertà umana per scopi che sono opposti al bene dell’uomo. Non è una questione di schieramenti ideologici. Non si tratta cioè di riduttività del problema alla contrapposizione ideologica: fede-scienza, cattolici-laici. Il problema interroga prima di tutto la ragione stessa. Questo è il risultato di un documento redatto da sedici Studiosi dell’Università Cattolica del S. Cuore (ottobre 2000). Prima premessa. L’embrione, frutto di due cellule umane, fin dal primo momento del concepimento appartiene alla specie umana, è un essere umano ‘con potenzialità’ e non ‘in potenza’, un soggetto umano con ben definita identità che ha diritto alla sua propria vita.

Seconda premessa. L’essere umano ha un valore in sé e non può mai essere usato come mezzo. Pertanto nessun fine ritenuto buono, quale l’utilizzazione delle Es in vista di procedimenti terapeutici, può giustificare tale intervento. Un fine buono non rende buona un’azione in se stessa cattiva.

In seguito a queste due premesse emergono alcune riflessioni.

1) Non è mai moralmente lecito produrre ed utilizzare embrioni umani viventi per la preparazione di Es.

2) Non è mai moralmente lecito eseguire la c.d. ‘clonazione terapeutica’ attraverso la produzione di embrioni umani e la loro susseguente distruzione per ottenere cellule staminali.

3) Non si possono neanche usare gli embrioni congelati per questo scopo avallando il pretesto che intanto sono ugualmente destinati ad essere soppressi. Vale sempre il principio che anche un essere umano destinato alla morte non può essere ucciso in precedenza ed utilizzato per il bene altrui.

4) Invece risulta moralmente lecito il prelievo di cellule staminali da un feto già morto, alla condizione che non vi sia complicità con gli interventi abortivi.

5) E’ moralmente lecito l’utilizzo di Asc per raggiungere le stesse finalità che si intende raggiungere con le Es embrionali, evitando quindi il ricorso agli embrioni. Si deve tuttavia verificare che non ci sia un rischio eccessivo per il volontario e che quest’ultimo abbia espresso in modo cosciente e libero il suo consenso. Questa si presenta come la via più ragionevole ed umana da percorrere per un corretto e valido progresso. Giovanni Paolo II ha commentato: “Su questa via dovrà avanzare la ricerca se vuole essere rispettosa della dignità di ogni essere umano, anche allo stadio embrionale” (Discorso al XVIII International Congress of the Transplantation Society, 29 agosto 2000).

Per concludere: appare evidente la serietà e gravità del problema etico aperto dalla volontà di estendere al campo umano la produzione e l’uso di embrioni umani anche se con finalità umanitarie