La caccia alle streghe

Libertà e Persona

2 Marzo 2023 

di Christian Peluffo

Dopo aver indicato gli innumerevoli doni porti alla donna dal Cristianesimo, non resta che dipanare le prevedibili obiezioni di chi, insensibile al responso della storia, non intende abbandonare i consolidati luoghi comuni, usato sicuro, al quale affidare parte delle proprie valutazioni socio-politiche sulla realtà odierna. Tralasciando la favola che vorrebbe, per la cristianità non solo medievale, la donna come un prodotto incompiuto dell’uomo, mi concentrerò sul pezzo da novanta esposto in bella vista nel concessionario delle vergogne della Chiesa: la caccia alle streghe.

È innanzitutto opportuno sottolineare che il mondo pagano era terrorizzato dalla presenza di forze occulte e spiriti malvagi, sempre pronti ad approfittarsi delle persone, già prive di quella dignità invece, poi conferitagli dal Cristianesimo, e soggette, anche per questo, ad un fatalismo pressoché onnipresente.

Oltre agli autentici e numerosi esorcismi praticati nei primissimi secoli da fedeli e sacerdoti, la nuova religione attuò un vero esorcismo culturale sulla mentalità dell’uomo pre-cristiano, persino abituato, ad esempio nell’Europa dei Germani, a considerare un fatto normale uccidere le così dette streghe e cibarsi delle loro carni (1). Papi, santi e concili s’impegnarono per contrastare vane credenze e superstizioni, nonché proibire nefaste pratiche, tanto che, ancora nel 1080, il santo papa Gregorio VII avvisò la Corona di Danimarca, regnante su un territorio di recente cristianizzazione, che non l’era permesso perseguitare le donne accusate di provocare maltempo, tempeste e alcune malattie, processandole in base a un uso barbarico (2), avvertendola del castigo divino per coloro che recano danni agli innocenti.

Del resto ancora oggi nel mondo, in vari territori non evangelizzati, permangono numerose pratiche occulte e credenze, non certo edificanti, mentre in Occidente, all’evidente declino della fede, corrisponde un altrettanto evidente aumento degli adepti di sette esoteriche e di persone che ricorrono ad arti divinatorie, confermando la valutazione dell’antropologa Cecilia Gatto Trocchi, secondo la quale, in una società secolarizzata, il richiamo della magia riaffiora continuamente (3).

Queste poche righe rappresentano una telegrafica sintesi, capace d’indicare quanto sia ridicolo il tentativo d’associare il Cristianesimo alla superstizione o a qualsivoglia attrazione verso pratiche occulte, magari sbandierando il binomio medioevo–caccia alle streghe, unione per la quale non è previsto alcun divorzio, essendo risaputo che le relazioni benedette dalla cultura laicista vivono per sempre … almeno finché autentica conoscenza storica non separi i coniugi.

In realtà, sebbene le procedure e le istituzioni, che consentirono la caccia, furono approntate nel medioevo, la quasi totalità del fenomeno si dipanò fra il 1450 e il 1750; dunque, negli ultimissimi anni di quell’era, nel periodo dell’evidente ascesa dello scetticismo religioso e dello spirito laico, dell’attrazione non solo conoscitiva per le culture pre-cristiane e, amaro caffè degli stereotipi storici, della così detta rivoluzione scientifica.

Infatti, seguendo le orme dei maghi post-medievali, ormai, gli storici non si meravigliano di trovarvi sovrapposte le profonde impronte d’eminenti scienziati e personalità care alla storiografia laicista, come quelle d’ Isaac Newton, esperto di arti divinatorie, o di Thomas Hobbes, Jean Bodin, Robert Boyle (ecc.), se non impegnati in attività occulte, comunque, credenti nel fenomeno della stregoneria e promotori della relativa repressione.

A proposito, ma le streghe esistevano veramente? Quali furono le dinamiche sociali, politiche e religiose che favorirono e mitigarono quell’ossessione? Quali i territori dove la caccia divenne realmente pervasiva? Quante furono le condannate? Mi correggo, “quanti furono i condannati?”, perché alquanto rilevante era la percentuale di uomini accusati di stregoneria, il qual fatto è quasi sempre censurato dai nostri manuali.

Riferendomi soprattutto ad autori come Rodney Stark e Marina Montesano (4), ci sarà tempo e spazio per approfondire una tematica ancora oggi oggetto di studio e datrice di sorprese.

Oltre a vietare ogni pratica occulta, la Chiesa alto-medievale stigmatizzava l’ossessione delle streghe, ma durante il XIV secolo il fenomeno della stregoneria, autentico o no che fosse, cominciò a richiedere una qualche attenzione da parte dei poteri civili e religiosi, sino a che, sul finire del Medioevo, papa Innocenzo VIII (1484-1492) promulgò la bolla Summis desiderantes affectibus (1484), considerata l’inizio ufficiale della repressione anti-magica, necessaria per arginare, prima di tutto e soprattutto, i fenomeni sempre più diffusi nelle terre germaniche.

Vittorio Messori è propenso a relazionare la stregoneria a fenomeni di ‘indiavolamento’ dovuti all’assunzione di particolari erbe: non è certo fortuito “se la Datura stramonium, erba che provoca delirio, è chiamata ancora dal popolo ‘pane del diavolo’. O se l’Atropa belladonna è indicata come ‘erba delle streghe’, contenendo atropina che causa potenti allucinazioni. Né è un caso se il moderno Lsd si estrae dal fungo che infesta la segale, facendola diventare ‘cornuta’: come il diavolo…tra le certezze raggiunte dagli storici, c’è che si verificarono davvero anche le ‘epidemie di indiavolamento’, le ‘stregonerie di massa’, determinate dal mangiare pane di segale infestata” (5).

Sebbene la riflessione dell’intellettuale sia alquanto preziosa, permane il dubbio che una parte minoritaria del fenomeno fosse autentica, tanto che Carl Ginzburg e Margaret Murray ritengono plausibile la presenza di pratiche esoteriche di ascendenza pagane, ben celate nelle campagne e manifestatesi al tempo della grande crisi cinquecentesca (6). Dubbio rinvigorito dall’ovvia constatazione che le proprietà delle erbe citate erano presenti anche prima del fenomeno in oggetto.

Comunque la si pensi è necessario, grazie al contributo di Rodney Stark, immedesimarci nella realtà avvertita dai nostri antenati; le malefatte di streghe e stregoni apparivano certe, essendo state dettagliatamente confessate da migliaia di loro, portati davanti alla giustizia in molti luoghi diversi. S’incontravano periodicamente per adorare il diavolo, mangiare carne umana, invocare ogni sorta di calamità sulle popolazioni, progettare rapimenti di bambini e assunzioni di nuovi adepti. Qualunque comunità convinta di tali insidie, conclude lo studioso, avrebbe reputato la loro estirpazione come l’unica cosa ragionevole e decorosa da compiere, e fu proprio quello che molte persone ragionevoli e decorose fecero…le conseguenze furono comunque tragiche (7).

Recidivi a parte, è opportuno sottolineare che i colpevoli di stregoneria, come del resto gli eretici, potevano evitare la condanna capitale se si pentivano di quanto commesso ed erano pronti ad accogliere la penitenza, spesso costituita da un pellegrinaggio. Inoltre in molteplici casistiche, se non nella maggioranza, la pena del rogo veniva applicata dopo che il condannato era stato soffocato dal boia. La caccia alle streghe veniva rinvigorita da moltissime signore, accusatrici di amiche, vicine e persino parenti del medesimo sesso, sospettate quando – deputate a prendersi cura di bambini, anziani e malati – applicavano rimedi e cure che si rivelavano inutili, o magari deleterie per gli assistiti.

Dinamiche piuttosto risapute, tuttavia incapaci di scalfire una certa vulgata che vuole i nostri antenati impegnati nella caccia perché succubi di un’oscurantista misoginia, vulgata che dovrebbe ancor più crollare sapendo che un terzo dei condannati erano uomini e quasi mai gli inquisitori accusavano direttamente le donne, le quali inoltre, una volta iniziato il processo, venivano più facilmente scagionate rispetto ai loro colleghi.

La reale consistenza delle esecuzioni irrita coloro che si sono spesi a sbandierare numeri palesemente esagerati, persino composti da sette cifre. In realtà gli storici che studiano seriamente quella dinamica, scrivono di circa 60.000 condanne per tutto il continente europeo, mentre la specialista Marina Montesano, sempre per il periodo 1450-1750, tende a considerare quel numero come l’estremo negativo di un range che vede, all’estremità opposta, la cifra di 40.000 (8).

Altro macigno storico sopra le diffamazioni laiciste, è rappresentato dal fatto che nei territori sottoposti alle inquisizioni cattoliche più conosciute, quella romana e quella spagnola, il numero delle condanne non solo diminuisce drasticamente, ma diventa statisticamente quasi irrilevante, tanto che si contano circa 300 esecuzioni in tre secoli per ognuna di loro (9). Numeri che necessitano un confronto con la realtà presente nei territori renani e svizzeri, nei quali vi furono circa la metà delle esecuzioni totali.

L’ossessione e la caccia non erano dunque uniformemente diffuse nel continente, essendo soprattutto animate dal popolo e contrastate dalle istituzioni, laiche e soprattutto cattoliche; lo vedremo prossimamente, il deprecabile fenomeno diminuiva infatti dove le autorità erano maggiormente attestate nella società e rispettate dalle persone.

Il religioso che aizza la folla contro eretici e streghe, o che la vuole compiacere proclamando sentenze di morte, ha sicuramente animato qualche deprecabile avvenimento, ma in generale è una caricatura disegnata al fine di costruire una storia sostanzialmente falsa; solita e affidabile compagna per denigrare la nostra identità culturale, così da costruirne un’altra, come stiamo vedendo, fatta di nulla e che cadrà nel nulla.

Note

1) Tale consuetudine era talmente diffusa che Carlo Magno, durante il sinodo di Paderborn (785), dovette ufficialmente proibirla. Cfr. Cfr. Michael Hesemann, Contro la Chiesa, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2009, 223

2) Cfr. ivi, 223-224

3) Cfr. Cecilia Gatto Trocchi, La magia, Newton Compton, Roma 1994, in Francesco Agnoli, Caccia alle streghe. Verità, leggende, falsificazioni, I Quaderni del Timone, Istituto di Apologetica, Milano 2014, 17

4) Per la scrittura di questi articoli mi avvalgo soprattutto dei seguenti testi: Rodney Stark, A gloria di Dio, Lindau, Torino 2011; Marina Montesano, Caccia alle streghe, Salerno Editrice, Roma 2012; Francesco Agnoli, Caccia alle streghe. Verità, leggende, falsificazioni, I Quaderni del Timone, Istituto di Apologetica, Milano 2014.

5) Cfr. V. Messori, Pensare la storia, Sugarco Edizioni, Milano 2006, 453.

6) Cfr. R. Cammilleri, La vera storia dell’Inquisizione, E Piemme, Casale Monferrato 2006, 74.

7) Cfr. R. Stark, A gloria di Dio, Lindau, Torino 2011, 269-270.

8) Cfr. M. Montesano, Caccia alle streghe, Salerno Editrice, Roma 2012, 102-103.

9) Cfr. ivi, 113.

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Si legga anche:

I cattolici e le streghe

La «purificazione della memoria» e la caccia alle streghe

La conta delle streghe