Sotto scorta per colpa dei convertiti italiani

L’Opinione 14 giugno 2005

INTERVISTA A MAGDI ALLAM

Magdi Allam

La presenza e il ruolo del fondamentalismo nell’islam politico italiano: […] in Italia[…]se continueremo a guardarli in questa distorta ottica di relativismo culturale mista alle pretese politically correct che ha portato alcuni nostri sedicenti intellettuali ad arrivare a “capire” se non a “giustificare” un po’ tutto: dai kamikaze che si fanno esplodere in Iraq e in Israele all’escissione genitale femminile. “Così[…] ci facciamo del male da soli e nuociamo anche ai musulmani veri, quelli che lo sono per nascita e non per conversione di convenienza o per professione”

di Dimitri Buffa

“Il mio caso è emblematico: io sono un islamico per bene, laico, che accetta le leggi dello stato italiano di cui è cittadino da anni e che oggi è costretto a vivere sotto scorta per colpa delle minacce non di Osama bin Laden ma delle quinte colonne dell’estremismo e del terrorismo islamico di casa nostra: cittadini italiani convertiti che hanno fatto del proprio essere musulmani una sorta di professione”.

Parlare con Magdi Allam, vivere per un’oretta la sua vita, pranzare con lui, in un ristorante (di cui si tace ovviamente il nome) circondato da cinque robusti carabinieri che lo seguono in ogni suo movimento da due anni, da quando i fratelli musulmani gliel’hanno giurata per via di quello che scriveva prima su “Repubblica” e poi sul “Corriere della sera”, può essere molto istruttivo per chi ancora non si è fatto un’idea precisa di quali pericoli può rappresentare l’estremismo islamico nel nostro paese.

Essere stato minacciato da questi signori che altrove nel mondo si chiamano Hamas, hanno un braccio armato e già nel 1981 uccisero il loro ex confratello Anwar el Sadat, presidente egiziano, ferendo gravemente anche il suo successore tuttora in carica, Horsni Mubarak, per la sola colpa di avere firmato la pace con Israele, non è cosa da prendere sotto gamba.

Specie quando i basisti in Italia sono convertiti nostrani all’Islam, gente che ha abbracciato questa fede o per fare un matrimonio misto oppure per alimentare un proprio piccolo centro di potere facendosi chiamare Imam (ricordate quello di Carmagnola?) e affittando appartamenti che vengono elevate al grado di “moschee”. In Italia infatti l’estremismo islamico non è alimentato, si badi bene, solo da cittadini extra comunitari che hanno scambiato il nostro paese per un terreno di conquista religioso, quanto piuttosto dai loro complici italiani che hanno fatto un mestiere della propria nuova religione e che cercano e spesso ottengono visibilità mediatica e un po’ di potere da esercitare su altri loro confratelli decisamente sprovveduti.

I fratelli musulmani per chi non lo sapesse esistono anche qui da noi. Ce li hanno portati quelli dell’Ucoii, un’organizzazione islamista che raggruppa tutte le moschee e gli imam fai da te del Nord Italia. A parole dicono di cercare il dialogo e Pisanu una volta ha persino mandato loro un telegramma di apprezzamento durante un congresso. Nei fatti invece di cercare l’integrazione nelle leggi dello stato, come ci assicura Magdi Allam in questa intervista, agiscono secondo la tattica inventata dai discepoli di Hassan al Banna oltre 50 anni orsono: creare uno stato teocratico all’interno di quello laico e democratico che li ospita.

Ci sono riusciti in Egitto, dove peraltro la democrazia non esiste e non è mai esistita sinora, ci sono riusciti in Francia, Olanda e Inghilterra dove le comunità che fanno riferimento a loro vivono come in un mondo a parte dove spesso non entra pure la polizia. Ci riusciranno in Italia, assicura Allam, se continueremo a guardarli in questa distorta ottica di relativismo culturale mista alle pretese politically correct che ha portato alcuni nostri sedicenti intellettuali ad arrivare a “capire” se non a “giustificare” un po’ tutto: dai kamikaze che si fanno esplodere in Iraq e in Israele all’escissione genitale femminile.

“Così – dice Magdi Allam di cui è da poco nelle librerie l’imperdibile “Vincere la paura “ (Mondadori) – ci facciamo del male da soli e nuociamo anche ai musulmani veri, quelli che lo sono per nascita e non per conversione di convenienza o per professione”.

Allam, nel suo libro viene ricordato un Egitto laico, ai tempi in cui lei ci viveva ancora, anche se governato da un tiranno come Nasser, e vengono rimpianti i tempi in cui le persone andavano al cinema e i giovani vivevano più o meno come in Europa negli anni ’60 (sesso, droga e rock ‘n’ roll, ndr) mentre oggi non si vedono che donne velate. Come è potuto accadere tutto questo in soli 20 anni?

Va precisato che Nasser era un dittatore sanguinario e che la sua idea panaraba ha portato la nazione letteralmente alla rovina. Prima delle guerre in cui ci ha impantanato, a cominciare da quelle rovinose contro Israele nel 1967 e nel 1973, senza dimenticare il conflitto in Yemen contro l’Arabia Saudita, l’Egitto esportava metà della sua produzione agricola, oggi importa l’80% delle materie prime e dei beni di prima necessità dall’estero. Ricordo, e ne parlo anche nel libro, che dopo il tragico epilogo della guerra dei sei giorni nei negozi di alimentari si vedevano solo scaffali vuoti, tranne qualche marmellata che veniva dalla Bulgaria.

Nasser però fu un laico e finchè visse lui l’Egitto non cadde in mano agli integralisti. Tutto cambiò con Sadat, che era stato affiliato alla setta dei Fratelli mussulmani e che lasciò loro via libera per l’occupazione dell’educazione dei giovani nelle scuole e nell’università.. fu appunto in quel tempo che decisi di finire i miei studi in Italia perché in quel paese era chiaro che la libertà sarebbe stata la prima cosa a mancare per tutti e a me mancava da quando ero piccolo.”

Sadat lasciò fare i fratelli mussulmani e costoro lo uccisero. Poi anche Mubarak ha seguito questa politica suicida e i risultati sono quelli che descrive lei nel libro. Una specie di avvertimento di quello che avverrà in Europa se continueremo a far finta di niente?

Io sono sicuro di questo. Il relativismo culturale e morale che non ha impedito alla fratellanza mussulmana di occupare la vita sociale dell’Egitto e anche di altri paesi arabi è lo stesso che permette in Italia e in Europa il formarsi di veri e propri mini stati teocratici all’interno dei nostri stati di diritto. E questo non può essere più tollerato. Mubarak che si salvò per miracolo nello stesso attentato in cui morì Sadat (lui gli stava accanto nella qualità di vicepresidente in quella parata militare quando alcuni uomini dell’esercito spararono sul palco presidenziale, ndr) non si riprese mai da quello shock e continuò nell’errore del suo predecessore: lasciare mano libera ai religiosi che predicavano l’odio verso l’occidente e Israele e che puntavano e tuttora puntano a prendersi lo stato laico con un colpo di stato.”

E in Italia si potrà mai avere il riconoscimento dell’Islam come è avvenuto per le altre religioni?

Si, a patto che si tratti di un islam italiano, con imam che parlano la nostra lingua e accettano le leggi dello stato e non predicano la violenza né arruolano kamikaze in improvvisate moschee. Finchè non si chiuderanno tutte quelle moschee che fungono da covi eversivi riconoscere questi interlocutori è impensabile. Questa è gente pericolosa che non rappresenta nessuno che non è imam di nulla e che fa del proprio essere mussulmano una sorta di professione o di strumento di promozione sociale. Senza contare che in Italia solo il 5% dei musulmani frequenta la moschea, esattamente come tra i cristiani non sono molti quelli che vanno a messa tutte le domeniche.

Lei, anche in un libro precedente, ha sostenuto che il vero pericolo in Italia e in Europa sono questi convertiti che entrano a far parte a vario titolo nell’esercito di Bin Laden. Il problema esiste anche qui da noi?

Nel libro ricordo oltre ai 40 arruolati in Italia che si sono fatti saltare in aria in Iraq anche il semplice fatto della mia disavventura personale: io sono un musulmano perbene, italiano di cittadinanza ma nato in Egitto, e vivo sotto scorta per le minacce di estremisti islamici italiani, convertiti magari per motivi di matrimoni misti o per convenienza, che fanno da quinte colonne ad altri estremisti islamici dentro e fuori del nostro amato paese.

Le minacce alla mia persona che costringono lo stato di cui sono cittadino a pagarmi una scorta per 24 ore su 24 provengono da altri cittadini italiani che hanno trovato nel fanatismo religioso islamico quel terreno franco per le loro idee sovversive, che magari prima di scoprire l’islam erano incanalate nel terrorismo di destra o di sinistra.

Non combattere ciò e trovare normale che io debba vivere questa situazione paradossale fa parte di quel relativismo etico che sta facendo cadere l’Europa in mano degli stessi assassini che hanno ucciso Theo Van Gogh in Olanda. Da noi fatti gravissimi sono già accaduti ma la legge e l’ideologia di certi giudici nemmeno permettono di combattere chi arruola i kamikaze. Anzi qualcuno li osa chiamare con il nome di resistenti.