Ricchi grazie alla Chiesa cattolica

economia_MedioevoArticolo pubblicato su Tempi n.38 anno 5

Se l’economia basata sulla proprietà privata e la libertà di mercato ha preso piede, e con essa il benessere, il merito è della Chiesa cattolica.

Il benessere economico diffuso, lo sanno tutti, è una conquista recente nella storia dell’umanità. Per secoli il reddito medio pro capite ha stagnato, prima di esplodere in misura esponenziale negli ultimi decenni. Ma è possibile illustrare in cifre la grande (ancorché diseguale) cavalcata dell’umanità verso la ricchezza materiale e le ragioni del cambio di andatura verificatosi attorno al 1700, quando il trotto si è trasformato in galoppo?

Ci hanno provato, con risultati decisamente suggestivi, due accademici delle università americane: J. Bradford De Long dell’Università della California e William McNeill, storico dell’Università di Chicago. Il primo ha calcolato con strenua applicazione l’andamento del reddito medio pro capite planetario fra l’anno 1000 e oggi, il secondo ha individuato nell’espansione del commercio e dell’economia di mercato i due fattori decisivi del boom, giungendo a esprimere un giudizio originale e sorprendente: se l’economia basata sulla proprietà privata e la libertà di mercato ha preso piede, e con essa il benessere, il merito è della Chiesa cattolica.

Secondo i calcoli di De Long, nei sette secoli fra l’anno 1000 e l’anno 1700 il prodotto lordo mondiale è quasi triplicato (da 35 a 100 miliardi di dollari attuali), mentre il reddito pro capite è aumentato appena del 23 per cento, passando da 130 a 160 dollari pro capite. Negli ultimi tre secoli, invece, c’è stato un decollo: il prodotto totale è passato da 100 a 41.000 miliardi di dollari, e il reddito pro capite da 160 a 6.500 dollari (un incremento superiore al 4.000 per cento). Ma cosa c’entra la Chiesa cattolica con tutto questo? Secondo intere generazioni di studiosi protestanti, la sua azione avrebbe piuttosto sempre rappresentato un freno all’espansione capitalistica, frutto dell’etica calvinista e della rivoluzione industriale.

Non così per Mc Neill: “Perché gli imprenditori e i finanzieri divennero agenti di cambiamento così potenti in Europa? Le spiegazioni sembrano essere due: gli interessi della Chiesa cattolica e la divisione interna del continente… La Chiesa ha fornito due contributi fondamentali: in primo luogo, ha indebolito il potere dei potentati secolari rivendicando la sua sovranità su tutti loro; in secondo luogo, ha promosso la capacità della gente di disporre liberamente della proprietà”.

La Chiesa, cioè, ha impedito che lo Stato diventasse una potenza egemone, che inevitabilmente avrebbe soffocato l’imprenditoria e il commercio. La controprova storica è rappresentata dalla Cina, dove la casta intellettuale-burocratica, per timore di essere soppiantata, ha schiacciato la classe dei mercanti grazie all’illimitato potere imperiale. E la Cina, che poteva diventare la regione del mondo più ricca e potente, è stata surclassata dall’Europa.