Stanislao Medolago Albani (1851-1921)

I.D.I.S. – Istituto per la Dottrina e l’Informazione Sociale
Voci per un dizionario del pensiero forte
Stanislao_Medolago_Albani

di Marco Invernizzi

1. La formazione

Il conte Stanislao Medolago Albani nasce a Bergamo il 30 luglio 1851, discendente da una nobile famiglia bergamasca per parte del padre, conte Gerolamo (?-1855), e da Joseph de Maistre (1753-1821) in linea materna; e la madre Benedetta (?-1851) muore pochi giorni dopo averlo dato alla luce.

L’episodio merita di essere ricordato perché, evidentemente, destinato a segnare la vita del giovane Stanislao, che sarà educato dalla zia, Filomena de Maistre, sposata dal padre in seconde nozze il 10 maggio 1855; ella gli farà da madre ma ben presto dovrà sostituire anche il padre, deceduto per un’infezione colerica soltanto quattro mesi dopo il secondo matrimonio.

Comincia così, contrassegnata dal dolore, la vita di questo discendente di un’antica famiglia bergamasca – della quale si possono trovare tracce nell’Archivio Capitolare di Bergamo fin dal 1057 – onorata, nel corso della sua lunga storia, del titolo di patricia civitatis Bergomi.

Cresciuto nella città lombarda e nel piccolo paese che porta il suo nome, sotto le cure amorevoli della sua seconda mamma, Stanislao ha come primo maestro don Giovanni Torri, il canonico di Calusco, un paese a quattro chilometri da Medolago. Nella sua giovinezza subisce la benefica influenza del vescovo di Bergamo, mons. Pier Luigi Speranza (1801-1879), e anche del vescovo di Poitiers, in Francia, mons. Charles-Louis Gay (1815-1892) – per lunghi anni collaboratore in diocesi del celebre cardinal Louis Pie (1815-1880) -, che incontra durante i viaggi oltralpe, con mamma Filomena, nella casa dove risiedevano i nonni de Maistre.

Medolago Albani vive la giovinezza nel periodo in cui si svolge la Rivoluzione italiana, cioè quando il nuovo Stato unitario cerca di ostacolare in ogni modo l’influenza culturale della Chiesa italiana sulla società, costringendo i cattolici a organizzare la propria presenza nel corpo sociale attraverso organismi dai diversi nomi, ma identificati nel loro insieme con il termine “movimento cattolico”.

Così il giovane nobile bergamasco partecipa all’organizzazione del movimento cattolico nella sua città fin dall’età di diciassette anni, diventando presidente del Circolo San Luigi della Gioventù Cattolica Italiana, fondato il 9 novembre 1868, e segretario della Società per gli Interessi Cattolici, sempre in Bergamo.

Dunque, Medolago Albani comincia la sua vita pubblica quando in Italia ha inizio il dramma che segnerà la sua storia successiva, cioè la divisione fra italiani che si rifanno a visioni del mondo opposte e inconciliabili; in particolare, allora, la separazione vedeva contrapposti uno Stato dominato dalle poco numerose ma potenti consorterie liberali e il paese reale, ancora profondamente cattolico ma disorientato di fronte ai meccanismi sconosciuti di un grande Stato moderno.

E contro il liberalismo Medolago Albani deve combattere anche nella sua Bergamo – chiamata “la città garibaldina” perché aveva dato il maggior numero di partecipanti alla spedizione dei Mille – e, in modo particolare, contro quella forma di liberalismo rappresentata dal cattolicesimo liberale. “Pio IX – afferma il nobile bergamasco – ha detto di non temere la Comune; di temere, invece il Liberalismo camuffato da cattolico, che è, ad un tempo, ipocrisia, opportunismo, vilissima paura, che si risolve in una pratica negazione della Fede”.

E aggiunge: “Tra i nemici della Chiesa quelli che più hanno nuociuto non sono gli uomini franchi, sinceri anche nei loro odii, ma i dissimulati e furbi. Sono più ancora i moderati per natura, di cui i violenti si sono ordinariamente serviti di scudo. Quante volte questi pacificatori ad oltranza ci sono venuti innanzi col ramo di olivo, predicando la riconciliazione e l’intesa, ma a condizione che i cattolici ne pagassero tutte le spese… E ciò che rendeva questo modo di fare anche più pericoloso è di avere trovato nelle file dei cattolici tutto un partito sempre pronto ad accoglierli…”.

2. Alla guida del movimento cattolico bergamasco

Ma il tempo nel quale Medolago Albani impegna le proprie forze nel movimento cattolico è pure caratterizzato dall’ascesa del movimento socialista, che nel 1892 si costituisce in partito. Per questo il nobile bergamasco si dedica intensamente alla soluzione della questione sociale, consapevole che i guasti provocati dall’avvento del liberalismo, dalla soppressione del sistema corporativo e dagli effetti dell’industrializzazione – in modo particolare la proletarizzazione dei centri urbani – avrebbero sempre più favorito la crescita dei socialisti se il mondo cattolico non si fosse impegnato nel tentativo di affrontare anche queste urgenze.

La “chiamata” a occuparsi particolarmente della “questione sociale” da parte del movimento cattolico nazionale parte proprio da Bergamo, nel Circolo Operaio San Giuseppe, ideato e guidato da Medolago Albani e che, in dieci anni, arriverà a contare millecinquecento iscritti; e la linea direttiva sarà sempre quella indicata dai vertici della Chiesa che, pur favorendo ogni iniziativa intellettuale e operativa per affrontare e per cercare di risolvere la questione sociale, ricorderanno – come recita una circolare del Comitato permanente dell’Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici, di marzo del 1885 – che, “di fronte ai liberali ed ai socialisti, noi cattolici dobbiamo proclamare che per l’uomo libero, intelligente, cristiano, ogni bene materiale è subalterno, che non potremo mai conseguire una vera e stabile floridezza anche economica, se non subordiniamo le leggi economiche a quelle della giustizia e della carità”.

3. L’impegno nelle elezioni amministrative

Pur essendo particolarmente ligi nell’osservanza del divieto della Santa Sede di partecipare alle elezioni politiche, il non expedit – tanto che a Bergamo le astensioni raggiungeranno il 70% degli aventi diritto al voto, anche se non tutte saranno dettate da nobili motivi -, dal 1875 i cattolici bergamaschi partecipano alle elezioni amministrative attraverso la lenta e difficile organizzazione di un settore elettorale sotto la guida del Comitato diocesano.

Quest’ultimo deve superare la pigrizia organizzativa di molti parroci e l’indifferenza di numerosi fedeli prima di poter ottenere lusinghieri risultati elettorali, che peraltro cominciano a prodursi già a partire dalle elezioni del 1879 e da quelle parziali di giugno del 1880, che vedono l’elezione del conte Medolago Albani a consigliere comunale di Bergamo; ma saranno soprattutto le vittorie elettorali del 1887-1888, nelle tornate per il rinnovo dei consigli comunale e provinciale, a manifestare la forza numerica della presenza cattolica nella città lombarda.

4. Nell’Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici

Il 28 aprile 1882 Medolago Albani viene chiamato a far parte del Comitato Generale Permanente dell’Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici, assumendo così – oltre agli incarichi nella sua città natale, cui rimarrà sempre fedele – nuovi impegni a livello nazionale, fra i quali diverrà preminente la direzione della sezione di Economia Sociale Cristiana della stessa Opera dei Congressi, fondata nel 1884 e da lui presieduta: l’azione di questo nuovo organismo sarà caratterizzata dalla collaborazione del nobile bergamasco con Giuseppe Toniolo (1845-1918).

I due cercheranno di promuovere l’organizzazione del paese reale con un’intensa attività di elaborazione intellettuale e di ramificazione della presenza del movimento cattolico sul territorio. Nascono o si consolidano casse rurali, società di mutuo soccorso, una fitta rete di cooperative, unioni professionali, leghe operaie e contadine, attorno alle parrocchie e nei luoghi di lavoro, grazie alle quali il paese reale intende resistere alla duplice sfida dello Stato liberale e del movimento socialista.

Nel 1885, Toniolo e Medolago Albani danno anche vita all’Unione Cattolica Italiana per gli Studi Sociali e, sempre insieme, affrontano la grave crisi che investe il movimento cattolico italiano verso la fine del secolo XIX, in seguito alla diffusione del movimento democratico cristiano – guidato da don Romolo Murri (1870-1944) – all’interno dell’Opera dei Congressi.

Infatti, i due dirigenti cattolici, se non concederanno nulla dal punto di vista dottrinale alle richieste democratico-cristiane, non sposeranno neppure la posizione dell’allora presidente generale dell’Opera, conte Giovanni Battista Paganuzzi (1841-1923), con il quale entreranno anche in profondo contrasto per la gestione accentratrice del movimento cattolico da parte di quest’ultimo e anche per la sua sostanziale immobilità nel far fronte ai problemi sollevati dall’acuirsi della questione sociale nel paese e dalla conseguente avanzata socialista.

La sezione economico-sociale sarà anche l’unica a rimanere in vita dopo la soppressione dell’Opera dei Congressi, avvenuta nel 1904 da parte della Santa Sede, perché continuerà a godere della fiducia del Pontefice san Pio X (1903-1914), profondamente legato da comunanza d’intenti e da amicizia sia con Medolago Albani che con Toniolo.

Dopo la ristrutturazione del movimento cattolico italiano voluta dal Papa, il nobile bergamasco guida l’Unione Economico-Sociale durante il pontificato di Papa san Pio X, ma, dopo la morte del Pontefice e in seguito all’esplosione della prima guerra mondiale, esce progressivamente dalla scena nazionale, anche perché emarginato dai nuovi dirigenti cattolici, e dedica le residue forze al movimento cattolico della sua città, dove – fra l’altro – nasce, soprattutto per sua iniziativa, la Scuola Sociale, che riceve da Papa san Pio X lo speciale privilegio del conferimento della laurea dottorale e che dal successore, Papa Benedetto XV (1914-1922), viene elevata a Istituto Pontificio di Scienze Sociali.

Medolago Albani muore a Bergamo il 3 luglio 1921. Lascia la moglie, Maria Luisa Callori di Vignale, sposata il 18 giugno 1873, e tre figli, Benedetta, che sarà religiosa del Sacro Cuore, Gerolamo e Pio Leone, mentre un quarto, Federico, era morto prematuramente di tifo all’età di diciassette anni.

Per approfondire: in mancanza di biografie edite, vedi la monumentale biografia contenuta in un’opera inedita, scritta da don Paolo de Töth (1881-1965), che gli fu amico carissimo oltre che compagno di molte battaglie, dalla quale ho attinto ampiamente: divisa in tre parti, la prima è dedicata all’infanzia e alla giovinezza del conte Stanislao Medolago Albani, la seconda al movimento cattolico bergamasco del quale fu il punto di riferimento, la terza alla storia del movimento cattolico nazionale fino al 1902, quando alla presidenza dell’Opera dei Congressi viene eletto il conte Giovanni Grosoli Pironi (1859-1937); vedi pure il breve ricordo scritto poche settimane dopo la morte da

A. Martinelli, Il conte Stanislao Medolago Albani, Pro Familia, Milano 1921;

Camillo Brezzi, Medolago Albani Stanislao, in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, 1860-1980, vol. II, I protagonisti, Marietti, Casale Monferrato (Alessandria) 1982, pp. 366-370; e le pubblicazioni curate dal nipote, il conte Antonio Medolago Albani (1908-1982), Documenti inediti sulle elezioni del 1904: l’organizzazione elettorale dei cattolici italiani, in Civitas, n. 11-12, novembre-dicembre 1973, pp. 1-23;

Idem, Il movimento politico dei cattolici alla vigilia dello scioglimento dell’Opera dei Congressi, ibid., n. 12, dicembre 1974, pp. 1-14;

Idem, Lo sciopero di Ranica del 1909 nelle carte di Stanislao Medolago Albani, in Bollettino dell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia, anno XII, 1977, fasc. 2, pp. 209-259;

Idem, L’aspetto di una interessante polemica sul “sindacalismo cristiano” negli scritti lasciati dal conte Stanislao Medolago Albani, in Bergomum, n. 1-2, 1979, pp. 165-186;

e Idem, Un Bergamasco membro della missione pontificia a Londra, per l’incoronazione di Re Giorgio V d’Inghilterra, in Atti dell’Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti, vol. XL, Bergamo, anni 1976-1977 e 1977-1978.