La vera storia del Movimento omosessualista nella vita di uno dei suoi fondatori

movimento_gayTratto da www.viewsfromrome.org

di Fabio Bernabei

La morte, avvenuta l’11 maggio scorso a Los Angeles, di William “Dale” Jennings, uno degli iniziatori del movimento omosessualista, ci fornisce l’occasione di ripercorre le tappe di questo movimento rivoluzionario.

Nato ad Amarillo nel Texas nel 1917, Jennings si vantava, infatti, di essere “stato uno dei fondatori della prima organizzazione omosessuale nella storia degli Stati Uniti” (cfr. “Los Angeles Times”, 19 maggio 2000). Nel 1950, insieme ad altre quattro persone delle quali tre erano membri del “Communist Party”, tra cui Henry Hay altro “padre” del movimento, William Jennings fondò a Los Angeles la prima organizzazione per la promozione dell’omosessualità, la “Mattachine Society”, che divenne subito la più influente organizzazione omosessuale. Jennings ebbe anche dal 1952 il “primato” della diffusione, di “ONE Magazine”, la prima pubblicazione omosessualista nella storia degli U.S.A. da cui derivò una fondazione tuttora attiva.

Già dai primi anni ‘50, Hay, Jennings e compagni strutturarono la “Mattachine Society” come una setta segreta su “un modello di organizzazione che era simile a quella del Partito Comunista Americano e della Massoneria Europea” (cfr. Enrique Rueda, “The Homosexual Network”, Devin Adair Co., 1983, p.147) ed in pari tempo i suoi membri “presero elaborate misure per mantenere le loro identità segrete” (cfr. “New York Times”, 22 maggio 2000).

Nella scelta del nome dell’associazione, spiega l’Enciclopedia Britannica, Hay e Jennings si sono richiamati ad una conventicola medievale francese, la Société Mattachine, i cui aderenti si coprivano il volto in pubblico con delle maschere.

L’aggressione ai fondamenti della società tradizionale, in particolare all’istituzione naturale della famiglia, era tra gli obiettivi espliciti già dalla fase fondante del movimento: “Battiamoci per il matrimonio omofilo!” Con questa esortazione in copertina uscì il numero di giugno 1953 della rivista ONE – scrive Daniela Dama nel suo libro “Matrimonio omosessuale” (Erre Emme edizioni, Roma 1997, p. 107) ricordando che “la Mattachine Society (…) comprendeva tra i suoi fini un riconoscimento delle relazioni omofile che fosse simile al matrimonio”.

Gli stessi ambienti umani, politici e finanziari omosessualisti dettero inizio, sotto sigle diverse, ad una seconda fase, più politica e conflittuale, che coincise con la violenta rivolta di Stonewall nel ‘69, fondando il rivoluzionario “Gay Liberation Front” che soppiantò tutte le preesistenti associazioni, ramificandosi oltreoceano in tutta Europa e creando, da un giorno all’altro, per citarne solo alcuni, il “Gay Liberation Front” in Inghilterra, il “Mouvement homosexuel d’action révolutionnaire” in Belgio, ed in Italia, dove non c’era nessun precedente storico di organizzazione politica degli omosessuali, il “Fuori” (Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano).

“A differenza dei ‘movimenti omofili’ che li avevano preceduti, questi gruppi erano tutti di sinistra radicale e collocavano per definizione la questione omosessuale all’interno delle lotte che vedevano protagonisti in quegli anni gli studenti, i lavoratori, le donne, le minoranze etniche e razziali” (G.R.Barilli,”Il movimento gay in Italia”, Feltrinelli, Milano 1999, p. 48).

Se la strategia principale dei primi gruppi era tesa alla “integrazione dei gay e delle lesbiche nella società perbenista”, nella seconda fase gli stessi gruppi “tendevano piuttosto all’integrazione nel movimento rivoluzionario (G.R.Barilli, op.cit.) insinuandosi anche “nella coscienza dei giovani americani delle insurrezioni dei ghetti neri e della temporanea affermazione rivoluzionaria del movimento nero” (Huey Newton, “A letter from Huey”, in “The Gay Liberation Book”, Ramparts Press, San Francisco 1973, p. 142). Ciò fece dire, nel 1970, a Huey Newton, leader storico delle violente “Pantere Nere”, che l’omosessuale è “tra i più rivoluzionari dei rivoluzionari” (cfr. Mario Mieli, “Elementi di critica omosessuale”, Einaudi, Torino 1997, p.94).

Fin dall’inizio quindi “i movimenti gay radicali si appoggiarono alla rivolta femminista contro matrimonio e famiglia: nel solco dell’analisi di Engels che vedeva l’origine della famiglia legata a quella della proprietà privata, con l’istituzionalizzazione di un potere assoluto dell’uomo sulla donna e sulla progenie, le ideologhe del movimento Shulamit Firestone (La dialettica dei sessi, 1970) e Kate Millet (La politica del sesso, 1970) bollarono la famiglia come principale istituzione del patriarcato, e posero tra i fini del femminismo la sua abolizione. (…)

E così i ‘Documenti contro la normalità’ prodotti nell’aprile 1971 dai gay del Fhar, il Fronte di Azione Rivoluzionaria omosessuale in Francia, e diffusi in moltissimi altri paesi, (in Italia diffuso dalla Guaraldi di Rimini nel 1972, n.d.a.) assumono posizioni identiche: “Vogliamo distruggere la famiglia e questa società’” (cfr. Daniela Dama, op. cit., p. 109).

Il “Gay Liberation Front”, che si trasformò nel “National Gay Task Force” (NGTF), tuttora la più strutturata organizzazione nord americana, condusse un sondaggio tra i suoi aderenti, pubblicato sul proprio bollettino “It’s Time”, per meglio determinare le priorità delle istanze dei suoi membri più attivi.

L’elenco di queste priorità illumina circa le strategie in seguito adottate in tutto il mondo dal movimento omosessualista: “diritto per degli omosessuali militanti di diventare degli insegnanti scolastici; adozione di bambini da parte di omosessuali; approvazione di una legislazione favorevole all’omosessualità; utilizzo dei massmedia per la promozione di una immagine positiva degli omosessuali; eliminazione di ogni politica ‘anti-gay’ nelle autorità locali; utilizzazione del sistema giudiziario per il raggiungimento degli obiettivi del movimento omosessuale” (cfr. “Membership Survey Results”, in “It’s Time” febbraio-marzo 1980).

Le “settimane dell’orgoglio omosessuale” organizzate ogni anno in tutto il mondo, che si fondono in una manifestazione “clou” che assume quindi il carattere di manifestazione mondiale, e che quest’anno si terrà a Roma ai primi di luglio, sono un momento di questa strategia, tesa alla sovversione delle strutture sociali e di tutta la cultura occidentale secondo i dettami propri della ideologia omosessualista.