Amare l’Uomo è facile… amare il prossimo, no

Da Radioromalibera.org

24 Gennaio 2019

di Corrado Gnerre

Iniziamo con la citazione di un famoso scrittore cattolico inglese che è Chesterton, il quale così scrive: “Noi scegliamo i nostri amici e i nostri nemici, ma è Dio a scegliere il nostro vicino di casa, ed eccolo arrivare vestito di tutti gli incuranti orrori della natura, strano come le stelle, sprezzante e indifferente come la pioggia. Egli è l’uomo la più terribile delle bestie. Ecco perché le antiche religioni e l’antica lingua delle scritture davano prova di una saggezza tanto sottile, quando parlavano non del dovere dell’uomo verso l’umanità, ma del dovere dell’uomo verso il suo vicino”.

“Il dovere verso l’umanità può spesso assumere la forma di una scelta personale o addirittura piacevole. Quel dovere può essere un passatempo, può addirittura essere una dissipazione. Possiamo lavorare nell’East End perché siamo particolarmente adatti a lavorare nel East End o perché pensiamo di esserlo; possiamo lottare per la causa della Pace internazionale perché amiamo molto lottare. Il più atroce martirio, l’esperienza più ripugnante possono essere il risultato di una scelta o di una sorta di inclinazione, possiamo essere fatta in maniera tale da amare particolarmente i folli o avere uno speciale interesse per la lebbra”.

“Possiamo amare i negri perché sono neri o i socialisti tedeschi perché sono pedanti. Ma”, conclude Chesterton, “dobbiamo amare il nostro vicino perché è lì: una ragione molto più allarmante per un’operazione molto più seria. È il campione di umanità che ci è capitato in sorte. Egli è tutti proprio perché potrebbe essere chiunque. È un simbolo perché è un caso”.

NON AMARE L’UMANITÀ IN GENERALE, BENSÌ IL PROSSIMO IN PARTICOLARE

Chesterton dice una cosa molto vera su cui non ci soffermiamo abbastanza. È una cosa che non dice esplicitamente, ma che fa ugualmente capire in maniera chiara. Gesù Cristo non ci ha detto di amare l’umanità, bensì di amare il prossimo. L’umanità è un concetto e l’amore di Dio è rivolto alla persona concreta, è interpersonale e non tende alla concettualizzazione, all’astrazione.

Ora, servendomi di queste parole di Chesterton, voglio far capire un’altra cosa anche se è simile. L’uomo è chiamato da Dio ad amare veramente e non astrattamente. L’uomo non può amare l’ideale astratto, piuttosto deve amare la realtà concreta che gli è dinanzi e che coinvolge fattualmente la propria vita. Per l’uomo, e diciamolo francamente per tutti quanti noi, è più o meno facile amare il proprio simile in quanto essere umano generalmente e astrattamente inteso. Diventa molto più difficile amarlo quando questo uomo, generalmente inteso, si trasforma in vicino cioè in prossimo. È allora che cerchiamo di giustificare tra virgolette la nostra pigrizia in mille modi. Un po’ come succede per quei tizi, e sono tanti e diciamolo francamente siamo tanti, che si autoconvincono che la propria inazione si debba non a se stessi, ma sempre a causa dell’esistenza di qualcosa che non funziona.

UN MANIFESTO CONTRO LA MODERNITÀ IDEOLOGICA E UTOPICA

Soffermiamoci ora sulle parole della citazione, cioè della frase di Chesterton, quando a un certo punto lui dice così: “Il vicino è il campione dell’umanità che ci è capitato in sorte”. Sono parole che, non esagero, possiamo considerare un manifesto contro quello che è un tratto tipico della modernità, che è la dimensione ideologica e utopica. La modernità è nell’abbandono del realismo filosofico, un abbandono che la modernità decide di operare, perché esso, il realismo filosofico, è troppo vincolato all’accettazione del reale e pertanto costringe l’uomo nel suo limite, nella sua dipendenza, quindi nel suo essere creatura. La dimensione biologica e utopica sostituisce il reale vero con un reale immaginario, che si conforma ai propri desideri.

Da qui la sostituzione per esempio delle libertà concrete con l’astratta Libertà, con la L maiuscola, della realizzazione e della giustizia concreta con l’astratta Giustizia, con la G maiuscola, fino ad arrivare alla sostituzione dell’uomo concreto, vicino e con i suoi reali bisogni, con l’Uomo, con la U maiuscola. Con la modernità, i diritti dell’uomo sono diventati i protagonisti. Tutti ne parlano. In un certo qual modo sono vessillati su tutte le bandiere eppure, mai come negli ultimi secoli, sono stati così fortemente calpestati.

Il ventesimo secolo è stato il secolo che ha fatto più morti ammazzati, più di tutti i secoli precedenti. Per non parlare del fatto che più si parla di diritti dell’uomo e più le legislazioni li disconoscono, arrivando a legalizzare ciò che vi è di più ingiusto: l’uccisione di tanti bambini innocenti nel grembo delle proprie madri.

E ALLORA DOV’È LA SPIEGAZIONE?

La spiegazione è proprio in ciò che ci ha detto Chesterton. Rileggiamo un passaggio. Lo scrittore inglese ci dice: “dobbiamo amare il nostro vicino perché è lì: una ragione molto più allarmante per un’operazione molto più seria. Questi è il campione di umanità che ci è capitato in sorte. Egli è tutti proprio perché potrebbe essere chiunque. È un simbolo perché è un caso”. Allora dobbiamo concludere in questo modo: oggi si parla tanto di carità, di amore in favore di chi è più in difficoltà, si organizzano convegni, raccolte fondi, attività varie per lenire le indigenze di chi è lontano. Ma il vicino?

Il vicino della porta accanto che può essere il bambino, che non ha il pancino gonfio come i bambini africani, ma che soffre perché i genitori si stanno separando. Che può essere il bambino che sta ancora nel grembo di una madre, la quale sta pensando seriamente di sbarazzarsene. Che può essere il proprio padre che è troppo anziano, la propria madre che è troppo anziana, il nonno e la nonna che non sono più autosufficienti, che vanno curati, a cui bisogna cambiare il pannolone. Questi no, a questi non pensiamo più.

L’amore, che noi oggi amiamo, non è l’amore vero, quello che si lascia giudicare dalla verità, ma è una sorta di idea di amore, un’idea che costruiamo noi lasciandoci guidare dai nostri gusti. Un’idea di amore che acquistiamo con il nostro pensiero e che ci servirà come il bel vestito che abbiamo acquistato per la cerimonia di rito.

Tutto questo è il controsenso di un tempo che ha dimenticato tutto, perché ha dimenticato la Verità. Di un tempo così paradossale che non ha tanto modificato l’amore in odio, quanto svuotato l’amore trasformandolo in ideologia. E da questo punto di vista possiamo ben concludere che il buon Chesterton aveva pienamente capito questa grande questione.

[trascrizione del testo audio]