Papa Francesco e il “cambio di paradigma”: capitolazione davanti alla modernità?

Newsletter dell’Associazione Tradizione Famiglia Proprietà — Giugno 2018

Il “cambio di paradigma” di Papa Francesco. Continuità o rottura nella missione della Chiesa? Bilancio quinquennale del suo pontificato. Questo il titolo del libro scritto dallo studioso José Antonio Ureta ed edito dall’Istituto Plinio Corrêa de Oliveira, che è stato presentato il 23 giugno a Roma, presso l’Hotel Massimo D’Azeglio, in occasione del congresso “Vecchio e nuovo modernismo: radici della crisi nella Chiesa”.

A cinque anni dall’elezione di Papa Francesco, l’autore traccia un bilancio di questo lustro alla luce del “cambiamento di paradigma”, concetto più volte utilizzato dallo stesso Pontefice e da alte autorità ecclesiastiche per indicare la volontà e la necessità di adattare radicalmente la dottrina, la disciplina e la struttura stessa della Chiesa ai bisogni e al sentire del mondo contemporaneo.

Lo studio offre una panoramica generale dei temi su cui si è concentrato finora il pontificato di Francesco e che più hanno suscitato scalpore tra i fedeli per la loro carica di innovazione rispetto ai papati precedenti. Non sembra esagerato supporre che probabilmente ad oggi non esiste un esame di questi cinque anni di Papa Bergoglio in una visione d’insieme così vasta.

Il libro spazia dalla marginalizzazione riservata da Francesco ai valori non negoziabili (vita, famiglia, educazione) ai rapporti intrattenuti con regimi, movimenti ed esponenti di sinistra di tutto il mondo, dalla promozione dell’agenda ecologista e di quella immigrazionista sino alla predicazione di una morale soggettivista non più vincolata alle regole universali delle leggi divina e naturale.

Discepolo dell’intellettuale cattolico brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira, nel suo studio e nei suoi intenti José Antonio Ureta si colloca sulla stessa scia del maestro, che nel 1974 pubblicò un Manifesto di resistenza alla Ostpolitik del Vaticano con i regimi comunisti.

L’autore individua come denominatore comune di tutte le scelte in cui l’attuale pontificato ha optato per il “cambiamento di paradigma” la volontà di un abbraccio totale e definitivo della Chiesa con la Modernità, intesa come secolare processo rivoluzionario anticristiano.

Di fronte ad una tale situazione di crisi, Ureta cerca di rispondere a domande sempre più pressanti nella coscienza di innumerevoli cattolici: è legittimo per i fedeli resistere in determinate circostanze all’autorità ecclesiastica, incluso a quella del Sommo Pontefice? È possibile che oggi ci troviamo in una situazione analoga a quella che portò l’Apostolo San Paolo a resistere al primo Papa (Gal 2,11)?

Evitando gli opposti estremismi del sedevacantismo e di una adesione cieca e assoluta che prescinde dall’uso della ragione, l’autore propone una via intermedia di resistenza a questo “cambiamento di paradigma”: mantenere integri i legami di fedeltà che uniscono i fedeli ai legittimi Pastori, ma allo stesso tempo prendere le misure prudenziali necessarie alla preservazione dell’integrità della propria fede evitando ad esempio la convivenza abituale con i prelati autodemolitori e portatori di questa nuova visione della Chiesa.: