Se il legislatore è ostaggio degli scienziati

cromosomi Il Foglio, 8 febbraio 2007

Per Katz-Bénichou ridurre l’uomo ai suoi cromosomi porta al sogno della purificazione del menoma

di Marina Valensise

Parigi. La denuncia del rischio di eugenismo, da parte del presidente del Comitato consultivo nazionale di etica Didier Sicard, ha acceso il dibattito sulla deriva della tecnoscienza. “Da terapeutica la prevenzione è diventata eutanasica. Nel XX secolo mira va a prevenire la comparsa di malattie. Nel XXI secolo consiste nell’evitare la comparsa del malato” dice Gregory KatzBénichou, il giovane farmacologo umanista che all’Essec ha la cattedra di Etica e biotecnologia finanziata dal colosso farmaceuticio Sanofi Aventis.

“Viviamo in una società dei consumi, dove i bambini sono l’oggetto dei desideri dei genitori, e devono essere conformi a norme e standard definiti dagli scienziati dall’industria biotech che vendono i test genetici ai poteri pubblici e alle compagnie di assicurazione”.

Il risultato è senza scampo: “Per evitare il propagarsi di cattivi geni nel la società, i medici stanno adottando una logica di purificazione del genoma umano. Pensavamo che bastasse invocare il principio di libertà individuale per evitare un nuovo Adolf Hitler? Sbagliavamo. Oggi in nome di quello stesso principio, la medicina contravviene a tutti i proclami dell’Unesco e dei Comitati etici mondiali, che vieta no di ridurre l’umanità alle sue caratteristiche cromosomiche”.

E la politica sembra stare a guardare, secondo KatzBéni chou, perché i pubblici amministratori, hanno lo stesso interesse di medici e scienziati. Ieri, intanto, un dibattito dell’Assemblea nazionale e l’Agenzia della biomedicina, ha riunito medici, giuristi, psicanalisti intorno a due interrogativi: è giusto limitare la procreazione assistita alle coppie eterosessuali? Bisogna continuare a garantire il principio della gratuità e dell’anonimato del dono?

La politica risponde in modo diverso. Valérie Pécresse, a nome dell’Ump è contraria a estendere la procreazione assistita a coppie omosessuali e a singoli, per non legittimare la gestazione d’una gravidanza in conto terzi. Mentre è aperta alla riflessione sulla gratuità del dono, perché la penuria di doni di ovociti non fa che alimentare il turismo procreativo. Viceversa, il socialista Alain Claeys non intende rimettere in causa il principio della gratuità e dell’anonimato, ma resta invece favorevole alle ricerche sugli embrioni, che la legge del 2004 autorizza, in regime di deroga e a titolo sperimentale, attraverso la diagnosi preimpianto effettuata su cellule prelevate dall’embrione in vitro, a finalità terapeutica.

Ma è difficile pensare che il legislatore possa arrivare a una revisione della legge in senso restrittivo. “E’ più probabile che accada l’inverso”, spiega KatzBénichou. “Più si va avanti, più si capisce che il legislatore si lascia consigliare dai ricercatori che per definizione non hanno competenza etica, per ché pensano solo al successo di laboratorio, e alla massima diffusione delle loro invenzioni ”.

E’ così, secondo KatzBénichou, che si viene a creare una convergenza di interessi tra i cinque attori in causa: “L’industria biotech, che deve tenere alto il fatturato, le cliniche ostetriche, dove si prescrivono i test per le inseminazioni in vitro, i genitori, che sognano il figlio sano, biondo, con gli occhi azzurri, e che ormai possono persino sapere se sarà miope o affetto da calvizie, gli assicuratori, che calibrano le loro polizze in funzione della presa di rischio, e i ginecologici, che stretti nella morsa sono costretti ad accettare il gioco”.

La cosa grave è che oggi disperano di un contropotere persino gli specialisti più avvertiti. Persino Grégory KatzBénichou, lo scienziato umanista, lo studioso delle staminali tratte dal cordone che non sarebbe mai nato se fosse stato sottoposto a test genetico, sembra rassegnato. “Il test genetico praticato in vitro, citando l’Aurora di Nietzsche, polverizza l’umanità: la trasforma in un granello di sabbia infinito”.

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