Ok al partito pedofilo. Cade l’ultimo trabù

pedofilia_Olanda

Marthijn Uittenbogaard, presidente del partito pedofilo olandese

Avvenire, 18 luglio 2006

di Marina Corradi

«La libertà di espressione, di riunirsi, inclusa la libertà di organizzarsi in un partito politico, sono le basi di una società democratica». Con questa motivazione il tribunale dell’Aja ha respinto il ricorso di alcune associazioni le quali chiedevano che il neonato Npdv, il partito dei pedofili, fosse bandito dalla società olandese. Il giudice Hofhuis, presidente della Corte, ha stabilito che il partito «non ha commesso un crimine, ma chiede solo una riforma costituzionale».

In particolare l’Npdv («Partito per l’amore del prossimo, della libertà e della diversità»), chiede la legalizzazione della prostituzione infantile e della pedopornografia. Ha mille sostenitori, che difficilmente gli consentiranno di raggiungere i 60mila voti necessari per accedere al Parlamento olandese. Ma l’importante, in certe battaglie d’opinione, è cominciare.

Avere una legittimità, comparire nei talk show: in quel meccanismo mediatico per cui ciò che ripetutamente viene rappresentato, acquisisce in virtù di questo la dignità di interlocuzione possibile. Via libera dunque al Partito per l’amore del prossimo, con la benedizione del giudice Hofhuis. Con la sua sentenza cade l’ultimo dei tabù ancora condivisi in quello che forse è il più liberale dei Paesi del Nord Europa: l’inviolabilità dell’infanzia. E cade nell’ultima deriva del concetto di “tolleranza”, tanto amato nelle culture liberal.

Tolleranza di ogni diversità, nel nome apparentemente dei diritti democratici, in realtà di un radicato individualismo: ciascuno faccia della sua vita ciò che vuole, indipendentemente dalla ricaduta di queste scelte sulla collettività. La conseguenza pratica di un relativismo totale, per cui non c’è alcun valore assoluto e fondante alla radice della convivenza civile, ma tutto è soggettivo, e dunque nel nome della libertà dei singoli ogni scelta è ammissibile.

Ma la sentenza di ieri fa ancora un passo avanti in questo senso. Perché fino ad ora i matrimoni omosessuali, o l’eutanasia, diritti di cui l’Olanda è stata un’antesignana, riguardavano prima di tutto la vita di chi faceva queste scelte – anche se con un’evidente ricaduta sul sentire comune. Il tribunale dell’Aja invece afferma la legittimità di un partito che propugna pornografia infantile e prostituzione dei bambini legalizzate, proponendole come modelli di comportamento possibili, innocue “diversità” soggettive al pari di tante altre.

L’ultimo principio rimasto alla cultura più permissiva, quello secondo il quale l’unico limite al proprio diritto sono i diritti degli altri, viene così a cadere. I bambini, nelle righe della sentenza, non sono soggetti di alcun diritto. Ridotti a puro oggetto, e non nella pratica brutale dei pornografi o dei trafficanti di minorenni, ma nelle pulite, presentabili pagine di un pronunciamento di una rispettabile Corte. «La libertà di riunirsi in partito è la base di una democrazia», chiosa impassibile il giudice Hofhuis, ultrà di una “tolleranza” deragliata.

Viene da domandarsi se altrettanto tollerante sarebbe stato, se il partito contestato avesse avuto come programma la discriminazione dei gay. Sospettiamo di no: nessuna Corte avrebbe, giustamente, tollerato un simile progetto politico. Invece, sostenere la pedofilia è accettabile: perché l’individualismo assoluto e militante difende, in realtà, solo chi ha voce abbastanza forte per parlare ed esaltare i propri gusti.

I bambini non hanno questa voce. Non l’hanno quando stanno per venire al mondo, e infatti il diritto d’aborto è stato fra i primi affermati dalla cultura radical; e ne hanno poca anche dopo, non a sufficienza per entrare a pieno titolo nella categoria dei titolari di diritti inviolabili – se attorno nulla più ha valore assoluto, e il culto della “diversità”, anche di quella perversa e violenta, si fa strada.