Turchi

chiesa_Ciprorubrica Antidioti (www.rinocammilleri.it)

di Rino Cammilleri

Ogni tanto anche il Parlamento europeo fa qualcosa di buono, anche se –chissà perché- quando lo fa non fa notizia. Per esempio, a metà luglio 2006 ha condannato le distruzioni operate a Cipro dai turchi.

Com’è noto, nel 1974 la parte settentrionale dell’isola di Cipro è stata occupata militarmente dalla Turchia. Meno noto è che, da allora, non sono mai cessate le profanazioni e anche distruzioni di chiese cristiane, nonché di sacre icone, di cui oltre millecinquecento mancano all’appello. Né si creda che tale comportamento sia un retaggio del passato perché negli ultimi anni –proprio quelli in cui la Turchia si è messa in testa di entrare a far parte della Ue- più di cento edifici religiosi hanno subito la stessa sorte.

A furia di vedere chiese trasformate in moschee o stalle è finita che i cattolici hanno preferito emigrare nella zona greca, anche perché i militari turchi hanno confiscato le loro proprietà e occupato pure le loro scuole, diventate caserme. Il Parlamento europeo, va detto, non gode la nostra simpatia perché sembra specializzato in (anti)morale sessuale, in anticristianesimo e in relativismo d’accatto.

E anche nella condanna del comportamento turco a Cipro ha avuto più a cuore il patrimonio artistico e storico che la giustizia. Ma è meglio di niente. La stessa condanna –bene- è stata ripetuta per l’Azerbaigian (che, però, ha almeno il buon gusto di non chiedere ammissioni nella Ue) il quale, prima comunista ed ora sciita filoiraniano, continua a distruggere le antiche croci di pietra armene, le khatckar, monumenti rettagolari piantati in terra e recanti bassorilievi di crocifissi con scene bibliche e versetti in antico armeno.

Ce n’erano dodicimila, un tempo; ora ne restano meno di duecento. Poveri, sfortunati armeni, il primo popolo ad abbracciare il cristianesimo: prima i persiani, poi i turchi, poi i sovietici ed ora il governo.