Rosetta e Giovanni Gheddo

ROSETTA E GIOVANNI GHEDDO

Sposi secondo il cuore di Dio

Inizia  la causa di beatificazione  dei Servi di Dio Rosetta e Giovanni

Tronzano (Vercelli) – 18 febbraio 2006

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CONIUGI D’AZIONE CATTOLICA VERSO LA BEATIFICAZIONE

Sabato 18 febbraio, l’arcivescovo di Vercelli mons. Enrico Masseroni, alle ore 11 aprirà il processo diocesano per la beatificazione dei coniugi Rosetta Franzi e Giovanni Gheddo, istituendo il Tribunale informativo per l’esame dei testimoni e dei testi dei due Servi di Dio. La cerimonia si celebra a Tronzano (Vercelli), dove i due giovani militanti d’Azione cattolica godono ancor oggi di una solida “fama di santità”: senza nulla di straordinario, hanno vissuto la loro breve esistenza vivendo il Vangelo nelle gioie e nelle sofferenze di una normale famiglia, scalando assieme la vetta della santità nella carità e nell’accettazione gioiosa della volontà di Dio.

Rosetta Franzi, nata a Crova (Vercelli) nel 1902, insegnante elementare, ha manifestato la sua santità soprattutto nell’amore al marito e ai tre figli. Molto religiosa e caritatevole con i poveri, da ragazza aveva curato l’asilo di Crova e insegnava privatamente a uomini e donne che non erano andati a scuola; da giovane sposa e mamma a Tronzano, partecipava all’Azione cattolica ed era catechista parrocchiale.

Come sposa, nei sei anni di matrimonio, si è consacrata totalmente al servizio della vita con numerose gravidanze. Con papà Giovanni volevano tanti figli: ha dato alla luce Piero (1929), Francesco (1930) e Mario (1931); poi due aborti spontanei e il 26 ottobre 1934 è morta di parto e di polmonite a 32 anni con i suoi due gemellini di cinque mesi, che non sono sopravvissuti. Il parroco del suo paese natale, pochi giorni dopo la morte, ha celebrato la Messa di suffragio con i paramenti bianchi, dichiarando ai fedeli: “Sono stato il parroco e il confessore di Rosetta. Lei era un angelo ed è già in Paradiso. Non celebriamo la Messa da morto, ma cantiamo la Messa degli Angeli”.

Giovanni Gheddo, nato a Viancino (frazione di Crova) nel 1900, si è sposato nel 1928 con Rosetta e sono vissuti a Tronzano. Uomo di grande bontà e carità e membro attivo dell’Azione cattolica impegnato in varie opere parrocchiali, è ancora ricordato come “il geometra dei poveri”: faceva gratis il suo lavoro per i meno abbienti. Per la sua autorità morale e religiosa, era chiamato come “conciliatore” quando in paese succedevano liti: riusciva a portare la pace, appellandosi alla Divina Povvidenza e all’amore che deve regnare nelle famiglie e nella convivenza civile.

Mandato in guerra in Russia per punizione di non essersi iscritto al Partito fascista (avrebbe dovuto restare a casa come padre vedovo di tre minorenni), è morto nel dicembre 1942 in Unione Sovietica con un gesto eroico di carità. Capitano d’artiglieria della divisione Cosseria, ricevuto l’ordine di ritirarsi mentre il 17 dicembre 1942 i sovietici avevano scatenato l’offensiva, avrebbe potuto mettersi in salvo con i suoi militari, ma ha detto al suo giovane sottotenente (che doveva restare nell’ospedaletto da campo con i feriti intrasportabili): “Tu sei giovane, devi ancora farti una vita. Salvati, qui rimango io”.

Le lettere di papà Giovanni dalla Russia sono state pubblicate dal figlio padre Piero in “Il testamento del capitano” (San Paolo 2002, pagg. 210). Un secondo volume, “Questi santi genitori”, racconta la storia dei due servi di Dio, con numerose testimonianze sulla loro fama di santità (San Paolo 2005, pagg. 184).

“COSI’ RISPLENDA LA VOSTRA LUCE”

Sabato 18 febbraio 2006, nella chiesa parrocchiale di Tronzano (Vercelli) mamma Rosetta e papà Giovanni  iniziano il loro cammino, così preghiamo e speriamo, verso la beatificazione, con la costituzione del Tribunale per il “processo informativo diocesano” che deve interrogare i testimoni ed esaminare i documenti scritti della loro vita. La decisione l’ha presa l’arcivescovo di Vercelli, mons.

Enrico Masseroni, che ha scritto: “L’avventura umana e cristiana dei coniugi Gheddo è un dono singolare di Dio per gli uomini e le donne del nostro tempo; un esempio di vita evangelica possibile a tutti, una testimonianza incoraggiante soprattutto per tanti genitori in affanno di fronte alle tante violente aggressioni di una cultura attraversata dai venti contro la famiglia”.

“Pertanto, continua l’arcivescovo, anche l’avvio della fase diocesana del processo di beatificazione dei due genitori Gheddo non ha, innanzi tutto, lo scopo di mettere sul candelabro delle persone, una comunità o un paese; ma semmai vuol essere un’obbedienza all’invito di Gesù: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano grazie al vostro padre che è nei cieli” (Mt. 5,16).

E forse i coniugi Gheddo, con la luce della loro testimonianza, radicalmente fedeli ad un Vangelo preso alla lettera, giorno dopo giorno, nel lavoro e nella prova, nella croce e nella gioia, nella speranza e nell’amore, hanno un compito di “rappresentanza”, che è quella di dare voce a tante figure splendide di genitori cristiani forgiati dalla grazia che hanno portato fino in fondo il sigillo dello Spirito Santo.

“Nella logica del Regno di Dio è necessario che alcuni testimoni vengano ricordati e proposti come esempio, per dire che la santità non è privilegio di pochi: è possibile per te, per noi: è una sfida meravigliosa per tutti. Rosetta e Giovanni erano membri ferventi e impegnati dell’Azione cattolica, l’associazione che ha creato in Italia una grande “scuola di santità” laicale: oggi occorre ravvivare, far rifiorire questa scuola di santità, nella ferma convinzione che la santità è l’unica parola profetica che la Chiesa del nostro tempo ha da gridare, per rievangelizzare in profondità il nostro popolo”.

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L’idea della causa di Beatificazone dei miei genitori è nata dopo la stampa del volume “Il testamento del capitano – Lettere di mio padre Giovanni disperso in Russia nel 1942” (San Paolo, giugno 2003, pagg. 210, Euro 12,00), un libro molto venduto e letto: tanti mi hanno scritto dicendo che papà e mamma erano due santi, ho ricevuto inviti di conferenze per presentare il libro e i miei genitori. Nell’ottobre 2003 ho predicato in Duomo a Vercelli per la giornata missionaria mondiale e a pranzo l’arcivescovo mi diceva di aver letto il libro e che mio papà e mia mamma erano due santi genitori. Ma io non pensavo di proporre l’apertura della loro causa di beatificazione.

Con i miei fratelli abbiamo sempre saputo della santità dei genitori, li abbiamo sempre pregati, ma scacciavo il pensiero di una iniziativa di questo genere quasi come una tentazione. Intanto però continuavo a  ricevere lettere che chiedevano questo. Nel dicembre 2003 sono stato invitato con insistenza dalle Suore di clausura Redentoriste di Magliano Sabina (Rieti) e le ho visitate per la prima volta l’11 gennaio 2004. Mi hanno detto di aver letto in comunità “Il testamento del capitano”, di aver pregato mamma Rosetta e papà Giovanni e ottenuto delle grazie.

Poi mi hanno presentato una pergamena per chiedere ufficialmente di iniziare la loro causa di beatificazione: “Desideriamo ardentemente vedere mamma Rosetta e papà Giovanni sugli altari, per cui ti imploriamo all’unanimità…. di iniziare la Causa di Beatificazione dei tuoi genitori, luce per la famiglia di oggi e di domani!

La Chiesa ha bisogno di testimoni come i tuoi genitori!”. Ho consultato a Roma la congregazione dei santi sull’opportunità di un tale passo da parte mia e il sottosegretario mons. Michele Di Ruberto mi ha detto: “La causa di suo papà e sua mamma piacerà molto al Papa, che continua a dire a noi della Congregazione di presentargli beati e santi laici e soprattutto persone sposate, coniugi”.

Così, il 19 gennaio 2004 ho scritto all’arcivescovo di Vercelli, mons. Enrico Masseroni, presentandogli la richiesta delle suore di Magliano Sabina e altre lettere ricevute in tal senso. Stavo partendo pochi giorni dopo per la Malesia e il Borneo e gli ho detto che la decisione spettava solo a lui e ai suoi consiglieri in diocesi. Mi ha telefonato dichiarandosi entusiasta dell’idea e ne ho già esposto più sopra i motivi. Con l’aiuto di Dio, la proposta è andata avanti:

1) Il 14 marzo 2004 il parroco di Tronzano, don Piero Grasso, ha avvisato a tutte le Messe in parrocchia della decisione dell’arcivescovo, suscitando interesse e anche commozione, dato che il ricordo soprattutto di papà Giovanni, sessant’anni dopo la sua scomparsa, è ancora vivo. Il 1° aprile ho tenuto una conferenza nel salone del Comune di Tronzano sui miei 50 anni di Messa e su mamma e papà, presenti il parroco, il sindaco e molta gente; poi sono ritornato a Tronzano ad intervistare alcuni testimoni ancora viventi, facendo firmare le loro testimonianze. Il 4 aprile ho intervistato a Bianzé (Vercelli) i miei parenti, fra cui la sorella minore di mamma Rosetta, Emma (91 anni), molto lucida; in seguito ho raccolto altre testimonianze.

2)  Nel giugno 2004 l’arcivescovo di Vercelli ha costituito l’Attore della Causa: l’Ufficio Famiglia diocesano, con la collaborazione dell’Azione cattolica diocesana e del Movimento per la vita; postulatrice la dott.sa Francesca Consolini di Milano, che ha già fatto numerose cause per la diocesi di Milano e anche per il Pime.

3) Nel febbraio 2005 ho pubblicato il libro “Questi santi genitori – I servi di Dio Rosetta Franzi e Giovanni Gheddo” (San Paolo, pagg. 184, Euro 10,00) con le testimonianze in parte riassunte in questo quaderno e illuminando meglio la biografia di Rosetta, in ombra nel primo libro dedicato soprattutto a papà Giovanni.

4) Dopo un lungo periodo di tempo per la preparazione dei documenti necessari e la richiesta alla Congregazione dei Santi di poter iniziare la causa (richiesta approvata da tutti i vescovi del Piemonte), la dichiarazione di “nulla osta”, cioè nulla ostacola questa causa, è giunta all’arcivescovo di Vercelli nell’ottobre 2005 (la morte di Giovanni Paolo II e l’elezione di Benedetto XVI hanno rallentato la macchina vaticana).

5)  Nel dicembre 2005 e gennaio 2006 l’arcivescovo di Vercelli ha nominato i membri del Tribunale diocesano: delegato vescovile e presidente è mons. Ennio Apeciti, esperto direttore dell’Ufficio delle cause dei santi dell’arcidiocesi di Milano; e fissato la data di costituzione del Tribunale a Tronzano e di inizio dei suoi lavori, il sabato 18 febbraio 2006.

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Il cammino verso la beatificazione di Rosetta e Giovanni è appena cominciato. Perché la Chiesa si propone di beatificare (e poi, eventualmente, santificare) alcune persone? Per due motivi soprattutto: primo, per proporre al mondo intero, e in particolare ai battezzati, degli esempi molto concreti di come si può vivere il Vangelo in modo eroico in tutte le situazioni e le difficoltà della vita.

La Chiesa quindi beatifica non solo vescovi, preti e suore, ma oggi soprattutto laici e laici sposati, coppie di coniugi e di genitori come Rosetta e Giovanni. Il primo impegno che la Chiesa ci chiede nel cammino verso una beatificazione è l’imitazione dei “servi di Dio”, delle loro virtù e vita cristiana.

La loro devozione deve condurre ad una volontà di orientare la propria vita a quei valori ed esempi che li stanno portando sugli altari. In sintesi, Rosetta e Giovanni ci richiamano una grande verità: tutti siamo chiamati alla santità (che vuol dire unione con Dio, vita secondo il Vangelo), specialmente gli sposi e genitori cristiani. Il secondo motivo per una beatificazione è di far pregare.

La vita cristiana, se vogliamo viverla secondo il Vangelo, non è facile per nessuno. Oggi soprattutto pare stia diventando sempre più difficile. Ma se si leggono le poche pagine di questo volumetto, si capirà che anche Rosetta e Giovanni hanno avuto prove e sofferenze fortissime per rimanere fedeli al principio che Rosetta ha ripetuto anche sul letto di morte: “Quel che conta è fare la volontà di Dio”.

Come mai ci sono riusciti? Non perché fossero diversi da noi, ma perché pregavano molto, sacrificando un po’ del loro tempo alla Messa, ai sacramenti, al Rosario quotidiano: hanno chiesto con sincerità l’aiuto di Dio e il Signore li ha aiutati a “scalare insieme la vetta della santità nella carità”, come dice la preghiera che trovate nella pagina di retrocopertina.

Come facevano, Rosetta e Giovanni ad essere sempre così sereni, ottimisti, pieni di gioia, equilibrati, generosi col prossimo?  Semplicemente perché chiedevano a Dio la grazia della santità e poi collaboravano alla sua grazia, alle sue ispirazioni profonde “per fare sempre la sua volontà”. Dobbiamo ancora scoprire, cari amici lettori, e lo dico prima di tutti a me stesso, il valore della preghiera che ci dà la forza di Dio!

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Termino con una richiesta. Pregate anche voi, cari amici lettori, affinché il Signore vi conceda le grazie che voi chiedete per l’intercessione dei due “servi di Dio”; e se ricevete delle grazie, comunicatele alla postulatrice della causa: dott.sa Francesca Consolini oppure al sottoscritto, vostro  Padre Piero GheddoDott.sa Francesca Consolini, Piazza Duomo, 16, 20122 Milano (tel. 02.86.46.26.49).

P. Piero Gheddo, P.I.M.E. (Pontificio Istituto Missioni Estere), Via Monterosa, 81, 20149 Milano (tel. 02.43.82.01).

(anche per ottenere immagini e libri dei servi di Dio rivolgersi a p. Gheddo) L’Ufficio Famiglia Diocesano è l’Attore della causa di canonizzazione – Mons. Tonino Guasco – Parroco di 13029 Sostegno (Vercelli) – Tel. 015.76.29.18. Per inviare offerte per la causa di canonizzazione (specificando la causale del versamento): Arcidiocesi di Vercelli – Curia amministrativa – Piazza D’Angennes – 13100 Vercelli – Tel. 0161.21.33.40. C.C.P. 11.99.01.32 intestato all’Amministrazione dell’Arcidiocesi di Vercelli – Piazza D’Angennes – 13100 Vercelli.        

VAI AL TESTO  di Pietro Gheddo