Don Milani e Papa Francesco, l’attrazione della testimonianza

brienza_coverVatican insider (La Stampa) 24 gennaio 2015

Nel libro di Giuseppe Brienza la comparazione tra fra gli scritti e discorsi di Bergoglio e del sacerdote fiorentino. Molte le affinità tra le due figure unite da una medesima passione educativa

Redazione

La figura di Don Lorenzo Milani (1923-1967), parroco, scrittore, giornalista ed educatore, continua ad interessare ed a far discutere. Papa Francesco ne ha sancito la completa “riabilitazione” definendolo, nel discorso rivolto al mondo della scuola il 10 maggio 2014, «un grande educatore». L’Arcivescovo-Vescovo di Trieste Mons. Giampaolo Crepaldi, presidente dell’ “Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuan”, nella Prefazione al libro, riconosce che l’esperienza del Priore di Barbiana «è senz’altro ricca, ma non ancora definitivamente conosciuta nella sua complessità».

Il volume contiene una originale “comparazione” fra gli scritti e discorsi dei due protagonisti, cioè Bergoglio prima Arcivescovo di Buenos Aires e poi Pontefice, ed il sacerdote fiorentino padre e maestro dei tanti giovani che sono passati dalla sua parrocchia-scuola confinata nelle montagne del Mugello.

Dalla necessità di un apostolato che affondi le sue radici nel cuore del popolo, alla critica dell’ideologia dominante e del denaro, per finire con l’importanza della scuola per l’evangelizzazione nella Chiesa, nel libro emergono non poche analogie ed affinità nel “pensiero pastorale” di due uomini così distanti per formazione e cultura ma legati entrambi dalla passione per la Parola e l’Annuncio.

L’accusa nei confronti dello sradicamento che, nell’Italia del boom industriale di Don Milani e nel mondo globalizzato di oggi di Bergoglio, è propria di maestri e testimoni che, a Barbiana negli anni ’60 ed a Buenos Aires negli anni ’90, additano nella comunità e nella “memoria” del popolo l’inizio del riscatto, sociale e spirituale, del popolo.

Del resto, il Vangelo, per il sacerdote fiorentino come per l’Arcivescovo argentino, va incarnato sempre “nella storia”. Ogni vocazione, nella Chiesa come nella scuola, è accolta infatti in una determinata condizione della storia, e lì deve portare la Parola di emancipazione e di Salvezza. È questa immediatezza e concretezza che, nella Firenze della sua epoca come nell’Occidente di oggi scomoda e infastidisce dell’apostolato di Milani e di Bergoglio. Due “profeti” del nostro tempo, insomma, perché portatori della potenza viva della Parola proclamata e testimoniata nella storia.

Portare via “la chiave della conoscenza”, come testimoniato anche dall’attuale Pontefice nella sua esperienza di insegnante, per lunghi anni condotta a Buenos Aires, è il rifiutare o il non aiutare l’ingresso di tutti nella Parola, sostituendola con una mediazione di nozioni o tecniche o parole umane che, talvolta, possono appiattire e deviare anche la Rivelazione del Signore.

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Giuseppe Brienza, Don Milani e Papa Francesco, l’attrazione della testimonianza

Edizioni Cantagalli, Prefazione di Mons. Giampaolo Crepaldi, Siena 2014, pp. 152, € 10