Il bluff dei registri comunali delle convivenze

registro_unioni_civiliCorrispondenza romana n.916,
8 ottobre 2005

Poche campagne politiche sono state così vivaci e così strombazzate dalla grande stampa, come quella che, negli scorsi anni, ha chiesto ai Comuni italiani d’istituire registri municipali per censire le “coppie di fatto” desiderose che la loro “convivenza affettiva” o solidale venisse riconosciuta per legge, nella prospettiva di ricevere anche benefici economici e sociali.

Beninteso, il riconoscimento di tali convivenze doveva evitare ogni “discriminazione” concernente le tendenze sessuali, dunque doveva comprendere quelle omosessuali. Questa iniziativa è stata poi dichiarata invalida dalla Magistratura.

Comunque sia, ad anni di distanza dalla loro istituzione, una semplice indagine ha rivelato che quei registri comunali sono stati un totale fallimento a dimostrazione che la campagna che li propugnava non corri-spondeva ad una reale esigenze delle coppie, ma era solo un espediente per propagandare, e sostenere a livello istituzionale, la proposta di legalizzare i cosiddetti PACS, i “patti civili di solidarietà”.

Ecco un campione dell’attuale situazione dei registri municipali delle “coppie di fatto”, prendendo co-me esempio proprio i Comuni che li avevano aperti grazie alla grancassa mass-mediatica e all’appoggio di autorità politiche. A Pisa, la prima ad istituire la lista ben 10 anni fa, 34 coppie (ma solo 2 omosessuali) su 85.000 abitanti; a Firenze, 20 coppie (ma solo 3 omosessuali); ad Arezzo, sette coppie registrate (nessuna o-mosessuale); a Scandicci (Firenze), 3 coppie; a Bagheria (Palermo), una sola coppia; in altri Comuni – come Bolzano, Cento (Ferrara) e Piombino (Livorno) – nessuna coppia.

Per giunta, in alcuni di questi Comuni la metà delle coppie registrate non hanno rinnovato la loro iscrizione, segno che la loro adesione era solo propagandistica, o che la loro unione era molto fragile. (CR 916/03 del 08/10/05)