Contraccezione: avviata la sperimentazione della pillola abortiva RU 486

pillola_abortoCorrispondenza romana n.913/04
del 17 settembre 2005

 Il Consiglio Superiore della Sanità ha varato la sperimentazione in Italia della pillola chimica abortiva, nota come RU 486, che sta già effettuandosi nell’ospedale ginecologico di Sant’Anna, a Torino. Nel 2002 il Comitato Etico Regionale del Piemonte aveva approvato questa sperimentazione, il cui progetto è stato poi confermato nel luglio 2004 dalla Direzione Generale della Farmacovigilanza, per conto del Ministero della Salute. L’arcivescovo della città, card. Severino Poletto, l’ha definito “un fatto luttuoso per la comunità cristiana”.

Il prof. Francesco D’Agostino, presidente del Comitato Nazionale di Bioetica, ha espresso la sua preoccupazione che questa sperimentazione finisca col prevaricare sulla stessa legge abortista, eludendone le procedure limitative: “l’uso di una tecnica abortiva, quale quella della pillola RU 486, può aprire la strada ad una privatizzazione dell’aborto contraria alle indicazioni della legge in vigore”.

Avendo l’apparenza di un prodotto contraccettivo, la “pillola del giorno dopo” trasforma l’aborto in una forma di contraccezione e tende anzi a cancellare la consapevolezza della differenza esistente tra aborto e contraccezione: l’aborto viene quindi ridotto ad un banale evento chimico ottenuto con un semplice “farmaco”.

Secondo il medico Olimpia Tarzia, Segretaria nazionale del Movimento per la Vita, il fatto che la pillola in questione non possa essere messa in commercio se prima non è stata sottoposta ad una sperimentazione sotto controllo medico, conferma la validità dei sospetti sulla sua pericolosità, già verificata in Francia (dov’è stata inventata) e in Germania: “in Francia viene fatto firmare un consenso informato, che obbliga la donna a un successivo intervento chirurgico se la RU 486 fallisse il suo scopo. In quel caso infatti, se la donna cambiasse idea e non volesse più abortire, il bambino potrebbe nascere con malformazioni; e i medici non vogliono correre il rischio di subire rivendicazioni e cause giudiziarie”.

Inoltre, la campagna che oggi viene fatta in favore dell’aborto chimico, sostenendo ch’esso permette, se non altro, di evitare i rischi dell’aborto chirurgico, risulta evidentemente pretestuosa; “mi domando – incalza il Presidente nazionale del Movimento per la Vita – perché questi problemi non vengano sollevati quando di parla di aborto; forse ricordarli ora è strumentale a far considerare più accettabile la pillola RU 486” (cfr. “Avvenire”, 11 settembre 2005).