I poveri del Libano

preghiera in Siria

cristiani in preghiera in una chiesa siriana distrutta

Newsletter– Dicembre 2014 n 8

Notiziario di un gruppo di volontari libanesi membri di “Oui pour la vie”, associazione di volontariato con sede a Damour in Libano, legalmente riconosciuta e operante in favore dei più poveri.

di padre Damiano Puccini

Dal 1948 il Libano ha sulle spalle il peso di mezzo milione di profughi palestinesi; la guerra in Siria ha portato un milione e mezzo di siriani; per non parlare delle migliaia di cristiani iracheni. Un intero popolo sia stato espulso dalla propria terra e tutti questi fedeli sono stati spogliati di ogni cosa: case, proprietà, lavoro, chiese. E sono arrivati senza niente, solo con la croce in mano e i vestiti che indossavano.

Il totale dei profughi oggi equivale alla metà della popolazione libanese.

Oggi i rifugiati soffrono di una situazione molto difficile, soprattutto perché l’inverno è già cominciato e la pioggia è venuta presto. Le difficoltà sorgono dalla mancanza di cibo, di vestiti pesanti, di coperte e di alloggi per decine di migliaia di persone, per proteggersi dal freddo e dalla neve, che rende impossibile per i rifugiati di poter vivere nelle tende, o all’aperto nelle aiuole spartitraffico. Vi sono anche difficoltà che riguardano problemi sanitari e l’igiene.

Anche i nostri volontari di Oui pour la Vie si impegnano con le loro rinunce personali per soccorrere questi sventurati. Una nostra volontaria, Joyce, per vivere in spirito di grande fiducia in Dio, ha chiesto a suo padre di devolvere, in favore dei poveri, un’eredità giunta inaspettatamente, nonostante che la famiglia fosse indebitata a causa della perdita del lavoro della ragazza stessa e del padre.

Uno dei nostri volontari, Fadel, si occupava di 12 persone drogate, rifiutate dalla loro famiglia e dal loro vicinato. La nostra associazione aveva affittato per loro una stanza a Ouzai (un quartiere islamico molto povero alla periferia di Beirut) per proteggerli e toglierli dalla droga, correndo il rischio di avere problemi anche gravissimi (fino anche all’uccisione) sia da parte delle famiglie di origine che anche dei drogati stessi, che perdono totalmente coscienza quando sono sotto l’effetto degli stupefacenti.

Fadel si è impegnato con grande forza spirituale, affidandosi completamente a Dio. Il primo mese era duro per il proseguimento dell’impegno anche in favore delle famiglie di origine di questi drogati, per i loro bambini, a causa delle minacce ricevute dalle loro famiglie, che non vogliono che nessuno si occupi di coloro che loro hanno abbandonato.

Fadel è tuttavia restato a vivere con loro in una stanza dove non c’erano finestre, per proteggersi dal freddo e dagli insetti e nemmeno letti e mobili. Hanno poi utilizzato il sistema della “preghiera ognuno a modo suo” e il riconoscere “gli errori del passato”.

Dopo quattro mesi Fadel si è ammalato ed ha dovuto lasciarli, ma con buoni risultati: in 7 hanno smesso di drogarsi per impegnarsi in un buon lavoro, 2 si sono sposati. Un altro è morto, ma senza aver più assunto droghe. In tre sono fuggiti via. Quando Fadel si è ammalato, questi giovani hanno intrecciato dei vimini costruendo panieri e sono andati in strada a venderli per comprare un regalo da dare a chi li aveva accettati così come erano e per dirgli grazie, perché ha creduto in loro, senza considerarli diversi dagli altri, in quanto davanti a Dio siamo tutti uguali.

Santo Natale e Felice 2015 a tutti

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