Vita disprezzata

pillola_abortivaArticolo pubblicato su Il Timone n.11 gennaio-febbraio 2001

La “pillola del giorno dopo” nuova frontiera della cultura della morte. è un aborto chimico “fai da tè”: uccide un ovulo fecondato. Ma il Governo mente dichiarandola un contraccettivo. Ai cattolici il compito di operare per la difesa della vita.

di Paolo Gulisano

Il Ministero della Sanità del governo italiano ha deliberato l’autorizzazione alla messa in commercio nelle farmacie italiane, a partire da fine ottobre 2000, di un farmaco, il Levonorgestrel, commercializzato con il nome di Norlevo, che in breve è divenuto popolarmente conosciuto come “la pillola del giorno dopo”.

E` la prima volta che in Italia viene messa in commercio una specialità di questo genere, senza nemmeno quella riflessione e l’ampio dibattito che in alcuni paesi, come gli Stati Uniti, ha per lungo tempo frenato la decisione di mettere sul mercato la famigerata RU 486, la più famosa di queste sostanze che provocano un aborto chimico precoce.

Una nota diffusa dal Ministero della Sanità, evidentemente prevedendo le giuste proteste di chi vede ampliarsi con questo provvedimento le possibilità di distruggere delle nuove gravidanze, asserisce che il farmaco in questione “non svolge nessuna azione abortiva in quanto il meccanismo consiste nell’impedire rimpianto dell’ovulo fecondato o nel blocco dell’ovulazione”. Un’affermazione volutamente ambigua e ingannatrice, a cui non è possibile concedere alcuna attenuante: il Ministero non può non sapere che impedire l’impianto di un ovulo già fecondato significa soppressione di una vita già nata.

Cosa significa l’ambigua definizione di “contraccezione d’emergenza”? Se la contraccezione, infatti, consiste nell’impedire la fecondazione, viceversa questo farmaco agisce a fecondazione avvenuta, come recita la stessa nota tecnica del foglietto illustrativo del farmaco: “la contraccezione di emergenza è un metodo di emergenza (sic!) che ha lo scopo di prevenire la gravidanza in caso di rapporto sessuale non protetto”.

Tecnicamente si definisce questa azione “contragestiva”, ossia atta ad annullare la gestazione (ovvero la gravidanza) impedendo l’impianto dell’essere concepito nell’utero della donna. E` un aborto precocissimo che sopprime l’embrione nei primi giorni del suo regolare sviluppo, prima che la madre possa accorgersi della sua presenza attraverso la mancanza del ciclo mestruale. Non c’è da parte di questo farmaco nessuna azione contraccettiva, non c’è alcuna componente ormonale estrogenica (il solito foglietto illustrativo definisce vagamente il farmaco come “una sostanza appartenente ad un gruppo di farmaci chiamati progestinici”).

E` quindi un prodotto microabortivo, che si propone di “prevenire la gravidanza”, come se questa fosse una malattia da evitare (per definizione il termine “prevenzione” si applica alle patologie), e non può non saperlo il ministro Veronesi, il quale, dopo aver in pochi mesi sostenuto le tesi dell’eutanasia, della manipolazione genetica, della clonazione, della liberalizzazione delle droghe, promuove ora un altro durissimo attacco contro la vita umana.

Quale sarà il prossimo passo? Forse la soppressione eugenetica dei neonati portatori di handicap? I sostenitori di questa pratica “pietosa” non mancano certo. Cosa significa l’introduzione sul mercato della cosiddetta “pillola del giorno dopo”? La diffusione dell’aborto precoce attraverso ritrovati biochimici (non ci sentiamo di definirli farmaci), l’aborto chimico, non traumatico, invisibile e soft è la nuova strategia della mentalità antinatalista e antivita. Un aborto “fai-da-te” che passa inosservato, che riduce i costi per i ricoveri, che elimina le complicazioni di tipo psicologico e morale.

Il principale target commerciale della pillola abortiva appare chiaramente essere rappresentato dalle ragazze giovani, che non usano abitualmente e stabilmente un metodo contraccettivo (perché non vogliono farsi scoprire dai genitori, per paura, ecc.) o che hanno dei rapporti occasionali definiti “non protetti”: nessun problema, ora c’è la “contraccezione d’emergenza”, il pronto intervento che può evitare “spiacevoli” conseguenze ad una serata di piacere.

Di fatto si cerca di creare una deresponsabilizzazione dei giovani, all’insegna del fate ciò che vi pare, purché non ne abbiate conseguenze, anche se questo comporta una anestesizzazione delle coscienze. Si realizza, su un piano metafisico ed etico, un’operazione subdola e terrificante, tale da far pensare all’operato del “Principe della menzogna”: il peccato di pensare che il peccato non esiste.

Come spesso accade, dietro motivazioni “umanitarie” si nascondono interessi economici che precludono a scenari degni della peggiore fantascienza: ci si sta avviando da una concezione della Medicina come scienza che ricerca e fornisce risposte ai bisogni di salute dell’uomo, ad una Medicina utilitaristica, finalizzata non più, anzitutto, alla cura o alla prevenzione delle malattie, ma al servizio del narcisismo e dell’egoismo.

L’aborto legalizzato e di massa rientra nella strategia mondialista di distruzione della coscienza cristiana: da oltre un cinquantennio, organismi dipendenti dall’ONU o finanziati dalle grandi multinazionali americane, si adoperano per diffondere nel mondo le pratiche e le politiche abortiste: è il caso del Population Council, fondato nel 1952 dal magnate John D. Rockfeller III, o della IPPF (Federazione Internazionale per la Pianificazione Famigliare) che ha sede a Londra e svolge un ruolo chiave nella strategia culturale che da anni spinge per giungere alla realizzazione della crescita-zero, o sotto-zero, sostenendo che è necessario ridurre la popolazione con tutti i mezzi, compresi sterilizzazione, aborto, eutanasia.

In tale luce, è significativo che Veronesi, a poche settimane dalla legalizzazione del contragestivo chimico, sia intervenuto auspicando una ancor maggiore diffusione del preservativo (offerto sul mercato a prezzi “politici”, senza dire che la differenza di costo sarà ad onere del contribuente) con la scusa dell’emergenza AIDS. Ma se qualcuno, guardando oltre il battage pubblicitario, i red ribbons di solidarietà e i discorsi di prammatica guardasse le cifre dei morti per AIDS in Italia nell’ultimo anno, si accorgerebbe che il loro numero è di 800.

Muoiono molte più persone in incidenti stradali nei weekend di Agosto (sono 10.000 all’anno); muoiono suicide 5.000 persone all’anno, in gran parte giovani o anziani, vittime della solitudine e dell’infelicità di una società malata. A fronte di ciò si chiede di investire miliardi in condoms: per quale motivo, se non per una radicale strategia neomalthusiana, che come estrema ratio si avvale oggi anche dell’aborto invisibile e indolore?

Occorre allora respingere, in quanto umanamente letale, il relativismo etico: i medici in primo luogo, memori del Giuramento di Ippocrate, devono urgentemente opporsi a questa deriva relativista e accanto a questa azione di tipo scientifico è necessaria una ripresa dell’iniziativa dei cattolici, sia nella società civile che nell’impegno politico, indipendentemente dallo schieramento partitico a cui appartengono. Sui temi della difesa della vita occorre una unità d’azione forte e concreta, tenendo presente che l’etica naturale e cristiana rifiuta il consequenzialismo (il fine giustifica i mezzi), e che la cultura e l’educazione sono i campi principali di applicazione delle sue ragioni.

Ricorda “[…]dobbiamo ancora una volta dichiarare che è assolutamente da escludere, come via lecita per la regolazione delle nascite, l’ interruzione diretta del processo generativo già iniziato, e soprattutto l’ aborto direttamente voluto e procurato, anche per ragioni terapeutiche. […] E` altresì esclusa ogni azione che, o in previsione dell’ atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali si proponga, come scopo o come mezzo, di rendere impossibile la procreazione”. (Papa Paolo VI, Humanae Vitae, Città del Vaticano 1968, n. 14)