Crocifisso: i simboli aiutano a capirsi

crocifissoPubblicato su Il Corriere della Sera il 23 maggio 2004

del Card. Carlo Maria Martini

Non sono pratico di diritto costituzionale né conosco bene le leggi che regolano la presenza del crocifisso In alcuni luoghi pubblici. Ma in verità sentirei un po’ di dispiacere se tornando in Italia dai miei soggiorni gerosolimitani trovassi che in tante pareti c’è rimasta solo la traccia, nel buco vuoto dl un chiodo e nel colore sbiadito della parete, di qualcosa che vi era appeso e che è stato tolto.

È vero che chi non cono­sce nulla della storia del cri­stianesimo può far fatica a capire il senso di questo sim­bolo. Ma mi domando se so­no davvero tante da noi le persone che non lo capisco­no affatto, dal momento che le grandi religioni monotei­stiche hanno tutte conosciu­to la storia di Cristo Croci­fisso.

Del resto è davvero uti­le che qualcuno viva in Ita­lia e non conosca nulla del­la storia cristiana né della sensibilità religiosa e delle tradizioni popolari e artisti­che del nostro popolo?Quanto poi alle diverse sensibilità e suscettibilità che possono essere toccate da questo simbolo, vivendo qui a Gerusalemme posso apprezzare la moltitudine di simboli che ogni religio­ne coltiva e i valori che cia­scuno vi annette.

Anche se non è sempre piacevole per chi è Immerso nel sonno pro­fondo, è tuttavia pieno di si­gnificato, a pochi passi dal­l’antica città di Sion e dalle sue mura meravigliose, esse­re svegliato nel cuore della notte dal canto del muezzin che invita alla preghiera (solo si vorrebbe qualche volta che l’altoparlante fos­se meglio regolato e meno stridulo). Il grido che risuo­na nell’oscurità “la preghie­ra è migliore del sonno” è uno splendido messaggio che vale per tutti gli uomini e le donne che sentono il fa­scino dell’Assoluto e che cer­cano di non vivere solo nel­la superficialità. E del resto ciascuno deve imparare a conoscere e a rispettare i simboli del Paese in cui vi­ve, se vuole contribuire alla comprensione tra i popoli e le culture.

Così anche il Crocifisso, la figura di un uomo che ha of­ferto la sua vita per amore fi­no alla morte e che ha perdo­nato ai suoi crocifissori, è di conforto per tutti coloro che fanno fatica a credere alla possibilità di un amore sincero tra gli uomini e di una riconciliazione tra i ne­mici. È anche un incoraggia­mento a vedere le nostre sof­ferenze come eventi che pos­sono avere un senso e che non andranno perdute.

So­no valori importanti per tutti, a prescindere da ogni cre­do religioso. Per un cristia­no poi il Crocifisso è ricco di tanta umanità e risplen­dente dl tanta luce divina da costituire una porta per entrare in quel mistero del Dio Trinità che si fa fatica ad ammettere con la sola ra­gione umana, ma che contie­ne in sé la chiave per la com­prensione del vero senso del­l’esistenza. Il Crocifisso in­fatti ci richiama parole co­me “non c’è maggior amore di chi dà la vita per i propri amici” e denota quella ca­ratteristica dell’esistenza umana che è Il suo realizzar­si nell’uscita dall’egoismo e dall’autoreferenzialità e nel dono di sé.

Per questo dico che prove­rei dispiacere se vedessi que­sto segno scomparire da tan­te pareti. Mi rimarrebbe la fi­ducia che esso vive soprat­tutto nei cuori, ma con la tri­stezza di constatare che quando un simbolo comin­cia a venire meno all’ester­no ciò vuol dire che anche nei cuori si sta affievolendo qualcosa che faceva parte del meglio della storia uma­na.