Uno sguardo alle cause postmoderne dell’implosione demografica

Tradizione Famiglia Proprietà newsletter 13 novembre 2025

di John Horvat

Improvvisamente, ci troviamo di fronte a un inverno demografico. Lo abbiamo visto arrivare da decenni. Tuttavia, gli effetti di questa implosione demografica stanno ora iniziando a manifestarsi. Una nazione dopo l’altra segnala bassi tassi di natalità e invecchiamento della popolazione. Nessun paese è esente dalla sua devastazione. La mancanza di bambini sta iniziando ad avere gravi conseguenze economiche e politiche. Presto, le nazioni non saranno più in grado di mantenere le loro strutture di governo, sostenere le loro economie o provvedere alla difesa comune. Alcuni paesi rischiano addirittura l’estinzione.

È una prospettiva spaventosa perché la crisi sembra aver raggiunto un punto di non ritorno. Questa improvvisa situazione difficile ci ha colti alla sprovvista. Pensavamo che ci fosse tempo per prendere provvedimenti. Ora il problema sfugge a qualsiasi soluzione e definizione. La situazione è particolarmente catastrofica perché i tentativi di rallentare il processo sono stati inefficaci. Nessun incentivo monetario sembra essere sufficiente a far cambiare idea alle persone sul bisogno di avere figli, anche nelle società più tradizionali. Gli sforzi per stimolare le gioie di una vita familiare sono falliti. Questa crisi è anche volontaria e autoimposta. Innumerevoli donne e coppie sembrano intenzionate a rimanere senza figli. (1)

L’universalità della crisi indica qualcosa che va oltre i sistemi economici, l’identità etnica o altri fattori socio-politici. Fa vedere un elemento universale che riguarda tutta l’umanità e che causa questa sterilità volontaria, così contraria alla nostra natura umana.

Alla ricerca delle cause

Naturalmente, gli studiosi citano molte ragioni per spiegare la crisi. Molti giovani, ad esempio, sottolineano le difficoltà finanziarie che devono affrontare, come i debiti studenteschi, l’inflazione o gli ostacoli all’acquisto di una casa. Questi ostacoli finanziari esistono davvero e possono essere piuttosto formidabili. Nessuno nega questa realtà. Tuttavia, molti di quelli che scelgono di non avere figli sono in realtà in una situazione finanziaria migliore rispetto a quella dei loro genitori alla stessa età. Storicamente, sono spesso i settori più poveri della popolazione, e non quelli più ricchi, ad avere il maggior numero di figli. In effetti, alcune nazioni più povere hanno ancora tassi di natalità superiori al livello di sostituzione. La mancanza di denaro da sola non può spiegare la scarsità di figli.

Altri citano il cambiamento climatico e l’instabilità politica come motivi. Affermano di non voler mettere al mondo dei figli in un mondo d’incertezza e sofferenza. Tuttavia, le generazioni del passato non hanno mai permesso che il pericolo di catastrofi impedisse loro di avere una famiglia. Infatti, molti bambini nati in circostanze avverse, in seguito prosperano e conducono una vita di successo. Le avversità spesso servono a formare il carattere e a rendere i bambini migliori.

Altri ancora guardano dentro di sé e riflettono sulla una travagliata infanzia, segnata da abusi, divorzi e traumi. (2) Non desiderano imporre l’esistenza ai loro possibili figli senza alcuna garanzia che le stesse esperienze non si ripetano. La paura e l’incertezza pesano molto su questo settore, che spesso è scollegato dai tradizionali punti di riferimento di certezza, come la famiglia, la comunità e la religione.

C’è poi anche il puro egoismo, per cui le persone decidono di non avere figli giacché ciò ostacolerebbe gli avanzamenti di carriera o una vita di piacere. Vivono poi all’interno di sottoculture formate da individui simili. Preferiscono non essere disturbati da difficoltà nella loro vita e ammettono senza remore il loro desiderio intenzionale di non avere figli.

Non esiste un’unica ragione che spieghi completamente la crisi demografica. Tuttavia, tutti i non genitori citati sopra hanno alcune caratteristiche comuni derivanti da una mentalità individualista radicale. Queste persone considerano che costituire una famiglia è una mera opzione e hanno trasformato la decisione di avere un figlio in una scelta come qualsiasi altra. Non sentono di avere obblighi sociali o morali nei confronti del passato o del futuro della società. Non vogliono più i figli né li considerano come una benedizione che estende la loro esistenza e la loro eredità nel futuro. In altre parole, si è verificato un importante cambiamento di paradigma che mette in discussione le nostre premesse fondamentali sulla procreazione, sostenute da tempi immemorabili.

La visione individualista moderna

Questa riluttanza a riprodursi differisce di quella dell’inizio dell’epoca moderna, quando alcune persone evitavano o limitavano il numero di figli per indulgere nell’egoismo materiale o in un desiderio smodato di godersi la vita. Tali individui che potrebbero essere definiti “individualisti moderni” si concentravano più su se stessi che sulla comunità. Tuttavia, partecipavano a una comunità sociale che ancora riconosceva la necessità della perpetuazione, poiché la crescita demografica rende possibile la prosperità materiale. Queste persone moderne beneficiavano ancora di una società con bambini.

Tuttavia, sono anche responsabili della nostra crisi, perché erano individualisti riuniti sotto la bandiera del liberalismo che minavano la società in cui vivevano. Gli acidi dell’individualismo moderno e del liberalismo hanno gradualmente corroso le strutture esterne della tradizione, delle usanze, della famiglia e della comunità, perché ostacolavano il perseguimento del proprio interesse personale. Per quanto riguarda specificamente la famiglia, la mentalità liberale ha diminuito il desiderio di avere figli, ha reso la genitorialità qualcosa di “pianificato” e ha ridotto al minimo gli impegni familiari.

Il passaggio all’individualismo postmoderno

Orbene, l’individualismo postmoderno emerso dalla rivoluzione degli anni Sessanta offre una prospettiva diversa sulla vita e sulla sua riproduzione. La rivoluzione postmoderna non può essere compresa in termini moderni e non può essere definita secondo standard razionali. Il nuovo individualismo postmoderno è un’estensione e una radicalizzazione di ciò che l’ha preceduto. Non si accontenta di attaccare le strutture esterne, ma distrugge quelle interne – logica, identità e unità – impedendo così persino la gratificazione immediata. Si tratta di un individualismo che mette in discussione i fondamenti dell’essere e dell’esistenza. (3)

Una tale mentalità si scollega da tutto ciò che è più basilare, sostituendo la razionalità con sentimenti superficiali. Se la modernità ha atomizzato la società, la postmodernità ha diviso l’atomo. Quindi, invano si cercano ragioni filosofiche o psicologiche profonde che possano darci qualche indizio su come interpretare il dilemma demografico.

La postmodernità resiste ad ogni tentativo di approfondire i problemi e rimane sulla superficie delle cose, soffermandosi su simulacri piuttosto che sulla realtà effettiva. Si nasconde in un miscuglio di molteplici espressioni, anche contraddittorie, senza adottare uno stile specifico. Quando qualcuno cerca a lungo e con impegno un significato trova solo superficialità. Una superficialità che ci immerge in un mondo di emozioni, impressioni e sentimenti che prevalgono su qualsiasi considerazione profonda che vada aldilà di noi stessi. Ci si getta con passione in questi sentimenti superficiali che consumano, assorbono e rifiutano di estendersi oltre la soggettività.

La distruzione delle narrazioni

Senza logica, identità e unità come guida, tutto cade a pezzi. Una conseguenza dell’attacco della postmodernità alle qualità più elementari di noi stessi è la distruzione delle narrazioni che usiamo per spiegarci noi stessi. Tradizionalmente, ci definivamo all’interno della struttura di una storia, anche familiare, per dare significato e scopo alla nostra vita, nell’insieme di una narrazione basata sul passato ed evocativa del futuro. Tali narrazioni si estendevano ad altre istituzioni, comunità e nazioni, creando un quadro di qualcosa di più grande del proprio io e che imponeva degli obblighi.

La disconnessione postmoderna

Il postmodernista francese Jean-François Lyotard, nel suo libro del 1979 La condizione postmoderna, ha dichiarato la fine dei concetti del razionalismo scientifico del XVIII secolo che resero possibile l’odierna società industriale e capitalista. (4) Soprattutto, ha preso di mira le “grandi narrazioni” o meta-narrazioni che parlano del progresso storico e affermano concetti di valore morale universale e verità oggettiva all’interno di un quadro razionalista e occidentale. Una meta-narrazione è definita come “una grande storia o un quadro generale che pretende di fornire una spiegazione completa e universale dei vari aspetti dell’esperienza umana, della storia e della conoscenza” (5).

Le meta-narrazioni storiche, come quelle della Chiesa cattolica, del cristianesimo, dell’Illuminismo o dell’Occidente, trattano nozioni ampie e appaganti sul significato e lo scopo della vita. Queste grandi storie suscitano in noi il desiderio di prolungare la nostra esistenza negli altri. Sono meta-narrazioni che richiedono un grande sforzo per essere mantenute, promosse e rafforzate e che risultano dal lavoro costante di generazioni per costruire i canoni dell’apprendimento, dei costumi, delle usanze e delle leggi. All’interno di questo quadro, l’arduo compito di prolungare noi stessi è una conclusione logica, una sfida continua e persino un dovere sacro.

Gli acidi della postmodernità

Gli acidi corrosivi della postmodernità stanno distruggendo sia le nozioni di sé stessi che le narrazioni. Oggi rimangono solo frammenti delle nostre narrazioni, ma prive del contesto sufficiente a garantirne la continuità. Appaiono come strutture orfane di significato e oppressive che i seguaci della postmodernità risentono e abbandonano. (6)

I social media frantumano ulteriormente queste narrazioni, presentando una visione superficiale e riduttiva della realtà. Sono micronarrazioni idealizzate che non includono i bambini, poiché tutto è incentrato sul sé stesso e sul qui e ora e non consentono agli esseri non autonomi di emergere da esse. I pochi bambini nati all’interno di tali micronarrazioni sopravvivono senza contesto; sono persi e abbandonati. Non esiste un quadro di riferimento di una grande meta-narrazione che raccolga e dia loro un contesto e un significato.

Una rivoluzione di poco dinamismo

Ci si potrebbe aspettare che un cambiamento radicale di questa portata sia opera di rivoluzionari appassionati intenzionati a rovesciare il sistema. In questo modo, potrebbe essere più facile identificarli e combatterli. Questa rivoluzione ha avuto i suoi esponenti radicali, apparsi negli anni Sessanta, che hanno fatto da catalizzatori del cambiamento culturale. Tuttavia, essi sono scomparsi senza lasciare discendenti.

In generale, la metodologia della rivoluzione culturale frammentaria è quella di diffondersi lentamente, in modo impercettibile e contagioso attraverso il decadimento, l’inerzia e il torpore. Per usare una metafora del prof. Plinio Corrêa de Oliveira, essa «conquista e rovescia tutto con tutta la nonchalance di un Buddha sorridente».

Pertanto, coloro che rifiutano la maternità non si organizzano come attivisti radicali in grandi movimenti ecologici o sociali. Non hanno un quadro razionale, il che è coerente con le loro radici postmoderne. Questa rivoluzione contro la civiltà è la meno dinamica, ma la più pervasiva di tutte le rivoluzioni moderne. Non ha grandi ribelli o eroi immaginari che perpetuano i suoi miti, poiché odia l’idea stessa di eroi e miti. I suoi atteggiamenti sono definiti negativamente dalla mancanza di desiderio, dall’avversione al rischio, dall’indifferenza verso l’esistenza e dalla paura del fallimento. Trova soddisfazione solo nella fugace esperienza di ciò che sta nella superficie delle cose.

Il movimento per l’estinzione umana

Tali atteggiamenti portano naturalmente al nichilismo. Nel campo demografico, notiamo il movimento per l’estinzione umana. Questi antiumanisti sostengono che l’unica vera soluzione per la Terra sia l’eliminazione definitiva dell’umanità. Nel farlo, non mostrano alcuna passione perché cercano di liberarsi di tutte le passioni. Non possono registrare alcun ricordo di grandi imprese poiché considerano tutte le azioni umane tossiche e dannose. Il loro attivismo consiste in atti casuali di distruzione e ostruzione. Gli aderenti riducono l’umanità a esseri senz’anima che non sono altro che dati organizzati, e la vita è l’interazione di algoritmi naturali. (7)

Un autore antiumanista di spicco è David Benatar, autore di un libro dal titolo espressivo Better Never to Have Been: The Harm of Coming into Existence (Meglio non essere mai nati: il danno di venire al mondo). Egli sostiene che dare alla luce un bambino sia moralmente sbagliato e quindi invoca l’aborto, il suicidio e l’eutanasia. Egli porta l’impulso postmoderno al vuoto alle sue conseguenze più radicali.

Una passione per il banale

All’interno dei confini ristretti di un’esistenza senz’anima, le uniche passioni rimaste ai postmodernisti sono quelle superficiali, intense ma fugaci, che provocano sensazioni. Sono finiti i tempi delle passioni grandiose o lussuose che richiedevano fortune, impegno… e narrazioni.

Al loro posto ci sono piaceri banali e insignificanti, accessibili a tutti. La superficialità della postmodernità non diminuisce l’intensità delle sue emozioni fugaci sugli oggetti più banali, ma le intensifica. È un mondo da dosi di dopamina, mondi mistici confusi dalla droga o altri stimolatori che inducono le persone a volere ancora più superficialità e allontanarsi da qualsiasi impegno verso il futuro.

Questa superficialità partecipa a uno spirito di frenetica intemperanza che cerca di rimuovere i pochi freni che ci impediscono di liberare le nostre emozioni. (8) Infatti, più l’emozione è superficiale, più l’attaccamento è intenso. Più l’obiettivo è banale, più forte è l’attenzione rivolta al suo raggiungimento.

La confessione di Rousseau

Possiamo citare Jean-Jacques Rousseau che commenta la sua vita totalizzante ma superficiale. Il filosofo del XVIII secolo era noto per la sua celebrazione dell’io atomistico e autonomo, immerso nelle emozioni senza impegni. Questa citazione ci aiuta a capire cosa succede a coloro che si abbandonano a questo mondo superficiale, specialmente ai nostri giorni, in cui la cultura e la tecnologia amplificano la superficialità. Codesto atteggiamento aiuta a spiegare meglio il mistero della nostra crisi demografica.

già Rousseau voleva cambiare la natura umana

Commentando la sua vita di piaceri e intemperanza, Rousseau afferma: La spada consuma il fodero, come si dice talvolta. Questa è la mia storia. Le mie passioni mi hanno fatto vivere e le mie passioni mi hanno ucciso. Quali passioni, ci si potrebbe chiedere. Sciocchezze, le cose più infantili del mondo. Eppure mi hanno influenzato tanto quanto se fosse stata in gioco la possessione di Elena o del trono dell’Universo».

Una cultura dell’io senza impegno

La nostra cultura postmoderna porta con sé questo sottile messaggio rousseauiano di egocentrismo che dice ai giovani: vivete le vostre passioni senza sacrifici né sforzi. Non c’è bisogno di grandi piaceri. Cercate piuttosto le «sciocchezze» nella mediocrità che vi circonda. Tuttavia, fate di queste «cose infantili» gli oggetti del desiderio esistenziale. Non lasciate che nulla, men che meno un bambino piccolo, si frapponga tra voi e loro.

Questo invito alla banalità si riflette in generazioni che non riescono a crescere e mancano di ambizione. Un numero significativo di giovani vive con i genitori o gli amici. Evitano l’impegno del matrimonio, giocano ai videogiochi, pubblicano post sui social media, nutrono dipendenze e rimandano le responsabilità dell’età adulta e della genitorialità a un momento successivo o a mai.

Questa fuga dal significato non è esclusivamente colpa dei giovani. Dopo tutto, sono stati loro tramandati frammenti di cultura senza contesto o significato. Non trovano più sostegno nelle loro famiglie, ormai distrutte, o nella loro fede, che raramente viene insegnata. Non hanno radici cui ancorarsi in mezzo ai coriandoli frantumati delle meta-narrazioni che la nostra postmodernità offre.

Sono inoltre impantanati nelle abitudini d’immaturità prevalenti nell’istruzione moderna, che rendono loro più difficile avere la volontà e la disciplina necessarie per raggiungere gli obiettivi. Così, sono bloccati, incapaci di andare avanti, timorosi di assumersi impegni e disposti a bypassare ciò che un tempo era dato per scontato, cioè, i figli.

In effetti, la nostra società secolare e liberale, un tempo vivace, giace esausta e ha poco altro da offrire. Ha raggiunto gli estremi della sua intemperanza. Non avendo grandi progetti da proporre, ora offre quel poco che rimane in un mondo post-liberale (10) Le generazioni di oggi sono diventate banali come Facebook e TikTok, intrappolate in una mini-narrazione da cui è difficile sfuggire.

Mancanza di narrativa o di storia

La postmodernità produce società senza narrazioni, individui senza storia ed esistenze senza significato. Nella sua magistrale opera Rivoluzione e Controrivoluzione, il pensatore cattolico e uomo d’azione Prof. Plinio Corrêa de Oliveira scrive: «L’uomo contemporaneo non sa chi è, da dove viene, né dove va; non sa orientarsi, né comandare né obbedire, non sa pregare, soffrire o morire».(11)

In questo quadro generale di apatia, la procreazione perde il suo scopo. C’è poco da perpetuare, nulla da ricordare e tutto da dimenticare.

Un punto di svolta

osservazioni non significano che tutta la società segua questa orribile anti-narrazione. Tuttavia, abbiamo raggiunto un punto di svolta in cui un numero significativo di persone in tutto il mondo è entrato in questa oscura discesa rousseauiana verso una superficiale passionalità.

Si è raggiunto un punto di massa critica, che ha cambiato l’intera cultura e dominato aree chiave dell’attività umana. Anche coloro che rifiutano la postmodernità sono costretti a riconoscerne la potente influenza. Ad esempio, una volta che le persone accettano la nozione postmoderna di famiglia definendola come un’unione di qualsiasi cosa, la famiglia e i suoi frutti vengono distrutti. Al suo posto c’è un semplice accoppiamento di individui senza obiettivi o scopi. Questo dà origine alla abissale spirale degli attuali tassi di natalità, per cui nessuna somma di denaro potrà invertire la tendenza.

Pertanto, la postmodernità è la scelta obbligata di tante cose. S’insinua a tutti i livelli e in tutti i modi della società. All’interno del suo messaggio si nasconde la volontà di rompere con il passato e di non guardare al futuro. Da qui deriva la tragica riluttanza a riprodursi.

Motivi di speranza

Le osservazioni fatte potrebbero sembrare eccessive e prive di sfumature. Pertanto, dobbiamo qualificare queste conclusioni con alcune precisazioni.

Non tutti i giovani seguono questo triste percorso. Alcuni sono riusciti a liberarsi dalle catene della mediocrità superficiale abbracciando i resti di stabilità che si trovano nella famiglia, nella comunità e nella fede. Continuano a procreare, anche se in numero così ridotto che i loro sforzi non possono invertire la tendenza generale al ribasso. Queste anime coraggiose soffrono la pressione di un establishment liberale e di una cultura postmoderna che ridicolizza i loro impegni e mina i loro valori.

Potremmo anche menzionare un’altra tendenza che mitiga gli effetti della negazione postmoderna della realtà. Quando adeguatamente esposti alla bellezza e al significato della tradizione, un numero crescente di giovani esprime il desiderio di una narrazione del passato che hanno conosciuto. La seguiranno con passione.

La prova è chiaramente riflessa nel numero di conversioni alla fede cattolica tra i giovani, in particolare i giovani uomini, in tutto il mondo. Le loro testimonianze raccontano di un desiderio di trascendenza e autenticità che allontana dalla superficialità postmoderna. Questa apertura alla tradizione e alla religione riempie il vuoto esistenziale e bandisce l’accidia che tormenta le nuove generazionI. (12)

Tutti questi sviluppi sono occasioni di speranza, non di scoraggiamento. Sono punti di luce nell’oscurità. Riflettono la nostra immutabile natura umana, che è attratta dal bene, dal vero e dal bello, nonostante i tentativi di coloro che sperano invano di cambiare questa natura con le loro ideologie innaturali e demoniache. Essi testimoniano l’azione della grazia di Dio. Queste attrazioni affermano il nostro legame con un Dio trascendente che desidera la nostra santificazione e salvezza più di noi stessi.

Guardare oltre la scatola postmoderna

Non possiamo considerare la postmodernità come un fenomeno puramente naturale senza alcun legame con cause soprannaturali. Il rifiuto odierno di procreare è talmente contrario alla natura umana che presuppone l’esistenza di forze all’opera che impiegano mezzi potenti per superare i forti istinti e le pulsioni che hanno assicurato la sopravvivenza dell’umanità nel corso della storia. L’obiettivo dell’estinzione umana non potrebbe essere più contrario a ciò che significa essere umani.

Pertanto, questa offensiva non può essere attribuita allo slancio delle futilità rousseauiane e alle passioni sfrenate ma superficiali. Per avere un impatto così universale e simultaneo su nazioni così diverse, deve esserci una causa superiore e intelligente che orchestra questa offensiva contro la fertilità.

Dobbiamo vedere una dimensione religiosa del problema che va oltre la nostra natura umana. La volontà nichilista di non essere riflette una rivolta contro il Creatore da parte di coloro che odiano il cristianesimo e la sua influenza nobilitante sull’umanità. All’interno di questa prospettiva si può discernere il grido satanico di «non serviam» che echeggiò nei cieli durante la rivolta degli angeli caduti contro Dio.

ùDobbiamo quindi pensare al di fuori degli schemi postmoderni se vogliamo opporci a questa visione demoniaca e distorta dell’umanità.

Un concetto cattolico di cosa significhi essere umani

L’unico modo per combattere efficacemente questa visione è promuovere la concezione cattolica dell’umanità, secondo la quale ogni individuo ha un’anima immortale, creata a immagine e somiglianza di Dio, e un destino eterno. Quando si sostiene questo concetto dell’uomo, ogni vita umana è preziosa e deve essere difesa. Ogni nuovo essere umano dà una gloria unica e speciale a Dio ed è, quindi, una benedizione. Esultiamo nella felicità di dare alla luce un nuovo essere umano, poiché esso rappresenta una nuova aggiunta al piano di Dio.

Il dibattito sull’implosione demografica non può ignorare la lotta tra queste due visioni contrastanti dell’umanità: una celeste e soprannaturale, l’altra infernale e demoniaca. Non possiamo assumere una posizione neutrale o liberale di fronte ad avversari che si oppongono chiaramente al Piano Divino per l’umanità. Un simile atteggiamento porterà solo alla sconfitta, poiché combatteremo sul terreno di un avversario sinistro che avrà tutti i vantaggi.

La Chiesa cattolica ha delle soluzioni

necessità di ricorrere all’aiuto soprannaturale è resa più urgente dal fatto che il rifiuto della maternità ha raggiunto il punto di svolta. Naturalmente, molte nazioni stanno raggiungendo un punto di non ritorno, richiamando alla mente l’annientamento di molte nazioni profetizzato dalla Madonna a Fatima nel 1917 (13). La situazione non potrà essere invertita se non interverrà una forza superiore di potenza sproporzionata.

La Chiesa cattolica è particolarmente adatta ad affrontare questa crisi postmoderna, che è soprattutto una crisi esistenziale che mette in discussione le nostre premesse più fondamentali. Il ricco Magistero della Chiesa è pieno di tesori dottrinali che affrontano i dubbi esistenziali del nostro tempo. Essa dà certezza a coloro che soffocano nel dubbio. Irradia bellezza per riempire il vuoto postmoderno. Propone la bontà morale per dare significato alle nostre azioni.

Per superare la debolezza della nostra natura umana e le passioni rousseauiane, la Chiesa porta la grazia, che è la partecipazione creata alla vita increata di Dio. Questa grazia illumina il nostro intelletto, rafforza la nostra volontà e tempera le nostre passioni, così che diventiamo capaci di fare cose che vanno oltre la nostra natura umana.

Ricostruire le narrazioni

Nel corso della sua storia, la Chiesa ha accolto popoli pagani privi di narrazioni e li ha inseriti in una narrazione divina. Con questa azione, assistita dalla grazia, la Chiesa ha elevato questi popoli a far parte del suo Corpo Mistico, consentendo loro di fare tutte le cose in Colui che li fortifica (cfr. Fil 4,13).

Così, il Divino Redentore ha invitato i diversi popoli a superare la loro inerzia e il torpore delle loro volontà sconfitte. Contro ogni aspettativa, Cristo li ha salvati dalle devastazioni del peccato e li ha elevati a figli di Dio e coeredi con Lui del Regno dei Cieli.

Oggi ci troviamo di fronte a un simile vicolo cieco con la catastrofe dell’implosione demografica. Essa non è causata da ostacoli economici o timori politici. Sarà risolta solo quando affronteremo le questioni religiose e morali che danno significato e scopo alla vita e motivo per generare figli.

Ahimè, l’ideale della madre deve essere ripristinato. La volontà di sterilità sarà cambiata dalla Vergine Madre che ha dato alla luce il Verbo Incarnato. Ella è diventata l’archetipo per tutte le madri e anche per noi. Supererà questo grande pericolo se riporremo la nostra fiducia in lei.

Note

(1) Vedi Eduardo Porter, “Perché è così difficile risolvere il problema del calo delle nascite”, The Washington Post, 10 giugno 2025.

(2) Vedi Michal Leibowitz, “There’s a Link Between Therapy Culture and Childlessness” (Esiste un legame tra la cultura della terapia e l’assenza di figli), The New York Times, 30 maggio 2025.

(3) Vedi capitolo 12, “Postmodern Individualism: Splitting the Atom” (Individualismo postmoderno: la scissione dell’atomo), in John Horvat II, Return to Order: From a Frenzied Economy to an Organic Christian Society—Where We’ve Been, How We Got Here and Where We Need to Go (Ritorno all’ordine: da un’economia frenetica a una società cristiana organica – Dove siamo stati, come siamo arrivati qui e dove dobbiamo andare), (York, Pa.: York Press, 2013), 83-86. ( John Horvat II – Ritorno all’Ordine, pubblicato in Italia da Fede e Cultura, da una economia frenetica a una società cristiana organica, 2024, pp.456).

(4) Vedi Jean-François Lyotard, La condition postmoderne: Rapport sur le savoir (Parigi: Minuit, 1979).

(5) Becky Bahr, ed., “Metanarrazioni—Intro to Philosophy,” Fiveable.me, 2024, consultato il 24 giugno 2025, https://fiveable.me/key-terms/intro-philosophy/metanarrative.

(6) Plinio Corrêa de Oliveira, riunione della Commissione medica, 12 maggio 1991, Documenti Corrêa de Oliveira.

(7) Nel suo libro del 2023, Adam Kirsch riassume i fondamenti nichilistici del movimento per l’estinzione umana. Una premessa fondamentale è la negazione dell’anima. Egli afferma: “In primo luogo, sappiamo che la mente umana ha una base completamente materiale. Non esiste un’anima o uno spirito intangibile che occupa i nostri corpi; l’esperienza di essere un “io” è prodotta da processi chimico-elettrici nel cervello. Questo materialismo radicale è ancora osteggiato dalla maggior parte dei credenti religiosi, ma la scienza lo conosce da molto tempo. . . . Non esiste un abisso metafisico tra l’uomo e l’animale, o tra la materia animata e quella inanimata; l’unica differenza riguarda il modo in cui la materia è organizzata.” (Adam Kirsch, The Revolt Against Humanity: Imagining a Future Without Us [New York: Columbia Global Reports, 2023], consultato il 24 giugno 2025, https://www.thetedkarchive.com/library/adam-kirsch-the-revolt-against-humanity.)

(8) Vedi Horvat, Return to Order, 15–21.

(9) M. Cohen, trad., The Confessions of Jean-Jacques Rousseau (Harmondsworth, Middlesex: Penguin Books Ltd, 1953), 209, consultato il 24 giugno 2025, https://archive.org/details/in.ernet.dli.2015.507435/mode/2up.

(10) Molti oggi riconoscono l’incapacità del liberalismo di soddisfare i nostri desideri eterni. Libri come Why Liberalism Failed di Patrick Deneen hanno dato il via a una marea di pubblicazioni post-liberali che esplorano alternative.

(11) Plinio Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Controrivoluzione,2a (New Rochelle, N.Y.: The Foundation for a Christian Civilization, 1980), 25.

(12) Madeleine Kearns, “How Catholicism Got Cool,” The Free Press, 4 giugno 2025.

(13) Luiz Sérgio Solimeo, Fatima: A Message More Urgent Than Ever (Spring Grove, Penn.: The American Society for the Defense of Tradition, Family and Property, 2008), 50.