«Senza maestri, senza famiglia, senza Chiesa il futuro è minaccioso»

Rafael Alvira

Rafael Alvira

Agenzia ZENIT 22 novembre 2006

Avverte il Direttore dell’Istituto Impresa e Umanesimo

(Università di Navarra)

MADRID – Senza «le tre grandi colonne dell’educazione» – maestri, famiglia, Chiesa –, «un futuro minaccioso attende la società», perché le persone non possono umanizzarsi in modo giusto, avverte il Direttore dell’Istituto Impresa e Umanesimo (Università di Navarra, Spagna).

«Creato con dignità propria» è stato il tema affrontato dal professor Rafael Alvira venerdì nel contesto dell’VIII Congresso Cattolici e Vita Pubblica – iniziativa dell’Associazione Cattolica di Propagandisti (ACdP, www.acdp.es/) e della Fondazione Universitaria San Pablo-CEU (www.ceu.es/) –, un appuntamento su “La sfida di essere uomo”.

Spiegando alcuni equivoci attuali, il professor Alvira ha sottolineato l’idea dell’“autonomia dell’individuo libero” e la necessità che «usiamo questa autonomia per servire liberamente il prossimo», che ci porta nel sentire comune ad essere «degni di verità».

In senso contrario, non è degno colui che non ha il coraggio di «lottare nel bene per raggiungere una corretta autonomia» – ha proseguito –, o che strumentalizza «gli altri per propri fini egoistici», o colui che è un «”gregario” che serve senza vera libertà».

Il contrario della dignità è l’indegnità, «ma la cosa contraddittoria – il che non ha niente a che vedere con essa – è la volgarità», e questa – ha proseguito il professor Alvira – è stata definita da Cicerone come non saper cantare la grandezza, e da Seneca come il non saper distinguere l’apparente dal reale, e seguire le apparenze.

«Tutto ciò che è veramente reale possiede grandezza, mentre il mondo delle apparenze è quello della piccolezza di spirito» e – ha lamentato – «viviamo in un mondo di apparenze e in cui si rifiuta ogni autentica grandezza di spirito»; «siamo individualisti, cerchiamo continuamente sicurezza e viviamo di fantasticherie e superficialità». Al contrario, «colui che si rende conto di tutto il valore che ha ogni realtà» è la persona grata: la analizza, la studia, la assiste, la cura.

«Scoprire la forza della realtà, della vita, come dono, è captare la sua dimensione amorosa: la realtà mi viene data. E’ lì che intravediamo la creazione, perché l’amore crea e solo lui è creatore». E lì risiede “a vera ricchezza” «nella capacità di creazione, nella vita», ha riconosciuto.

«E l’esercizio di questa capacità che ci rende più grandi, che ci nobilita» – ha spiegato il professor Alvira –; «colui che fa crescere il sapere cresce e aiuta a crescere il sapere degli altri: per questo ha autorità»; «colui che fa crescere la giustizia governa bene», «cresce lui e fa crescere la vita degli altri: per questo il suo potere gode di riconoscimento»; «colui che fa crescere l’umanità cresce – lui e quest’ultima – nei suoi figli e li fa crescere come umani: per questo ha la straordinaria nobiltà della paternità e della maternità»; «colui che fa crescere tutto e “cresce” misteriosamente con la sua creazione è Dio: per questo merita la massima venerazione».

«Autorità, potestà, paternità, onnipotenza amorosa: queste sono le dignità – ha elencato –, e «senza di esse, o nella loro diminuzione, i nati come esseri umani non arrivano a umanizzarsi bene». Per questo, ha sottolineato, «senza maestri, senza famiglia, senza Chiesa – le tre grandi colonne dell’educazione – un futuro minaccioso attende la società»; da ciò deriva la necessità che l’essere umano accetti la dignità che gli viene offerta come essere creato e rispetti le dignità. Forse ci succede che, senza rendercene conto, non siamo quel che siamo – ha concluso –: esseri che devono conquistare la loro autonomia nel e attraverso il servizio».