Trasbordo ideologico inavvertito e dialogo (di Plinio Corrêa de Oliveira)

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(…)  Da molto tempo suonavano falsi al nostro orecchio i molteplici usi che in certi ambienti vengono fatti della parola “dialogo”. Intorno all’asse fermo di un significato residuale legittimo, notavamo che quella parola era manipolata, nel linguaggio quotidiano di questi ambienti e in certi commenti della stampa, in modo così forzato e artificioso, con audacie così sconcertanti e significati soggiacenti così vari, che sentivamo la necessità, forte come un imperativo di coscienza, di protestare contro questa trasgressione d’ogni regola di corretto linguaggio (…)

La crisi della civiltà (di Hilaire Belloc)

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La nostra civiltà, vale a dire la civiltà cristiana che oggi è diffusa in Europa e specialmente nell’Europa Occidentale, di dove si è propagata nel Nuovo Mondo, e che agisce come guida e maestra delle altre civiltà in Asia e nell’Africa Settentrionale, è arrivata a una crisi che è per essa un pericolo di morte

 

XX secolo. Per leggere il Novecento fuori dai luoghi comuni (di François Furet, Ernst Nolte)

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Il Novecento e i suoi totalitarismi, i gulag e Auschwitz, l’antisemitismo e l’Olocausto, il dopoguerra, la Germania di Adenauer e la Francia di De Gaulle, il ’68 e la caduta del Muro di Berlino. Due tra i massimi storici contemporanei ripercorrono le vicende salienti del secolo

Appunti di storia del Movimento cattolico in Italia (di Marco Invernizzi)

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Dalla Formazione all’Opera dei Congressi alla nascita del Partito Popolare 1874-1919 

Qual è il significato oggi, dopo una vasta ripresa storiografica del Movimento Cattolico soprattutto da parte di autori cattolici, di alcuni appunti di storia sulla vita pubblica e organizzativa dei cattolici italiani dalla breccia di Porta Pia alla nascita del Partito Popolare?

In numerose occasioni, papa Giovanni Paolo II ha raccomandato la necessità di una nuova evangelizzazione dell’Europa, ripartendo proprio dall’inizio della catechesi cristiana, di preamboli della fede e dai novissimi.

La società contemporanea è il risultato di un plurisecolare opera di separazione egli uomini dalle loro radici religiose e culturali: se alcuni contemporanei hanno avuto la grazia di convertirsi al Vangelo, infatti, non lo devono alla normale educazione ricevuta in questa società, almeno nella maggioranza dei casi.

Un mondo secolarizzato non produce cattolici: quelli che vi professano la fede sono il risultato dell’azione missionaria di una minoranza sostanzialmente estranea alla cultura dominante nella società scristianizzata.

Cristeros: Messico martire. Storia della persecuzione (di rev. prof. Luigi Ziliani)

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La guerra dei cristeros, gloriosa e sfortunata, costata dalle settanta alle ottantacinquemila vite umane, sembra essere considerata tanto dalla Chiesa quanto dallo Stato messicani un malaugurato incidente di percorso nel processo di avvicinamento fra Chiesa e mondo moderno.

Sul piano storico, siamo di fronte a un episodio dello scontro plurisecolare, nella sua versione armata e popolare, fra la Modernità, con i suoi processi di secolarizzazione delle culture e delle istituzioni politiche a fondamento religioso, e tali culture, pur residualmente di stampo sacrale tradizionale.

Sul piano politico, la “lezione messicana” contribuisce all’elaborazione di una nuova strategia anti cattolica nei confronti dei credenti, quella della “mano tesa”.

Dieci anni di illusioni. Storia del Sessantotto (di Michele Brambilla)


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(…) Dagli Usa alla Francia, dalla Germania all’Italia, un’intera generazione mostrò di non accontentarsi affatto di quel mondo, «così libero e così ricco», che i genitori avevano preparato per loro.

Diceva, il 16 giugno 1962, il primo manifesto programmatico della contestazione studentesca, quello di Port Huron, Stati Uniti: «Siamo figli della nostra generazione, cresciuti nel benessere, parcheggiati nelle università, e guardiamo al mondo che ereditiamo con sconforto». (…)

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L’Inquisizione sotto inquisizione (di Léo Moulin)

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«E’ evidente che non ho la minima intenzione di fare l’apologia della Inquisizione, e nemmeno di difenderla. Non ho alcuna simpatia per i tribunali speciali, quand’anche fossero creati per difendere lo Stato e la Società. Ancor meno nel caso della Religione».

«Ciò che mi propongo di fare è di studiare attentamente, obiettivamente, dai punto di vista sociologico e storico, questa sorgente di leggende che è divenuta l’Inquisizione».

«Si tratta di procedere ad un esame, il più radicale possibile, il più rigoroso e disincantatore, per riprendere un termine del grande sociologo tedesco Max Weber (1846-1920); un esame, cioè, animato dalla volontà di dissipare le immagini menzognere (non conformi allo stato attuale delle nostre conoscenze) che il nome stesso di Inquisizione non manca di suscitare».

Dalla introduzione di Leo Moulin

Elogio dell’Inquisizione (di Jean-Baptiste Guiraud)

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Al contrario di una certa vulgata l’inquisizione nacque per porre un freno alla reazione popolare e dei prìncipi alle eresie che minacciavano di sconvolgere e distruggere il tessuto sociale dell’epoca.


I tribunali ecclesiastici agirono con misericordia e clemenza, diventando un esempio di equità e giustizia per la loro epoca.

Un libro che chiarisce molti punti di una “leggenda nera” che ancora oggi sopravvive.

Le società di pensiero e la democrazia moderna (di Augustin Cochin)

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Le “sociétés de pensée” sono un reticolo militante di colti, diffuso sul territorio nazionale, una contro-aristocrazia che si oppone al Sovrano.

Le “sociétés” tendono a parlare a nome dell’intero e più autentico corpo sociale di cui si fanno interpreti. Anzi, tendono a porsi come la società.

Chi le guida? Certo, una regìa seleziona le parole d’ordine e dà il ritmo alla mobilitazione. Ma è una regìa molto particolare. Piuttosto che a una direzione esterna, una “société de pensée” è riconducibile a un meccanismo autogeneratore.

Il profilo sociale di questa connessione è una convergenza di spontaneismo e di calcolo strategico.

(traduzione del volume Les Societes de pensee et la democratie moderne)

La Santa Romana Repubblica (di Giorgio Falco)

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Non si può parlare di una chiesa latina estesa oltre i confini dell’Europa occidentale, alla ricerca di un’unità primigenia, ignorando il carattere di profonda omogeneità che, nel Medio Evo, l’Occidente andava progressivamente assumendo, distanziandosi sempre più dall’Oriente bizantino e, maggiormente, da quello islamico, oltre che dall’Estremo Oriente.

Non si può ignorare l’unità profonda e multiforme, che caratterizzava tutto il Medio Evo occidentale, costruendo una solidarietà, chiamata con più nomi, come Europa, Occidente, chiesa universale e, soprattutto, con “christianitas”.

Vedremo come il concetto di crociata o di guerra santa riunisse tutte le forze dell’Occidente cristiano in una singolare impresa, inconcepibile se si prescinde da quel carattere unitario, che offre ed implica al contempo tanti aspetti singolari.

Leggi anche: Il medioevo di Giorgio Falco