Unione Cristiani Cattolici Razionalisti (UCCR) 14 Luglio 2025
Cosa succede ai figli con il divorzio? Uno studio su 1 milione di bambini seguiti per 50 anni rileva conseguenze sociali drammatiche. E molto spesso non è meglio il divorzio di una famiglia infelice.
Il divorzio è ormai talmente frequente da rendere una famiglia intatta una rarità.
Mentre proprio recentemente il “New York Times” ha scritto che «il divorzio è un dono», di pari passo è diventata convinzione comune che crescere con genitori divorziati sia normale e tutti possiamo indicare conoscenti o amici cresciuti bene nonostante la separazione dei genitori.
Ma la ricerca non si basa su singoli casi e l’idea che “i figli del divorzio stanno bene” si scontra con evidenze concrete.
Un vastissimo studio del National Bureau of Economic Research degli Stati Uniti, condotto su oltre 1 milione di bambini e durato 50 anni, ha rivelato recentemente che il divorzio non è soltanto un evento familiare e traumatico, ma spesso danneggia il corso di una intera vita.
Confrontando fratelli cresciuti nelle medesime condizioni, i ricercatori hanno dimostrato che il divorzio è la causa, non solo un sintomo, dei problemi che si manifestano in età adulta.
Nuovo studio: conseguenze dei figli di genitori divorziati
Innanzitutto l’impatto economico: dopo la separazione, il reddito delle famiglie scende drasticamente, spesso a meno della metà, e non recupera mai del tutto; questa perdita perdura per almeno un decennio e si ripercuote sui figli, che guadagnano dal 9 al 13% in meno rispetto a fratelli più grandi, giunti al medesimo stadio di sviluppo prima del divorzio.
Ad essere compromesse sono anche la stabilità abitativa e le relazioni affettive: circa un terzo dei bambini si trasferisce entro il primo anno dalla separazione (spesso in quartieri a basso reddito) e molti si ritrovano a vivere a oltre 300km da un genitore, spesso il padre non convivente. Il tempo di qualità con entrambi i genitori diminuisce in modo significativo (entrambi lavoreranno di più), e il tessuto affettivo e strutturale del bambino si frammenta.
Alla luce di queste perdite materiali e relazionali, aumentano i destini avversi: aumenta dell’63% il rischio di diventare madre o padre adolescente, del 40% il rischio di finire in carcere, il 50% non si iscrive all’università, e aumenta il rischio di morte precoce fino al 45% in più rispetto ai figli di genitori rimasti uniti.
La forza di questo studio riguarda il metodo: come già detto, analizzando coppie di fratelli all’interno della stessa famiglia, i ricercatori hanno escluso variabili confondenti dovute a caratteristiche preesistenti, dimostrando che è proprio il divorzio in sé a generare le conseguenze negative, tanto più gravi nei bambini piccoli.
Come ricorda Grant Bailey (Institute for Family Studies), «gli effetti negativi associati al divorzio non derivano solo da problemi latenti in famiglia, ma dall’atto stesso della separazione».
Meglio il divorzio di una famiglia infelice?
“I figli del divorzio stanno bene” spesso è un mantra che ignora il peso oggettivo portato da questi bambini. Lo studio, tra l’altro, non si è posto l’obbiettivo di analizzare le conseguenze psicologiche ma più che altro sociali ed economiche.
Naturalmente il divorzio non per tutti è una tragedia: alcuni bambini riescono a superare le difficoltà e a prosperare, grazie alla loro resilienza o al supporto di un genitore, dei nonni, o di una comunità attenta. Ma la statistica è chiara: i rischi sono reali, significativi e persistenti.
Uno studio del 2014 ha addirittura rilevato (anche qui) che la morte dei genitori ha un impatto più breve e più debole sulla psicopatologia nella fase adulta, rispetto a quanto avviene in caso di divorzio dei genitori.
L’obiezione usata più di frequente a favore del divorzio è che sarebbe decisamente peggio vivere in una famiglia litigiosa che con genitori separati.
E’ vero se si tratta di una famiglia violenta, tant’è che entrando nell’ambito del matrimonio religioso, anche la dottrina cattolica ammette la separazione coniugale nei casi di maltrattamenti verso i bambini o tra i coniugi (oltre ad adulterio o abbandono).
Tornando in ambito civile, la sociologa B.D. Whitehead (Rutgers University), avvalendosi di una ricca rassegna di ricerche sociologiche e psicologiche, sostiene che l’impatto del divorzio e l’eventuale ingresso in una “nuova famiglia” rappresentano per i figli un danno molto più grave rispetto alla permanenza in una casa infelice.
Una famiglia litigiosa può sempre decidere di ripartire e di farsi aiutare, spesso proprio per salvaguardare il bene dei figli. In molti ci riescono, soprattutto se entrambi i coniugi ci credono veramente. Il divorzio crea invece un precedente irrimediabile.
Per chi volesse approfondire consigliamo, in italiano, i libri dello psicologo milanese Claudio Risè.
Una delle più profonde conseguenze del divorzio, spiega Risè, è quella di aver creato una “società senza padri”, con tutte le sue drammatiche conseguenze. Un fenomeno, quindi, ben lontano dall’essere un semplice cambiamento di status giuridico.