L’eutanasia in Europa

Abstract: L’eutanasia in Europa. Malati di mente, sordi, bambini, coppie “stanche di vivere”. Chiedi e avrai l’eutanasia. In Europa si sta diffondendo una frenesia di morte  spinta dal libertarismo e dal vuoto ideale e morale. Le  nostre società ‘progressiste’ hanno sempre più la pretesa di dominare e governare ciò che ossessiona la condizione umana: la sessualità e la morte?

Newsletter di Giulio Meotti 14 Luglio 2023 

La civiltà del vuoto erige altari all’orrore e al nulla

Malati di mente, sordi, bambini, coppie “stanche di vivere”. Chiedi e avrai l’eutanasia. Sembra l’epilogo di Stefan Zweig, è il libertarismo europeo al crepuscolo. Luce al neon avvolta nel buio 

di Giulio Meotti

Viene decisa la morte a 68 anni, per liberarsi dal carico (economico e sanitario) di una popolazione che invecchia. A quel “periodo fisso” si viene “deposti” in un Collegio, chiamato così perché lì, all’ombra dei forni crematori, per un altro anno si apprenderà a “morire bene”. Si calcola quanto risparmierebbero le casse dello stato da questa eutanasia di massa. “In media cinquanta sterline per ogni uomo e donna. Se la nostra popolazione dovesse arrivare a un milione, presumendo che solo uno su cinquanta abbia raggiunto il ‘periodo fisso’, la somma risparmiata dalla colonia ammonterebbe a un milione di sterline l’anno, che contribuirebbe alle nostre ferrovie, a rendere navigabili i nostri fiumi, a costruire i nostri ponti e a fare di noi il popolo più ricco sulla terra. E ciò sarebbe reso possibile da un provvedimento che fa il bene degli anziani più di quello di qualsiasi altra classe della comunità”. Il riposo forzato diventa “la deposizione” e la morte è la “cessazione prefissata dell’esistenza di coloro che altrimenti invecchierebbero”. Dai cancelli fino al “tempio” in mezzo ai campi correva un ampio sentiero dove erano stati piantati eucalipti e lecci, gli alberi della gomma per la generazione attuale e le querce verdi per quelle a venire. Il governatore alla fine viene deposto, ma è sicuro che l’idea del “Periodo Fisso” sarà raccolta dalle generazioni future. Aveva visto giusto.

Il grande scrittore vittoriano Anthony Trollope immaginava tutto questo nel 1882 nel suo romanzo Il termine fisso.

“Uniti anche nella morte”. Il Courrier International con questo titolo non racconta di Trollope, ma il nuovo balzo in avanti della legge sull’eutanasia in Olanda. Sempre più coppie sono aiutate a morire assieme nei Paesi Bassi, “una cosa mai vista prima nel paese”. Nel 2001, i Paesi Bassi sono stati il primo paese al mondo a legalizzare l’eutanasia attiva. Di fronte al notevole aumento del numero delle coppie che accedono a tale pratica, diversi attivisti denunciano una legge ormai alla deriva.

Secondo Kevin Yuill, direttore dell’associazione Humanists Against Assisted Suicide and Euthanasia, l’eutanasia appare troppo spesso come la soluzione di un problema sociale piuttosto che medico. “E’ altamente improbabile che lo stato di salute di due persone possa concordare su questo punto”, sostiene Yuill. Il numero di persone che muoiono nei Paesi Bassi con l’aiuto dell’eutanasia è aumentato del 14 per cento in un solo anno salendo a 8.720. La percentuale è più alta rispetto agli ultimi anni e ha portato la quota di decessi per eutanasia dal 4,5 al 5,1 per cento di tutti i decessi dell’anno scorso nel paese.

Nessuna ricerca scientifica è stata condotta per stabilire una ragione dell’aumento. Lo scorso anno sono stati aiutati a morire anche 288 malati di demenza, con un aumento del 34 per cento rispetto al 2021. Altre 379 persone anziane sono morte perché soffrivano di una moltitudine di malattie non terminali. Si tratta di un aumento del 23 per cento rispetto al 2021. Di queste, 58 erano coppie che hanno scelto di morire insieme.

“È la pretesa delle nostre società ‘progressiste’ di dominare e governare ciò che ossessiona la condizione umana: la sessualità e la morte?”, si chiede sul Figaro lo psichiatra infantile Christian Flavigny.

Prima la ricerca che accusa l’Olanda di mettere a morte i malati psichiatrici, chi soffre di autismo e disabilità intellettive. Poi il voto del Parlamento olandese per estendere l’eutanasia da 1 a 12 anni.

Sull’Olanda c’è altro su cui indignarsi, oltre al maschio che si definisce femmina ed è stato appena eletto Miss Olanda.

Death becomes them”. Così il settimanale americano Newsweek.

Nell’Ottocento nella città di Benevento fu rinvenuta una statua di Tanonius Marcellinus, console della Campania. Portava un’iscrizione notevole, che deve essere unica nella storia della civiltà occidentale. Lo descriveva come un “degnissimo mecenate, per le buone azioni che salvarono la popolazione dalla noia senza fine”.

La noia – taedium in latino – è oggi motivo di eutanasia nei Paesi Bassi.

L’eutanasia è praticata anche a chi è “stanco di vivere”, chi ha la malattia di Lou Gehrig, la sclerosi multipla, la depressione o la “solitudine cronica”. Nelle linee guida della Royal Dutch Medical Association l’eutanasia è concessa a chi ha “disturbi mentali e psico-sociali”, come la “perdita di funzionalità” e la perdita di autonomia sono considerati “criteri accettabili per l’eutanasia”. Il documento sostiene che il “concetto di sofferenza” è “ampio” rispetto alla sua interpretazione e include “disturbi della vista, dell’udito e della mobilità, cadute, confinamento a letto, affaticamento, stanchezza”.

Era il 1991 e l’Olanda iniziava a discutere di legalizzare l’eutanasia. Ai più sembrò una cosa doverosa: perché non aiutare a morire i morenti? C’era invece chi, già allora, avvertiva sul rischio dello slippery slope, il piano inclinato, la china. Il 1991 fu l’anno in cui Huibert Drion, giudice della Corte suprema, scrisse un articolo sul Handelsblad: “Mi sembra che molte persone anziane potrebbero trovare grande conforto se potessero avere un modo per porre termine alla propria vita in modo accettabile nel momento in cui sembra loro giusto”. Drion propose di legalizzare per tutti l’eutanasia oltre i 75 anni, sani e malati, e su richiesta. La parlamentare Pia Dijkstra ha depositato ora una proposta di legge per estendere l’eutanasia a tutti gli over 75, dopo che una ricerca del governo ha rivelato che diecimila olandesi con più di 55 anni hanno un forte desiderio di morire.

Quando le venne diagnosticato l’Alzheimer, la donna aveva fatto testamento biologico per ricevere l’eutanasia “quando lo riterrò il momento giusto”. Poi l’ingresso in una casa di cura per malati di mente. Viene sedata con una tazza di caffè e le praticano la prima di tre iniezioni. Si sveglia, si dimena, forse ci ha ripensato, e il medico, aiutato dalla figlia, la immobilizza e prosegue. Pochi minuti ed è finita. E’ lecita l’eutanasia per i malati di mente senza il loro consenso rinnovato? L’ Alta corte dei Paesi Bassi ha stabilito di sì.

I giudici olandesi hanno stabilito che la vita di un paziente psichiatrico può essere fatta cessare anche se il malato non può più esprimere chiaramente la propria volontà. Tenendo conto dello stato della paziente, il tribunale ha stabilito che il medico non doveva verificarne i desideri al momento della somministrazione dell’eutanasia. Nel 2017, dopo aver visto un aumento dell’eutanasia tra i pazienti affetti da demenza e di una crescita nella pratica della somministrazione di sedativi prima delle iniezioni letali, un gruppo di oltre duecento medici aveva firmato una lettera contro l’eutanasia sulla base di direttive anticipate dei pazienti psichiatrici. Il consiglio della Fondazione per la protezione dei pazienti ha parlato di “processo di assuefazione” in Olanda. La bioeticista Berna van Baarsen si è dimessa in segno di protesta dalla commissione che regola l’eutanasia dopo che, negli ultimi cinque anni, si è giunti al quadruplo del numero di decessi attraverso tale pratica nei pazienti con problemi di salute mentale.

“Eutanasia: viaggio nel paese della morte annunciata”. Lo scrive Le Point in un’inchiesta da brivido sul Belgio. Oltre il 17 per cento delle schede d’eutanasia registrate nel 2020 e nel 2021 riguardava “polipatologie”: combinazioni di condizioni non fatali, spesso legate all’età, come la vista, il cuore o i reni, artrosi…”. “Non è molto diverso dal premere il grilletto di una pistola: carichiamo la siringa, iniettiamo, in cinque minuti è finita”, dice Corinne Van Oost, che pratica l’eutanasia ed è una delle pioniere in Belgio delle cure palliative.

Questi casi di demenza però dividono i medici. La legge è chiara: affinché l’eutanasia sia possibile, la sofferenza deve essere insopportabile e la situazione clinicamente senza speranza, afferma la psicologa Ariane Bazan, docente all’Università della Lorena e alla Libera Università di Bruxelles. Come può valere nel caso delle patologie psichiche? Ogni giorno in Belgio otto persone in media muoiono con l’eutanasia. Come si legge nell’ultimo rapporto della Commissione federale di controllo e valutazione dell’eutanasia, nel 2022 sono state uccise nel paese con l’iniezione letale 2.966 persone, il 2,5 per cento dei decessi totali, il dato più alto dalla depenalizzazione della “buona morte” avvenuta nel 2002. Ben 513 persone (17,3 per cento) sono state uccise nonostante la loro morte non fosse prevedibile nel breve o medio termine.

Prima Shanti De Corte, una ragazza sopravvissuta agli attentati di Bruxelles nel 2016, ha presentato una richiesta di eutanasia per “sofferenze psichiatriche” e due psichiatri hanno accolto la sua richiesta. Quindi due gemelli, Marc ed Eddy Verbessem, sul punto di diventare ciechi, sono stati soppressi insieme. Poi è stata la volta di Nathan Verhelst, dopo un intervento chirurgico fallito per il cambio di sesso, e di Tine Nys, cui era stato diagnosticato l’autismo. Poi Nathalie Huigens, vittima di stupro, anche lei ha avuto accesso al programma eutanasia. Willem Lemmens, dottore in Filosofia e specialista in etica all’Università di Anversa, deplora il tabù attorno alla questione, o meglio il “non tabù” eretto a principio immutabile. “Molti psichiatri avrebbero obiezioni da fare ma non osano parlarne. La mancanza di un dibattito aperto sulla stampa è notevole: alcuni ideologi che si credono progressisti plaudono alla legge come ideale etico’”.

Di intellettuali e studiosi che si sono messi di traverso al “treno olandese” del progresso non se ne trovano molti. Uno è Andreas Kinneging, filosofo del diritto all’Università di Leida. “Questa proposta sugli over 75 anni è una logica conseguenza del sovranismo individuale. Ne è una conclusione quasi naturale. Il paese è pronto per questo ulteriore passo”.

Kinneging dice che in Olanda è al potere la seconda generazione postcristiana. “Il cristianesimo è finito qui due generazioni fa. Le chiese sono tutte vuote, ovunque. E le stanno trasformando in discoteche, appartamenti, anche nella mia strada una chiesa è diventata un caffè e un centro spirituale. Tra vent’anni ci saranno solo venti chiese in tutto il paese. La terza generazione postcristiana, la prossima, non avrà neanche quella sensibilità cristiana che un po’ permane e non avrà problemi di coscienza. Il limite di 75 anni è ancora molto cristiano e il prossimo passo sarà eliminare ogni limite. Sarà la death on demand. Il nichilismo ha una sua logica. E’ un fenomeno occidentale e avrete anche in Italia questa discussione nei prossimi anni. Io penso che la tradizione europea agostiniana, aristotelica, tomista, si oppone a questo tipo di estremismo individualista. Il cristianesimo ha un altro tipo di visione della vita umana”.

Perché l’Olanda arriva sempre prima? “Siamo solo il laboratorio di questi fenomeni, la frontiera della modernità, e forse ha che fare con il calvinismo. Quando la legge sull’eutanasia fu approvata, vent’anni fa, nessuno o quasi aveva capito che era un treno in movimento che non si ferma mai”. Che accadrà? “Due possibilità: una completa società di mercato e individualismo o una sorta di Ddr 2.0, dove lo stato controlla tutto. O una combinazione delle due. Si deciderà a piacimento di ogni fase della vita umana. E la chiameremo ‘dignità’. E’ una grande disputa metafisica e filosofica. E’ una guerra fra due princìpi. Spero in una rivolta, ma temo che non ci sarà”.

La domenica pomeriggio del 22 febbraio 1942, Stefan Zweig si stende sul letto nella sua casa in Brasile. Prende una dose di Veronal. Sua moglie, Lotte, lo accompagna. Si abbracciano. Un’immagine inquietante scattata dalla polizia è impressa nella nostra immaginazione: Zweig è sdraiato e tiene la mano della compagna, che appoggia la guancia sulla sua spalla. Il “mondo di ieri” era morto e loro non pensavano di avere domani.

Zweig amava citare Stendhal: “Quanto più uno vive per il suo tempo, tanto più muore con esso”. Il nostro sembra inghiottire la vita e la civiltà come una gigantesca bocca spalancata sull’abisso. I progressisti vedono una giostra illuminata a festa. Io, un grande sole nero che sorge a Occidente.

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Sull’Eutanasia in Europa, per approfondire:

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