Junipero Serra il santo odiato dalla sinistra

Junipero Serra. Un santo contro la Cancel culture

Abstract: Junipero Serra il santo odiato dalla sinistra. Viene considerato un eroe americano, eppure il padre missionario francescano si trova nel mirino del movimento rivoluzionario “Black Lives Matter” e della cancel culture. Diverse sue statue sono state abbattute o sono state comunque oggetto di vandalismi, benché lui sia colui che, in nome di Maria, ha conquistato i cuori dei nativi americani.  

Radici Cristiane n.179 Gennaio-Marzo 2023  

Junipero Serra. Un santo contro la Cancel culture

Viene considerato un eroe americano, per la Chiesa cattolica è santo, eppure padre Junipero Serra si trova nel mirino del movimento rivoluzionario “Black Lives Matter” e della cancel culture. Diverse sue statue sono state abbattute o sono state comunque oggetto di vandalismi., benché lui sia colui che, in nome di Maria, ha conquistato i cuori dei nativi americani.  

di padre Ambrogio Maria Canavesi

Negli Stati Uniti d’America, tra le vittime del movimento rivoluzionario denominatosi “Black Livers Matter” e della retrostante ideologia della cancel culture), ci sono state diverse statue di un famoso missionario spagnolo, san Junipero Serra (1713-84). Dopo i fenomeni di vandalismo, che già in precedenza avevano riguardato le sue statue a Monterrey e a Santa Barbara, durante i moti del 2020 sono state abbattute vandalicamente le statue di Los Angeles, mentre un’ufficiale rimozione è stata disposta dal Comune di Ventura. Eppure il Santo – canonizzato solo nel 2015 da papa Francesco – è uno dei due sacerdoti cattolici che meritano di figurare nel “santuario” degli eroi americani, la Hall of fame di Washington. Cosa c’è dunque dietro questa figura che, così come ha meritato la palma di eroe americano, ora è oggetto di un odio sfrenato?

La litania della West Coast

Junipero Serra il santo malvisto dalla sinistraChiunque abbia scrutato anche solo distrattamente la cartina della California non può non essersi domandato il motivo della straordinaria densità di nomi religiosi nella toponomastica. Tale concentrazione porta  una chiara impronta francescana: da San Francisco a Sant’Antonio, passando per San Diego e Santa Clara, senza dimenticarsi di Santa Rosa e Santa Maria de Los Angeles. Il motivo di questa litania  della West Coast va scovato nel fatto che tutte queste città si svilupparono a partire dalle missioni francescane, fondate da colui  che a vero titolo fu l’evangelizzatore di questa parte della California, san Junipero Serra. Eppure i preludi della sua vocazione non lasciavano presagire un futuro missionario così luminoso.

Nato a Petra, nell’isola spagnola di Maiorca nel 1713, san Junipero singolarmente ricalcò i passi di un celebre suo compatriota di circa quattro secoli prima, il beato Raimondo Lullo. San Junipero, entrato in convento giovanissimo, dimostrò tali doti intellettuali da essere nominato lettore di filosofia e teologia scotista, raggiungendo anche l’ambita cattedra di teologia all’università lulliana di Maiorca.

L’impegno intellettuale non soddisfaceva a sufficienza l’ardore apostolico del giovane frate, ma come cenere, che allo stesso tempo copre e protegge la brace, nel suo cuore crebbe sempre più il desiderio di dedicarsi direttamente all’espansione del Regno di Dio. Silenziosamente a questo ideale attrasse anche l’animo generoso di alcuni suoi discepoli, tra cui il padre Francisco Palou, suo primo biografo, che un giorno gli confessò la sua veemente spinta interiore a recarsi in missione.

Proprio in quei giorni padre Serra stava terminando una novena alla Purissima Concezione, perché la Madonna facesse chiarezza sulla volontà di Dio nella sua vita: la confessione del discepolo fu la risposta più eloquente. A 35 anni il frate maiorchino, ricevutala destinazione dai superiori, era così pronto a spendere tutte le sue energie per la conversione dei pagani d’America.

Un ginepro nel continente americano

Dopo i 35 anni trascorsi nella sua terra  natale, san Junipero ne avrebbe trascorsi altrettanti nella missione della Nuova Spagna, tra Messico e California: dopo otto anni (1750-58) trascorsi nell’evangelizzazione delle tribù messicane di Pame e Jonaces, ne trascorse altri otto nella predicazione di missioni popolari in Messico (1759-68). Ma fu il 1767 l’anno della svolta.

In quell’anno la Corona spagnola espulse dai sui domini tutti i membri della Compagnia di Gesù, preludendo alla generale soppressione dell’Ordine nel 1773. Per le missioni americane l’evento fu tragico, infatti da un momento all’altro nel Nuovo Continente vennero a mancare migliaia di missionari. Ma la tragedia si rivelò un’opportunità per  padre Junipero Serra: si ordine di re Carlo III i francescani del Collegio missionario di San Ferdinando vennero invitati non solo a rimpiazzare i gesuiti nelle missioni vacanti in California, ma anche ad avviare una spedizione nell’alta California, con la scorta e l’aiuto dell’esercito spagnolo.

Il motivo era anche squisitamente politico, in quanto si voleva impedire la penetrazione dei russi sulla costa americana, ma per i sedici francescani guidati dal cinquantenne padre Junipero si rivelò una impareggiabile opportunità missionaria. Difficile riassumere in poche pagine le imprese di san Junipero e quasi impossibile tracciarne un’agiografia, che lo metta a riparo dalle attuali accuse dei fautori della cancel culture, pertanto ci limitiamo a delineare alcuni tratti della sua spiritualità, ricordando subito il simpatico complimento del Superiore, che lo accolse in Messico: «Magari ci avessero inviato una selva di questi ginepri!»

Un vero francescano: figlio della croce…

Nel 1748 alla partenza da Cadice  il Santo ricordava ai compagni di viaggio l’ammonimento datogli da suo padre: «Figlio mio, i raccomando, cerca di essere un buon figlio di san Francesco». I fatti successivi dimostrarono come il benigno consiglio paterno non cadde nel vuoto: da buon figlio di san Francesco, padre Serra fu un vero figlio della Croce. La rudimentale croce missionaria che il santo ricevette alla partenza e le monumentali croci, che erigeva all’inizio di una nuova missione, non sono altro che un segno delle croci fisiche e spirituali che san Junipero Serra dovette sopportare.

La più evidente di queste non tardò a venire: due insignificanti punture di zanzara, rimediate dopo lo sbarco sul suolo americano, divennero ben presto delle piaghe dolorose, che mai si sarebbero richiuse durante le decine di migliaia di chilometri percorsi a piedi in 35 anni. Dop qualche tentativo medico, il Santo si convinse dell’incurabilità e rifiutò, pertanto, di curarle: «Lasciatele così come sono, tanto dobbiamo perdere tutto. Ci vuole troppo tempo per guarire questa vecchie ferite: ci penserà il medico celeste».

Alla croce di legno e a quella di sangue va accostata però la tremenda croce, che inevitabilmente si imprime nel cuore di ogni apostolo: quella delle difficoltà materiali, delle incomprensioni, dei contrasti, di tutto ciò che si oppone all’ardente desiderio di conquistare a Cristo tutte le anime! I lunghi anni in missione nell’Alta California, furono costellati da una continua serie di contrasti con le autorità civili e militari.

Oltre ad alcuni casi di violenza su donne e omicidi, i soldati spagnoli erano per lo più diffidenti verso gli indigeni e poco si interessavano dell’opera evangelizzatrice dei missionari. Se gli anni di governo del viceré Bucarelli furono caratterizzati da un’armonica collaborazione tra missionari e governanti, particolarmente dolorosa fu l’ultima fase della sua vita, quando l’illuminismo senza testa e senza cuore – impersonato dal governatore De la Croix – attuò una serie di restrizioni intollerabili: ai missionari fu impedito di fondare nuove missioni, fu sottratta loro qualsiasi funzione educativa, venendo ridotti al rango di “funzionari del sacro”.

Senza perdersi d’animo il nostro santo in questi anni percorsi in lungo e in largo le sue missioni, cresimando oltre 5.000 indigeni. Davanti a tutti questi ostacoli – e non unica anche la cronica mancanza di missionari (all’inizio ne aveva chiesti cento!) – fino all’ultimo padre Junipero non si scoraggiò, ripetendo a sé stesso: «Ho posto la mia fiducia in Dio e spero di poter giungere fino in fondo».

E figlio della Madonna

La croce più gravosa per padre Serra fu però quella di non vedere immediatamente il frutto dei propri lavori e dei propri sforzi. Gli indiani erano diffidenti verso i missionari e la presenza dei soldati li rendeva ancora più sospettosi, tanto che i primi esiti della missione furono desolanti.

Durante la celebrazione si una Santa Messa, padre Serra, girandosi, vide che, oltre ai soldati, non vi era un solo indiano e una lacrima rigò il viso del santo! Eppure ben preso san Junipero capì che in missione, per far trionfare la Croce di Cristo, era necessario ricorrere a Colei che per prima annaffiò il legno della Croce con le sue lacrime, perché l’arido tronco verdeggiasse, fiorisse e portasse abbondanti frutti spirituali. Già nelle prime missioni in Messico padre Serra si accorse della potenza del nome di Maria, quando, solo nel nome della Santissima Vergine, riuscì a bruciare gli idoli pagani.

Ancor più straordinaria l’esperienza che visse in California: raggiunti su fiume da un drappello di indiani, armati di archi e frecce, i frati non seppero fare altro che estrarre una rappresentazione dell’Addolorata.

Immediatamente i capi indiani cessarono gli schiamazzi e, davanti al quadro della potente Signora, deposero le loro armi. A San Diego fu lo stesso padre Serra a poter sperimentare quale portata di sentimenti religiosi fosse in grado di generare negli indiani la Santissima Madre di Dio: esposto un quadro di Maria SS. Col Bambin Gesù, gli indiani, inizialmente indifferenti ai missionari e ai loro riti, si avvicinarono immediatamente e, presi da tenerezza, incominciarono ad accarezzare e baciare la Madre Santissima e il Divin Figliuolo.

Compreso ch’era l’Immacolata la sola chiave per spalancare i cuori dei nativi americani alla grazia di Dio, le missioni californiane cominciarono ad avere successo. Spesso san Junipero, durante la preghiera personale e liturgica, era colto da lacrime, che scaturivano copiosamente a ricordo della bontà del Redentore, però niente lo faceva commuovere quanto il canto del Tota pulchra intonato dagli indigeni all’Immacolata: era la soddisfazione del Santo nel vedere i suoi indiani ricambiare l’amore di Colei, che li aveva amati per primi.

Per attendere i vero successo delle nuove missioni, con una crescita esponenziale delle conversioni e dei battesimi, tuttavia si dovette attendere la morte del Santo (1784), che proprio con le sue ultime parole promise che in Paradiso avrebbe continuato  a pregare per la missione californiana, proprio come la Santissima nostra Madre, che dal Regno dei Cieli continua ad intercedere per la salvezza di tutti gli uomini, siano essi indifferentemente bianchi europei, nativi indigeni, oppure neri condotti in catene dall’Africa. La Madre divina infatti vuole fare di tutte le genti un unico grande popolo – la santa Chiesa di Dio -, unito non da vincoli di sangue ma da vincoli di fede e di carità

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