In Cina migliaia di esecuzioni e l’Italia protesta per gli orsi

Cina-esecuzioniArticolo pubblicato su Il Giornale
dell’11 febbraio 2001

di Antonio Socci

Carne da macello, “razze inferiori” da abbandonare con indifferenza nella discarica della storia. Così sono sempre stati considerati i sudditi e le vittime delle tirannie comuniste. Lo confermano le ultime notizie provenienti dalla Cina cadute nel menefreghismo generale.

Prima notizia. L’8 febbraio sette persone sono state giustiziate a Shanwei, provincia del Guangdong, solo perché, secondo l’accusa (la difesa non esiste nella “giustizia del popolo”, avevano falsificato banconote (ricordate i programmi televisivi per un condannato a morte negli Stati Uniti?).

Seconda notizia. Huang Qi, 26 anni, sarà processato martedì prossimo per aver ospitato nel suo sito on line articoli dei dissidenti. L’imputazione, gravissima e assai rischiosa, è di voler «dividere la nazione e abbattere il potere politico dello Stato».

Terza notizia. Negli ultimi mesi più di 100 seguaci del gruppo buddista Falun Gong, perseguitato dal regime, sarebbero stati uccisi e migliaia sarebbero finiti in lager e ospedali psichiatrici. Per disperata protesta alcuni di loro, nei giorni scorsi, si sono dati fuoco in piazza Tienanmen.

Consideravo questo spaventoso panorama repressivo quando ho saputo che l’onorevole Carla Rocchi, sottosegretario alla Sanità del governo Amato, del gruppo dei Verdi, si è recata all’Ambasciata cinese a Roma a protestare energicamente. D’improvviso un lampo di speranza. Che però è durata poco.

Il rappresentante del governo italiano è andato a protestare, ma non per i diritti umani o per i crimini del regime, bensì per i maltrattamenti inflitti agli orsi in Cina. Ieri ha scritto sulla Repubblica, alla rubrica di Corrado Augias, una lettera vibrante, dove spiega di aver protestato a nome di «tutte le persone turbate dall’atroce sorte degli orsi». Nella lettera riferisce che «l’ambasciatore non voleva credere che rappresentanti del governo e del Parlamento si fossero mossi per la sorte degli orsi.

Sorpresa comprensibile, la sua. Egli sa di rappresentare qua in Italia uno dei regimi più sanguinari della storia umana, una tirannia che nei primi trent’anni, ha provocato 150 milioni di vittime (Population, annata 1974, n. 3, pagina 535), che ne ha fatti altri 3mila nel 1989 solo per reprimere le manifestazioni di piazza Tienanmen, che nel genocidio del Tibet tuttora in corso ha massacrato circa 800mila persone e – come ha spiegato il Dalai Lama – «non sono stati soltanto fucilati, ma percossi a morte, crocifissi, bruciati vivi, annegati, mutilati, affamati, strangolati, impiccati, gettati nell’acqua bollente, sepolti vivi, squartati o decapitati» (PA. Donnet, Tibet mort ou vif Paris, Gallimard 1990, p. 70).

Ebbene, che il governo della sinistra italiana, la quale non ha mai speso una parola per le vittime di questo mattatoio, si faccia vivo adesso in difesa degli orsi deve aver lasciato di sasso l’ambasciatore. Forse non ha colto la squisita sensibilità animalista. Naturalmente tutti noi siamo in apprensione per gli orsi le cui sofferenze Augias ha raccontato con prosa toccante. È giusto protestare (del resto in quel regime le violenze sulla natura sono enormi, come dimostra la devastante diga sullo Yangtze).

Il sottosegretario Rocchi e Augias sono arrivati ieri a esigere «un passo formale del nostro ministero degli Esteri». Ma – vorrei chiedere – solo per gli orsi? Se al tempo dei lager nazisti un ministro americano avesse protestato con la Germania per i maltrattamenti dei topolini nei laboratori, e – sapendo tutto – si fosse disinteressato dei detenuti di Auschwitz, che si sarebbe pensato?

Tutti sappiamo cosa accade in Cina. Amnesty lnternational informa che migliaia di prigionieri sono detenuti e spesso torturati per ragioni politiche o religiose. Secondo una pubblicazione ufficiale più di 100 di loro ogni anno muoiono per le torture. Tempo fa si è appreso di torture con elettroshock inflitte a bambini di sei anni in Tibet «per reati politici e religiosi»: la loro colpa era quella di aver scritto la parola “indipendenza” sul quaderno o di avere un ritratto del Dalai Lama. Questi “criminali anticomunisti” dovevano denunciare chi li aveva istruiti. Non solo.

Dei lager in cui sono detenuti bambini abbandonati o handicappati (perché la legge rende molto arduo per loro sopravvivere), lager in cui per le condizioni bestiali e le atrocità ne muore il 50 per cento (cioè migliaia), dopo lo sconvolgente reportage di Der Spiegel e la denuncia di Human Rights Watch nessuno sembra più interessarsi. Non Sono importanti come gli orsi.

I governi italiani della sinistra, per motivi ideologici e commerciali, si sono sempre guardati bene dal sollevare il problema dei diritti umani. Non ricordo il dissenso le proteste di Augias e della Rocchi quando, nel marzo del 1999, il presidente della Repubblica cinese Jiang Zemin è stato ricevuto qua con tutti gli onori. In un’occasione simile, di recente, il presidente del Consiglio Amato è insorto quando un giornalista italiano ha posto al premier cinese una domanda sui diritti umani. Era ritenuta un’ingerenza.

Lo scorso settembre furono arrestati tre vescovi cattolici. Il vescovo Tommaso Zeng Jingmu, ha 80 anni, si è fatto 32 anni di lager e mentre veniva portato via è stato selvaggiamente picchiato. Nelle stesse ore era in visita in Cina Oscar Luigi Scalfaro: non risulta che abbia parlato di diritti umani con Jiangzemin. Secondo le agenzie il suo incontro col tiranno fu «cordiale e affettuoso e cominciò con un lungo abbraccio». Jiang sottolineò gli eccellenti rapporti del regime cinese con l’Italia del centrosinistra e le loro posizioni “identiche o Simili” su molte questioni.

Augias e la Rocchi sanno anche che la Cina ha il record mondiale delle esecuzioni capitali, che vengono inflitte pure per reati minori e “d’opinione”. Vengono ammazzati a migliaia, con processi farsa, senza diritto di difesa. Poi vengono venduti gli organi di molte vittime. Ne ha parlato Amnesty International. Il dissidente Harry Wu, in collaborazione con l’Fbi, ha dimostrato che tale commercio arriva fino in Occidente. Chirurghi pronti aIl’espianto sono presenti alle esecuzioni. La vittima prescelta è uccisa con un colpo alla nuca o al cuore in base agli organi da prelevare. Ma Wu ha riferito anche il caso di una condannata a cui sarebbero stati espiantati i reni da viva in carcere: gli organi sono stati poi portati di corsa all’ospedale militare per essere trapiantati a un alto funzionario del Partito.

Di tutto questo il sottosegretario Rocchi e Augias non si occupano. Il ministro Dini dovrebbe attivarsi solo per i maltrattamenti agli orsi perché – dicono – «nessuno che abbia una sensibilità appena sufficiente può restare indifferente» alla «sorte degli infelicissimi orsi».