Rassegna Stampa Cattolica

Rassegna Stampa Cattolica

  • Home
  • Chi siamo
  • Consigli per la navigazione
    • Cercare nel sito
    • Fai conoscere Rassegna Stampa
    • Gli speciali
    • I nostri Link
    • Rassegna Stampa Issuu
    • Ricevi i nostri aggiornamenti
  • Gli speciali
  • Libri scaricabili
    • Chiesa
    • Chiesa – dottrina e morale
    • Chiesa – liturgia
    • Chiesa – modernismo e progressismo
    • Chiesa – santi e beati
    • Chiesa – storia
    • Comunismo e totalitarismi
    • Dottrina sociale
    • Evoluzionismo
    • Filosofia
    • Ideologia gender e omosessualità
    • Islam
    • Medioevo
    • Rivolta protestante
    • Storia
    • Storia italiana
    • Vari argomenti
  • Link
  • Privacy Policy di Rassegna Stampa
  • Rassegna PDF
  • Privacy Policy di Rassegna Stampa
Home » I cristiani d’Europa e il dialogo con l’islam

Cristiani «ingenui» nel dialogo con l’islam

Campagna antifumo, sarà un bene?

Nov 05

I cristiani d’Europa e il dialogo con l’islam

  • Di Redazione in Islam, Islam dialogo

Abstract: i cristiani d’Europa nel dialogo con l’Islam soffrono di “meaculpismo” che impedisce loro di comprendere i profondi cambiamenti che l’islam porta nelle nostre  società europee. Intervista ad un gesuita egiziano. I suoi consigli per non sconfinare in un multiculturalismo anonimo e indifferenziato 

Articolo pubblicato da Avvenire il 28 marzo 1999

Dialogo? I cristiani d’Europa soffrono di «meaculpismo»

Il dialogo? Una necessità dettata dalla storia, ma che va costruito senza mettere tra parentesi le rispettive identità. In un’Europa che ha perso la memoria delle radici crescono i complessi d’inferiorità, una sorta di «meaculpismo» che impedisce di capire i cambiamenti che la crescita dell’Islam può produrre nel tessuto sociale. 

Intervista al gesuita Samir Khalil

Il dialogo? Una necessità dettata dalla storia, ma che va costruito senza mettere tra parentesi le rispettive identità. In un’Europa che ha perso la memoria delle radici crescono i complessi d’inferiorità, una sorta di «meaculpismo» che impedisce di capire i cambiamenti che la crescita dell’Islam può produrre nel tessuto sociale. Parola di Samir Khalil Samir, egiziano, gesuita, docente all’Università Saint Joseph di Beirut e al Pontificio istituto orientale di Roma, autore di centinaia di saggi sui reciproci influssi tra cultura islamica e cristiana. Ma soprattutto, come tiene a sottolineare dal Libano, «arabo e cristiano: la dimostrazione vivente che è sbagliato identificare il mondo arabo con l’Islam, e che anzi proprio dalla nostra esperienza di minoranza in Medio Oriente può venire qualche utile insegnamento all’Europa che sta imparando a convivere con milioni di immigrati musulmani».

Perché parla di «meaculpismo» dell’Occidente nei confronti del mondo musulmano?

L’epoca coloniale  ha lasciato in eredità una cattiva coscienza legata alla preoccupazione di avere inquinato le radici storiche e culturali delle nazioni che erano state dominate, impedendo o ritardando un presunto autosviluppo in campo economico e politico. Un complesso di colpevolezza ce trae origine dall’errata sovrapposizione tra civiltà occidentale e cristianesimo, come se la Chiesa fosse responsabile degli errori commessi dai governi europei nel Terzo Mondo. Ma al fondo di questo equivoco c’è la crisi di identità dell’Europa, dove tutto viene messo in discussione in nome di un relativismo che finisce per penalizzare il cristianesimo e favorisce le cosiddette “novità culturali”: le spiritualità orientali, il New Age e anche la religione islamica vissuta come qualcosa di “esotico”. L’Europa ha dimenticato le sue origini ed è come se si vergognasse del suo presente diventando incapace di costruire un futuro. Esattamente il contrario di quello che Giovanni Paolo II chiede con insistenza: essere fieri delle proprie radici e a partire da questo costruire una convivenza tra culture diverse.

La presenza in Europa di milioni di immigrati provenienti da Paesi di cultura musulmana è una chance o può diventare un pericolo per la civiltà europea?

Molto dipenderà dalla possibilità di realizzare un’effettiva integrazione, in cui il rispetto delle loro specificità non metta in discussione i fondamenti su cui l’Europa ha costruito la sua storia. Vivendo in emigrazione, milioni di arabo-musulmani hanno imparato ad apprezzare la democrazia, il pluralismo, i diritti umani, la centralità della persona. E l’accoglienza ricevuta nelle strutture gestite dal volontariato ha contribuito a sfatare pregiudizi sul cristianesimo e la Chiesa, ancora molto radicati nei Paesi di origine – e questo è l’obiettivo più interessante – in Europa i musulmani possono apprezzare la positività tra religione e Stato, capire che la laicità non è l’anticamera dell’ateismo ma la possibilità di costruire una società che non discrimina sulla base dell’appartenenza religiosa, ma mette al centro la persona e i suoi diritti.

Il timore di una progressiva penetrazione islamica attraverso il canale dell’immigrazione è una teoria o una preoccupazione fondata?

Secondo alcuni esponenti islamici la tolleranza e la libertà di cui si gode in Europa rappresentano una chance per la diffusione dell’Islam, e in effetti qualcuno lavora per una “reislamizzazione” in chiave politico-radicale degli immigrati che vengono nei vostri Paesi per motivi fondamentalmente economici. Molto dipenderà dalle componenti che prevarranno nelle comunità in emigrazione.

Quale ruolo possono svolgere in queste dinamiche le moschee, che si vanno moltiplicando anche in Italia

Chiariamo innanzitutto che la moschea non è una “chiesa musulmana”. Oltre che luogo di preghiera è un centro di aggregazione dove si insegna l’arabo e il Corano e che assume una forte valenza sociale e spesso politica. C’è chi sostiene che le moschee permettano un maggiore controllo sociale delle comunità, che siano un antidoto alla ghettizzazione dei musulmani e un argine all’infiltrazione degli elementi più radicali, ma è difficile formulare un giudizio univoco: dipende dalle intenzioni di chi le gestisce. Non è un caso che in molti Paesi certe moschee vengono presidiate dalla polizia per prevenire disordino all’uscita della preghiera.

Quali strade intravede per un dialogo costruttivo tra cristiani e musulmani nel contesto italiano?

Chiarito che il dialogo è una  necessità dettata dalla vicinanza in cui cristiani e musulmani si trovano in seguito ai flussi migratori, credo che esso debba essere “esigente” e rispettare alcune condizioni senza le quali rischia di essere anonimo e improduttivo. Deve esserci da ambo le parti una forte carica di autenticità: presentare solo una parte della propria fede per paura di offendere, di deludere, o di dividere – come spesso fanno molti cristiani che vivono un complesso di inferiorità – è come dire una menzogna, e può confermare l’interlocutore musulmano nella sua convinzione che in fondo il cristiano è un credente che non ha ancora terminato il cammino per raggiungere la piena verità, che si troverebbe appunto nel Corano.

Da parte cristiana è importante testimoniare che fede e modernità possono camminare assieme, che la democrazia non è nemica della religione, che il principio di cittadinanza porta in sé anche quello della tolleranza e della tutela delle minoranze, senza per questo sconfinare in un multiculturalismo anonimo e indifferenziato che può diventare la premessa per la moltiplicazione di ghetti anziché favorire una reale integrazione. E se tutto questo diventerà patrimonio dei musulmani che vivono in Italia, col tempo potrebbero portare un influsso benefico nei paesi di provenienza. Mi permetta di aggiungere che da parte dello Stato ci vorrebbe più coraggio nei rapporti diplomatici con certi Paesi dove i cristiani vivono in condizione di emarginazione sociale e patiscono discriminazioni, anche se gli affari che si concludono con quei Paesi fruttano fiumi di dollari alla vostra economia.

________________________________________

I cristiani e il dialogo con l’islam. Per approfondire

L’accoglienza può produrre ghetti, l’integrazione richiede regole di ferro. Intervista a Khalil Samir

Il risveglio dell’islam e la crisi di identità dell’Occidente 

Cristianesimo e islam

  • islam, Islam dialogo

Redazione

LA SANTA MESSA TRIDENTINA

Genicot_cover

«Non è abbassando il senso del divino al livello umano ma cercando di alzarsi ai livelli soprannaturali che noi riusciremo ad attingere in qualche modo ai misteri divini».

Malcolm Ranjith, segretario della Congregazione del culto divino

CLICCA QUI

MUSEO GLOBALE DEL COMUNISMO

Articoli recenti

  • Non c’è niente come la ninna nanna di una mamma 14/06/2025
  • La Siria e la caduta di Assad: il ruolo della guerra cyber 10/06/2025
  • La vera storia dell’uomo e la scimmia: parenti sì, ma non così stretti 09/06/2025
  • L’impegno politico come vocazione civile e cristiana 09/06/2025
  • Perché nelle chiese moderne il Tabernacolo non è più al centro? 04/06/2025
  • L’errore dei Borbone fu inimicarsi Londra 04/06/2025
  • Un manifesto per ricostruire cattedrali 03/06/2025
  • 33 anni fa il golpe angloamericano del Britannia 03/06/2025
  • Umani e scimpanzé: il mito del 98% di DNA in comune 02/06/2025

Meta

  • Accedi
  • Feed dei contenuti
  • Feed dei commenti
  • WordPress.org

Categorie

  • A.Del Noce – scritti (44)
  • Aborto (284)
  • Africa (147)
  • Aids (15)
  • Al cinema (39)
  • Ambientalismo (332)
  • Arte sacra (20)
  • Benedetto XVI (181)
  • Bioetica (263)
  • Brigantaggio (3)
  • Buddismo (1)
  • Cambogia (7)
  • Cattolicesimo dem. (53)
  • Chiesa (2.233)
  • Chiesa ed ebrei (39)
  • Cina (163)
  • Comunismo (368)
  • Comunismo in Italia (165)
  • Corea del Nord (20)
  • Costume (226)
  • Cristiani e guerra (25)
  • Cristiani nell'islam (268)
  • Cristiani perseguitati (197)
  • Crociate (22)
  • Cuba (38)
  • Cultura e tradizioni (84)
  • Democrazia cristiana (30)
  • Demografia (118)
  • Demonologia (24)
  • Dialogo ecumenico (26)
  • Diritto (130)
  • Dottrina e morale (229)
  • Dottrina sociale (269)
  • Droga (90)
  • e-book (223)
  • Ecologia cristiana (20)
  • Economia (211)
  • Eresie cristiane (50)
  • Esoterismo (9)
  • Eugenetica (41)
  • Europa e UE (253)
  • Eutanasia (147)
  • Evoluzionismo (99)
  • Famiglia (349)
  • Fascismo (28)
  • Filosofia (83)
  • Fisco (56)
  • Genocidio armeno (11)
  • Grande Guerra (17)
  • Guerra di Spagna (33)
  • Ideologia ambientale (13)
  • Ideologia del gender (206)
  • II Guerra Mondiale (72)
  • Il 68 (42)
  • Immigrazione (217)
  • India (5)
  • Inquisizione (18)
  • Insorgenze (30)
  • Iraq (9)
  • Islam (384)
  • Islam dialogo (35)
  • Islam fondamentalismo (102)
  • Islam in Europa (153)
  • Islam in Italia (82)
  • Israele (22)
  • Italia contemporanea (18)
  • L'ONU (34)
  • Laicismo (117)
  • Libri (526)
  • Liturgia (108)
  • Magia (21)
  • Massoneria (69)
  • Medioevo (111)
  • Mondialismo (55)
  • Movimento cattolico (16)
  • Musica Rock (16)
  • Nazionalsocialismo (68)
  • No Global (8)
  • Nuove religioni (51)
  • Omosessualità (227)
  • Pacifismo (29)
  • Paesi e continenti (713)
  • Personaggi (445)
  • Politica (235)
  • Politica internazionale (184)
  • Politica nazionale (335)
  • Post-comunismo (50)
  • Progressismo (112)
  • Psichiatria (17)
  • Radici cristiane (8)
  • Razzismo (3)
  • Recensioni (1)
  • Resistenza (60)
  • Riforma (36)
  • Risorgimento (90)
  • Rivoluzione e controrivoluzione (142)
  • Rivoluzione francese (55)
  • Russia (65)
  • S.S. Leone XIV (7)
  • Santi (244)
  • Satanismo (24)
  • Scienza (144)
  • Scuola ed educazione (188)
  • Sguardo sul nostro tempo (522)
  • sinistre (16)
  • Socialcomunismo (103)
  • SS Francesco (97)
  • Stati Uniti (204)
  • Storia (691)
  • Storia italiana (366)
  • Tecnocrazia (31)
  • Tecnologia (27)
  • Terzomondialismo (29)
  • Totalitarismo (98)
  • Uncategorized (3)
  • URSS (130)
  • Utero in affitto (14)
  • Vietnam (1)
  • Welfare (7)
  • Privacy Policy di Rassegna Stampa

© 2025 Rassegna Stampa Cattolica.

Realizzato con il da Graphene Themes.