Best seller e pregiudizio

Pubblicato su Avvenire il 18 marzo 2005

In un affollato incontro il cardinal Bertone smonta le tesi del «Codice Da Vinci»: del tutto falsata la verità storica

 di Adriano Torti Genova.  

Di certo non è passato inos­servato il convegno «Il Co­dice Da Vinci… storie senza Storia», che si è svolto mercoledì se­ra a Genova presso la Sala Quadri­vium. L’appuntamento è stato or­ganizzato dall’Ufficio per la Cultura e l’Università della Diocesi figure per fare chiarezza e svelare menzogne e falsità contenute nel bestseller il Co­dice Da Vinci di Dan Brown, edito in Italia da Mondadori. Tantissimi i fe­deli, gli studiosi e i curiosi che han­no voluto ascoltare la relazione di Massimo Introvigne, fondatore e di­rettore del Cesnur (Centro studi sul­le nuove religioni), autorità indi­scussa nel campo dei nuovi movi­menti religiosi.

Fortemente voluto dall’Arcivescovo di Genova, cardinale Tarcisio Berto­ne, a lungo il braccio destro del car­dinale Ratzinger alla Congregazio­ne per la Dottrina della fede, il con­vegno è nato per rispondere ad una «urgenza pastorale» avvertita dai re­sponsabili della Diocesi genovese. L’ obiettivo era, infatti, quello di for­nire una prima risposta ai numero­si fedeli, tra cui tanti educatori e in­segnanti di religione cattolica, che quotidianamente devono fare fron­te alle accuse rivolte alla Chiesa cat­tolica dall’autore del libro.

Ma, su­bito, il convegno è diventato un ca­so internazionale. Della forte presa di posizione del cardinale Bertone si sono infatti occupate le maggiori te­state nazionali ed internazionali. Lo stesso Bertone ha avuto modo di af­fermare: «Confesso che non pensa­vo davvero che le mie affermazioni avessero l’eco che hanno avuto. Io, come pastore della Chiesa di Geno­va, ho solo pensato ai miei giovani e ai fedeli della mia Diocesi che han­no letto il libro è ho cercato di pro­porre loro una iniziativa di chiarifi­cazione e di confronto sulle tante menzogne che sono state divulgate con questo volume perché, la lettu­ra del libro ha creato disagio in tan­ti fedeli».

Un intervento, quello di Bertone, del tutto personale ma che, come lui stesso ha confidato, ha tro­vato un forte appoggio anche in tan­ti altri porporati e vescovi. II clamo­re suscitato dall’intervento dell’ar­civescovo di Genova è anche dovu­to al fatto che è stato uno dei primi, in ambito cattolico e, tra l’altro, a co­sì alto livello, a prendere aperta­mente posizione al riguardo.

Ma perché tanto accanimento con­tro un romanzo?

Una prima espo­sta l’ha fornita Introvigne quando ha affermato che «chi pone questa domanda, di solito non ha letto la pagina de Il Codice Da Vinci intito­lata “Informazioni storiche”, dove l’autore, Dan Brown, afferma che “tutte le descrizioni di documenti e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà”». In secondo luogo, come ha affer­mato Bertone, una presa di posi­zione era necessaria per contare «le menzogne e le falsità a proposi­to di Gesù Cristo e a proposito del­la sua morte e resurrezione, le falsità sulla Madonna, della presenza del­la donna nei Vangeli e nella storia della Chiesa» contenute nel volu­me.

In poche parole, ha continuato il prelato, quello che ha suscitato la reazione della Chiesa è stato «l’aver negato quello che don Giussani chiamava “l’evento cristiano”, cioè la passione, morte e risurrezione di Cristo». Tra l’altro il pastore della Chiesa di Genova ha affermato che il volume di Dan Brown ha trovato terreno fertile per la sua diffusione. «Ho già detto – ha continuato Ber­tone – che, se fosse stato scritto un libro simile non contro Gesù Cristo e contro il Cattolicesimo, ma contro Maometto, contro Buddha o con­tro la dolorosissima storia della Shoah falsificandone la verità stori­ca, credo che le reazioni sarebbero state molto maggiori».

In altre parole, alleato fedele alla dif­fusione del volume è stato «l’ultimo pregiudizio accettabile»,ossia il pre­giudizio anticattolico assai presen­te m questa epoca e così bene evi­denziato dal sociologo americano Philip Jenkins. «Senza dubbio – ha concluso Bertone -, la Chiesa del Terzo Millennio, guidata da Gio­vanni Paolo II ha prestigio, ma dà fastidio».

Brown e i suoi critici (non soltanto cattolici..)

Per dissentire dalle tesi che Dan Brown ha affidato al suo «Codice Da Vinci»- ma anche con «Angeli e demoni» c’è poco da stare allegri…- essere cattolici aiuta, ma non è indispensabile. Lo dimostra uno dei molti libri usciti sulla scia del successo e delle polemiche suscitate dal romanzo, «La verità sul Codice Da Vinci» di Bart D. Ehrman, che adopera la sua competenza di storico del cristianesimo smentire le fantasiose ricostruzioni di Dan Brown (pubblica Mondadori, lo stesso editore del «Codice» vero e proprio).

Ma anche tra le voci raccolte dal «dilettante» Dan Burstein nel suo «l segreti del Codice» (Sperlìng & Kupfer) sono numerose le contestazioni provenienti dall’ambiente degli storici del cristianesimo e dell’arte, altra disciplina allegramente saccheggiata da Brown.