Corrispondenza Romana 19 Novembre 2025
Negli ultimi giorni, in Italia, è tornato al centro del dibattito politico il tema della cosiddetta imposta patrimoniale. La discussione è stata rilanciata dai media dopo la dichiarazione della segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, favorevole a una forma di tassazione europea sui grandi patrimoni. A tale posizione ha replicato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, affermando che «finché la destra è al governo, non ci saranno patrimoniali».
La patrimoniale rappresenta un elemento ricorrente nei programmi della sinistra internazionale. Si ritrova, per esempio, anche nel programma politico del nuovo sindaco di New York, Zohran Mamdani, che sostiene politiche di prelievo sui grandi patrimoni per finanziare servizi pubblici e ridurre le disuguaglianze. L’idea di fondo è quella di un ugualitarismo teso a dissolvere ogni identità economica, culturale e perfino morale, a partire dalla famiglia e dalla proprietà, che sono due realtà connesse, perché la proprietà privata costituisce la base economica della famiglia, e, insieme, la condizione materiale della sua stabilità morale.
La proprietà può essere definita come la facoltà piena e legittima di disporre di un bene come proprio. Dal punto di vista giuridico, essa costituisce il pilastro dell’istituto del capitale. Ma il capitale non è un’entità autonoma: esso è, classicamente, il frutto del lavoro umano e, in senso etico, della virtù. Già Aristotele, nella Politica, osservava che la proprietà nasce non solo dall’attività produttiva, ma dall’uso ordinato della ragione e della temperanza (sōphrosýnē), cioè dalla capacità di contemperare istinto e previsione. L’accumulazione patrimoniale è dunque legata al governo prudente dei desideri e alla volontà di assicurare stabilità per sé e per i discendenti, ovvero per la propria famiglia.
Per la tradizione socialista, invece, la proprietà privata rappresenta la radice strutturale delle disuguaglianze. Nel Manifesto del Partito Comunista, Marx ed Engels scrivono in maniera esplicita: «I comunisti possono riassumere la loro dottrina in questa unica espressione: abolizione della proprietà privata»
Da qui il sogno utopico di una società in cui le differenze economiche siano ridotte fino quasi a scomparire, non solo in termini di reddito ma soprattutto di patrimonio. È importante sottolineare che, per la sinistra, “patrimoniale” non significa tassazione sul reddito annuale, bensì prelievo sul patrimonio accumulato, comprese case e beni ereditati. In questa prospettiva, si dovrebbe vivere soltanto del proprio lavoro presente, mentre la proprietà accumulata – frutto del lavoro passato – sarebbe da espropriare, o quantomeno da tassare pesantemente.
Una conseguenza diretta di questa impostazione è l’attacco al diritto ereditario, considerato dalla sinistra come un privilegio da abolire o ridurre al minimo.
Ma la possibilità di trasmettere i propri beni ai discendenti, all’interno di una famiglia, costituisce una delle principali motivazioni dell’impegno economico Se il proprietario sapesse di non poter trasmettere per nulla (o solo in minima parte) i suoi beni ai discendenti, dopo aver provveduto sufficientemente a sé stesso rinunzierebbe ad ogni sforzo ulteriore e finirebbe la vita consumando le sue sostanze prima di essere sorpreso dalla morte. Al contrario, la possibilità di trasmettere un patrimonio spinge il genitore a produrre molto di più di quanto avrebbe fatto se non avesse avuto figli.
La motivazione non è solo egoistica: rientra nella dimensione dell’amore naturale che lega il genitore ai propri figli e che costituisce la base dei loro sacrifici, anche economici, per assicurare un futuro ai figli. San Tommaso d’Aquino afferma che tra gli atti di carità naturale vi è anche quello di provvedere al bene futuro dei propri discendenti (Summa Theologiae, II-II, q. 31, a. 1, ad 2). Accumulare un patrimonio trasmissibile è un atto di responsabilità che lega le generazioni.
Se un genitore ama i propri figli, non risparmierà sforzi e sacrifici per accumulare un patrimonio che li ponga in condizioni favorevoli. La molla di questi sforzi è prima di tutto una legittima forma di amore del prossimo: chi, infatti, ci è più prossimo dei nostri figli, che dipendono da noi in tutto e per tutto? Accumulare una eredità da trasmettere ai figli è un desiderio naturale dei genitori. Negare la legittimità di questo desiderio significa affermare che il genitore ha con suo figlio gli stessi rapporti che con un estraneo. Significa, in una parola, voler distruggere la famiglia.
Mons. Henri Delassus lo spiega molto bene nel suo libro Lo spirito familiare, pubblicato dalle Edizioni Fiducia. La legge dello sforzo o, meglio ancora, il buon uso della libertà, non è solamente la legge imposta dal Creatore, ad ognuno di noi, per il proprio sviluppo individuale, ma è anche la legge dell’organizzazione sociale e del progresso della civiltà. Ogni uomo si rende conto che la società è il teatro d’un movimento di va e vieni perpetuo. Ad ogni istante vi sono famiglie che emergono dalle classi più basse per entrare nella classe media e vi sono molte famiglie borghesi che decadono e finiscono col precipitare negli strati più poveri della società.
La società libera è una società che permette questa oscillazione, in cui le famiglie possono elevarsi, ma anche decrescere, se cessano di esercitare virtù e prudenza. Non si obietti che la patrimoniale riguarderebbe solo i “milionari”. Una volta ammesso il principio, esso tende a espandersi progressivamente: la soglia viene abbassata, e la platea dei contribuenti ampliata, fino a coinvolgere qualsiasi proprietario. Lo scopo ultimo è ridurre l’autonomia economica del cittadino, rendendolo sempre più dipendente dallo Stato e trasformandolo in un ingranaggio della macchina sociale di ispirazione social-comunista.
Il dibattito sulla patrimoniale non riguarda soltanto una misura fiscale: esso esprime una visione del mondo. Chi sostiene la patrimoniale manifesta, consapevolmente o meno, una profonda diffidenza – quando non un’autentica avversione – verso la proprietà privata, verso la famiglia e verso tutto ciò che a queste realtà naturali è connesso.






