Aumento di transgender per contagio sociale, nuove conferme

Unione Cristiani Cattolici Razionalisti 16 Maggio 2025

Sulla rivista “Sexuality Research and Social Policy” viene documentata l’impennata del numero di giovanissimi transgender negli ultimi anni, individuando la causa nella diffusione di siti web e video sull’identità transgender. Ulteriore conferma della tesi del contagio sociale (ROGD).

Il numero di persone che si identifica come transgender è aumentato del 68% dal 2014 al 2023.

Il vertiginoso incremento è stato rilevato e documentato nello studio apparso su Sexuality Research and Social Policy.

L’elemento più inquietante è l’analisi dell’incremento in base alle fasce di età.

Aumento di transgender solo tra i giovanissimi

0,59% nel 2014 al 3,08% nel 2023, ovvero +422%), è quadruplicata tra i 25-34enni, ma è diminuita o non è cambiata in modo significativo tra gli over 35.

Forse è ancor meglio evidente se si guarda questo secondo grafico basato sull’identificazione come transgender in base all’anno di nascita:

Aumento di transgender solo tra i giovanissimi

Una delle autrici dell’indagine, Jean Marie Twenge, docente di Psicologia presso la San Diego State University, ha dettagliato meglio i risultati raggiunti in due articoli.

«Siamo di fronte a un chiaro cambiamento generazionale», ha spiegato Twenge nel primo articolo (anche qui), corredando la spiegazione con grafici molto interessanti.

Nel secondo articolo (anche qui), la psicologa ha cercato di spiegare le ragioni dell’esplosione di giovanissimi transessuali ne giro di un decennio.

I motivi: maggior accettazione o contagio sociale?

Twenge espone innanzitutto le spiegazioni a questo fenomeno che vengono fornite dalla sinistra e dalla destra politica. Negli Stati Uniti la polarizzazione politica è infatti estremamente pronunciata e qualunque spiegazione, anche scientifica, viene carpita dai Democratici o dai Repubblicani diventando una bandiera.

La sinistra politica, spiega infatti la psicologa americana, usa come spiegazione di questo fenomeno la maggiore accettazione sociale dei trans da parte della società.

Eppure, la stessa autrice, sottolinea la grande lacuna di questa tesi: non c’è stato alcun cambiamento di percentuale nell’identificazione come transgender tra gli over 35.

Se l’accettazione sociale fosse la risposta corretta, avrebbe avuto un impatto su tutte le fasce di età.

La destra politica, sostiene Twenge, userebbe come spiegazione dell’aumento repentino dei transgender quella del contagio sociale, ovvero che le idee sulla disforia di genere e il transessualismo si diffondono rapidamente tra le giovanissime generazioni, in particolare tra le giovani donne e nelle relazioni tra pari.

Ma anche questa tesi non convince la psicologa americana, avanzando l’obiezione che l’impennata di giovanissimi transgender si spiegherebbe considerando «fonti online e social media piuttosto che verso quelle di quartiere».

Transgender e contagio sociale, una tesi confermata

Secondo Twenge, la risposta più corretta sarebbe la più ampia diffusione «di siti Web o di video che descrivono l’identità transgender».

Anche se la stessa autrice del recente studio si affretta a dire che questa «non è la stessa cosa del contagio sociale», quello che scrive è proprio la tesi del contagio sociale!

Nella celebre ricerca scientifica pubblicata nel 2018 su PLOS ONE da parte di Lisa Littman, tra le prime ad avanzare questa tesi (definita tecnicamente Rapid-Onset Gender Dysphoria, ROGD), si spiega proprio che il fenomeno di crescita esponenziale di bambini ed adolescenti transgender è dovuta a contagio sociale derivante da meccanismi di coping disadattivi (emulazione sociale) e l’uso dei social media e di internet.

Twenge di fatto, individuando la causa nella disponibilità di molteplici fonti web sulla transessualità e sulla disforia di genere, avvalora la tesi del contagio sociale. E, allo stesso tempo, smentisce l’idea dell’essere “nati così” ma anche dell’aumentata accettazione sociale.

I feroci attacchi ai ricercatori dissidenti da parte della comunità LGBTQ+ hanno chiaramente creato un clima di tensione su questi temi, per cui è comprensibile (ma non giustificabile) la prudenza della psicologa americana.

Dovrebbe però tranquillizzarsi, la tesi del contagio sociale è diventata ampiamente diffusa nella comunità scientifica come autorevole spiegazione.

Innanzitutto è nata prima dell’indagine di Littman, viene ad esempio dettagliatamente descritta dalla psicoterapeuta e analista junghiana Lisa Marchiano sul Quarterly Journal of Jungian Thought nel 2017.

Ecco come viene spiegata: «L’insorgenza improvvisa della disforia di genere sembra essere correlata a due fattori. Uno è l’uso dei social media, migliaia di video fatti in casa raccontano le transizioni degli adolescenti in cui si celebrano i cambiamenti mostrando i toraci sfregiati dopo la mastectomia […]. I giovani possono trovare un sacco di validazione nei gruppi online, dove rintracciano la convalida della loro autodiagnosi di transgender. Il secondo fattore è avere coetanei che si identificano come trans. Stiamo vedendo ragazzi che fanno coming out insieme in gruppi di coetanei» (1).

In secondo luogo, lo studio di Lisa Littman, tanto criticato dagli attivisti arcobaleno, ha subito un secondo ciclo di revisione paritaria dopo la pubblicazione, il quale ha certificato era stato svolto correttamente (come confermato in un’email tra Plos One e il giornalista scientifico Jesse Signal).

Oltre ad essere diventato l’articolo scientifico più letto su Plos One (consultato oltre 450.000 volte), lo studio di Littman sul contagio sociale è stato citato nel 2022 come fonte bibliografica dalla prestigiosa Academie Nationale De Medicine di Francia (altro che “tesi di destra”!) e nella revisione indipendente del 2022 da parte del National Health Service del Regno Unito (“The Cass Review”).

Nel 2023 lo studio scientifico sul contagio sociale dei transgender è stato anche incluso nella bibliografia ufficiale del National Board of Health and Welfare di Svezia.

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(1) Marchiano L., Outbreak: On Transgender Teens and Psychic Epidemics, Quarterly Journal of Jungian Thought 2017