Mussolini pagato dagli inglesi

Abstrct: Mussolini pagato dagli inglesi

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Il Timone n. 226 Marzo 2023  

Mr Mussolini a libro paga

Spie, finanziamenti, interessi oscuri. Così, fin dalla Marcia su Roma, il futuro Duce venne aiutato dagli 007 britannici. Una vicenda rimasta a lungo nascosta di

Marco Luscia

Chi era Mussolini e come ha potuto organizzare il partito fascista e passare dal ruolo di agitatore politico a quello di capo del governo italiano? La sua ascesa è stata un fatto solo italiano, frutto di fortuna e abili intrallazzi con le componenti più conservatrici della piccola borghesia e degli agrari, o c’è dell’altro? Magari di influenze straniere? Per esempio un paese come la Gran Bretagna, può avere avuto una funzione essenziale nel sostenere l’ascesa del futuro Duce?

A questa domanda, in particolare, risponde in modo sorprendente l’ultima fatica di Giovanni Fasanella e Mario Josè Cereghino, Nero di Londra. Il volume, frutto di dieci anni di lavoro, è realizzato su fonti archivistiche. Da questi documenti possiamo dedurre come Mussolini non fu un “errore della storia”, nè tantomeno un solitario avventuriero che seppe fiutare il vento propizio per impadronirsi del potere.

Certo, il Duce fu anche questo, ma non solo questo punto Mussolini fu infatti sostenuto moralmente e finanziariamente, almeno fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, da una considerevole parte dell’establishment britannico. Ma procediamo con ordine, cercando di capire perché, e chi, sostenne l’ascesa del movimento fascista.

L’ingerenza del Regno Unito

I tre momenti essenziali che spiegano e giustificano l’ingerenza inglese dentro la politica italiana furono: il pericolo che l’Italia potesse sottrarsi al proprio compito di alleato nel primo conflitto mondiale (specie dopo la disfatta di Caporetto), assumendo posizioni neutraliste; il timore che in Italia potesse prevalere il bolscevismo che in quegli anni si affermava in Russia; in ultimo, la perdita, da parte degli inglesi, del controllo sul Mediterraneo, area strategica essenziale al fine di esercitare la propria egemonia commerciale, nonché un facile accesso al Medio Oriente ricco di idrocarburi.

Dunque tutto ciò, unitamente alla consapevolezza di come l’impero coloniale britannico stesse per andare incontro a un probabile declino, indusse l’atteggiamento dei vertici politici del Regno unito a sostenere l’ascesa di Mussolini. Le fonti archivistiche primarie che stanno alla base della ricerca di Fasanella e Cereghino dal 2001 sono le carte dell’archivio personale di Sir Samuel Hoare, conservate nella biblioteca di Cambridge; una volta desecretate furono a disposizione dei ricercatori. E’ studiando queste carte rese pubbliche che Fasanella e Cereghino hanno portato alla luce quanto narrato nel loro libro.

Sir Samuel Hoare in azione

Samuel Hoare

Ma chi è Samuel Hoare? Un rampollo dell’aristocrazia inglese nato nel 1880 che ha conosciuto un cursus honorum che lo porterà a diventare membro del Parlamento inglese e ministro degli Esteri nel 1935. In precedenza, però, Hoare – che appartiene al partito conservatore, il Tori party sostiene il movimento di opinione marcatamente reazionario, l’Anti-socialist union.

Questo movimento perseguiva, con mezzi di tipo squadristico, una lotta senza quartiere contro le idee socialiste ma anche contro il riformismo sociale promosso dalla sinistra del Liberal party. Si tratta di un movimento di estrema destra – detto anche degli irriducibili che usava la violenza sistematicamente nelle piazze e attraverso una stampa aggressiva e scandalistica.

Nel 1917 Hoare giunge in Italia come capo dell’intelligence militare britannica (Dmi) e, nel timore che il nostro Paese potesse assumere posizioni neutraliste che avrebbero di fatto favorito l’Austria-Ungheria, decide di applicare il metodo squadrista – sperimentato a Londra attraverso l’azione degli irriducibili -, finanziando copiosamente il giornale di Mussolini, Il popolo d’Italia, e sostenendo l’ascesa dei fasci di combattimento.

Ma seguiamo per un attimo il testo di Fasanella: «Sembra ormai certo, scrive Hoare al proprio governo, che i gruppi pacifisti italiani presenti in parlamento avrebbero battuto il governo con una maggioranza considerevole di voti. Ma questo disegno è fallito perché il partito della guerra ha avuto una reazione immediata sia alla Camera che nel Paese. E il motore della risposta è stata proprio la nuova formazione parlamentare del gruppo di difesa nazionale, che ha preso il nome di “Fascio italiano per la difesa nazionale”. Il suo programma è semplice, spiega Hoare: difendere Orlando [primo ministro italiano ] affinché continui a sostenere lo sforzo bellico»

«Un arruolamento nell’intelligence»

Tutto ciò accadrà, ovviamente, attraverso l’azione di uomini fidati che assolvano adeguatamente e celermente a questo compito come? Organizzando la stampa, controllando, finanziando e sostenendo il movimento degli arditi, dei reduci delusi, al fine di scongiurare lo sconforto montante in ampie fasce della popolazione, rimotivato l’orgoglio nazionale in funzione bellicista.

A tale scopo è individuato « Luigi Resnati, un frammassone repubblicano di spicco chiamato a lavorare in gran segreto dietro Mussolini […]. Maneggia il materiale infiammabile costituito dall’associazione dei reduci, dalle associazioni dei nazionalisti estremi e via dicendo». Per queste ragioni Hoare, agli albori del 1918, chiede a Londra altro denaro: «Somme che però – si si raccomanda – dovranno provenire direttamente dai fondi del Secret service Bureau al cui interno opera la Foreign section, che nel dopoguerra prenderà il nome di MI6. Sono fondi non tracciabili, quindi».

Anche i soldi che Mussolini dovrà ricevere dagli “inglesi”, a sostegno del giornale Il popolo d’Italia, dovranno pervenire attraverso canali non ufficiali. Osserva Fasanella: «non si tratta cioè di un normale sostegno finanziario da parte del Foreign Office a un foglio e un personaggio che sostengono idee gradite a Londra, ma di un vero e proprio arruolamento nei ranghi dell’intelligence britannica».

Di fatto, Hoare, per sostenere Mussolini apostrofato con l’appellativo «The Count», chiede al governo britannico una disponibilità costante di denaro. Nei giorni che precedettero la marcia su Roma, i vertici del movimento fascista si ritrovarono a Perugia, ospitati da Romeo Adriano Gallenga Stuart, un liberale umbro da anni agente di Samuel Hoare. Questi rapporti, queste complesse trame, che stanno dietro al formarsi e al consolidarsi del regime fascista spiegano l’atteggiamento tutt’altro che ostile, che in Inghilterra e Francia hanno a lungo tenuto verso Mussolini.

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Fasanella: «interesse inglese per L’Italia

proseguito pure dopo»

Giovanni Fasanella, giornalista, scrittore, studioso di molti segreti che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese. Autore di indagini fondamentali sul “caso Moro”, confluite nel volume Il puzzle Moro. Gli siamo grati per averci concesso questa intervista in occasione della pubblicazione di un’indagine che rivela attraverso documenti inediti i legami tra Londra e Mussolini, legami che hanno reso più agevole l’ascesa dell’agitatore e propagandista romagnolo, fino al ruolo di dittatore.

Come è nata qui cerca? Cosa la ispirata?

«Tutto è nato nel 2009, quando Mario Cereghino e io leggemmo sul quotidiano britannico The Guardian la notizia che a Cambridge esisteva l’archivio personale di Samuel Hoare. Prendemmo i faldoni, li fotografammo, li studiammo e infine, ecco il risultato: Nero di Londra. L’interesse di Cereghino e mio per gli archivi inglesi però è molto più antico, diciamo così punto risale agli anni della commissione parlamentare d’inchiesta sulle stragi e sul terrorismo, quella presieduta da Giovanni Pellegrino. Già allora erano emersi chiari indizi di un’ingerenza britannica nella politica italiana»

Quando e perché gli inglesi misero gli occhi su Mussolini?

«Subito dopo la disfatta di caporetto, nel 1917. Sapevano che il direttore del popolo d’Italia era già stato finanziato dai francesi sin dal 1914 per farne il megafono della propaganda interventista. Poi ci fu una sorta di passaggio di mano, diciamo così»

Cioè un filo rosso che collega i soldi inglesi che hanno alimentato il Risorgimento italiano con quelli destinati al Duce?

«C’è un filo rosso , sì. L’interesse inglese per l’Italia si rafforza quando i francesi cominciano a progettare lo scavo del canale di Suez a metà dell’Ottocento. Nella loro visione strategica, il controllo della penisola serviva a contenere l’espansionismo francese nel Mediterraneo e in Medio Oriente»

E’ l’Inghilterra che si è più servita di Mussolini o è quest’ultimo che si è più servito di tali finanziamenti?

«C’era evidentemente un rapporto di reciproca convenienza»

L’intelligence di Sua Maestà ebbe un ruolo anche nelle ultime ore del Duce? Si è parlato di documenti segreti che questi, prima di essere arrestato e poi giustiziato, pare avesse con sé.

«Se ne parla da decenni ma non abbiamo prove così solide come i documenti di Samuel Hoare sull’appoggio fornito a Mussolini prima di fondare i Fasci di combattimento, nel 1919, e poi per organizzare la Marcia su Roma, nel 1922»

Questo tipo di interesse inglese verso l’Italia è proseguito in qualche modo nel tempo e ha interessato anche i passaggi dalla prima alla seconda Repubblica e dalla seconda alla terza?

«Certamente»

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Hollywood a Piazzale Loreto?

L’esposizione a testa in giù di Benito Mussolini Claretta Petacci, Nicola Bombacci, Alessandro Pavolini e Achille Starace avvenuta a Milano, a Piazzale Loreto, il 29 Aprile 1945, fu uno spettacolo – oltre che molto macabro – per nulla casuale. E’ la tesi dello studioso Enrico Montermini, il quale, nel suo Mussolini e gli illuminati (Edizioni si, 2017) – libro che reca in appendice un contributo dello storico Giorgio Galli -, si sofferma su aspetti poco noti di quell’evento.

A partire dal fatto che a piazzale Loreto erano state allestite dieci, se non dodici postazioni sopraelevate di riprese video, con l’impiego di 200 e più operatori, incluso – pare – un giovane Luchino Visconti in qualità di assistente. Non è escluso, osserva Montermini, che quel giorno a Milano ci fossero pure operatori americani, dato che di professionisti di Hollywood comunque ci si servì per la propaganda di guerra alleata.

Di certo c’è che il girato originale e tutte le foto inedite di quel giorno sono tutt’ora negli archivi della Cia, coperti da segreto militare. Come mai? Secondo Montermini, perché la visione di quei nastri svelerebbe come i fatti di piazzale Loreto non siano affatto stati spontanei, essendo invece l’esito di una scena costruita, addirittura a sfondo esoterico. Solo ipotesi, chiaro.

Ma la presenza di operatori del cinema convocati per tempo, coi cadaveri spostati più volte quel giorno, alimenta il dubbio che il furore della folla, ecco, sia solo una parte della storia di piazzale Loreto. (Giuliano Guzzo)

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Si legga anche:

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Mussolini alla guerra per unire l’Europa