Clemente Solaro della Margarita (1792-1869)

I.D.I.S. – Istituto per la Dottrina e l’Informazione Sociale

Voci per un dizionario del pensiero forte 

diGiacomo Roggeri Mermet

1. La vita

Clemente Solaro nasce a Cuneo, nel Regno di Sardegna, il 21 novem­bre 1792 dal conte Vittorio Luigi Solaro della Margarita (1763-1849) — Margarita è un paese a pochi chilometri da Cuneo — e da Maria Gabriella Galleani d’Agliano (1771-1842). Nel 1803 viene inviato a studiare a Siena al collegio Tolomei, retto dai padri scolopi — appartenenti all’ordine dei Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie —, ma nel 1807, in seguito a un editto di Napoleone Bonaparte (1769-1821), che intima il ritorno in patria ai sudditi residenti all’estero, rientra a Torino, dove continua gli studi sotto la guida del sacerdote nizzardo Pietro Ricordi (1729-1829), ex gesuita, poi, dal 1809 al 1812, all’ateneo torinese, l’Accademia.

Nel 1809, a soli sedici anni, si prodiga per far conoscere la bolla con cui Papa Pio VII (1800-1823) scomunica Napoleone; nel 1812, ventenne, fonda la Società Italiana per la Promozione della Cultura Italiana, scrivendo e diffondendo bollettini periodici. Nel 1814 pubblica Il giorno di liberazione del Piemonte; nel 1815 diviene applicato all’Ufficio del­l’Avvocato Generale e l’anno successivo, a ventiquattro anni, entra in diplomazia quale segretario della legazione Sarda presso il Regno di Napoli a Napoli.

Nel 1824 sposa Carolina de Quesada di San Saturnino (1808-1882) ed è, nello stesso anno, richiamato a Torino per essere nominato incaricato d’Affari a Madrid l’anno successivo. Nel 1826 è promosso ministro plenipotenziario. Ritornato a Torino nel 1834 gli viene affidata una missione segreta a Roma e a Napoli. Nel gennaio del 1835 è nominato ministro plenipotenziario a Vienna, ma il 3 febbraio, in procinto di partire, riceve la nomina, prima temporaneamente e dopo poche settimane definitivamente, a segretario di Stato per gli Affari Esteri, carica che conserverà fino al 9 ottobre 1847, quando ne sarà esonerato da re Carlo Alberto di Savoia-Carignano (1798-1849).

Nel 1851 inizia una feconda stagione letteraria: in questo anno pubblica il Memorandum storico politico, nel 1853 Avvedimenti Politici e nel 1854 Questioni di Stato, quindi, nel 1856, Discorso alla Nazione e Discorso Se­condo alla Nazione. Nel 1860 dà alle stampe Opinione sull’annessione di alcuni Stati alla Monarchia e sulla cessione della Savoia e di Nizza alla Francia e Risposta all’opuscolo Il Papa ed il Congresso, e nel 1863-1864 L’Uomo di Stato indirizzato al governo della cosa pubblica. Fra i suoi scritti si annoverano anche operette giovanili, opere ascetiche e di erudizio­ne. Muore il 12 novembre 1869, a settantasette anni.

2. L’età della Restaurazione

A partire dal 1814, con la Restaurazione che riporta sul trono del Regno di Sardegna re Vittorio Emanuele I di Savoia (1759-1824), la resistenza cattolica alla Rivoluzione esce dalla clandestinità: la Compagnia di Gesù, soppressa nel 1773, viene ristabilita, gli istituti religiosi vengono potenziati, mentre il cuneese venerabile Pio Bruno Lanteri (1759-1830) nel 1817 fonda e dirige a Torino l’Amicizia Cattolica, che continua l’opera dell’Amicizia Cristiana, nata verso il 1775, nella stessa capitale, con carattere di segretezza a opera del gesuita svizzero Nikolaus Joseph Albert von Dieβbach (1732-1798), ex ufficiale, calvinista convertito al cattolicesimo.

Intorno all’Amicizia Cattolica si raccolgono molti aristocratici piemontesi che hanno compreso l’importanza di un’azione restauratrice in opposizione ai princìpi rivoluzionari. Il più celebre è il torinese marchese Cesare Taparelli d’Azeglio (1763-1830), che diventa segretario del sodalizio.

In campo politico, Solaro della Margarita, che incarna l’uomo politico cattolico operante con lo spirito del missionario, è certamente l’interprete principale della resistenza cattolica. Egli si sforza di realizzare la verità cristiana negli atti politici e di ostacolare la Rivolu­zione nelle forme in cui si presenta nel suo tempo: difende i principi contrapponendoli alle ideo­logie che trionferanno nel secolo XX portando con sé immani tragedie e persegue — secondo l’espressione del biellese conte Emiliano Avogadro della Motta (1798-1865) — il «regresso», cioè il ritorno della società ai princìpi eterni e immutabili. Fra altri operanti in questa importante stagione contro-rivoluzionaria, oltre a questo aristocratico biellese, autore del famoso Saggio sul socialismo, si segnala il savoiardo conte Vittorio Amedeo Sallier de la Tour (1774-1858).

3. L’uomo di Stato

Dal 1835 al 1847 Solaro della Margarita regge la segreteria di Stato per gli Affari Esteri e di questa permanenza è testimonianza la sua opera più conosciuta, il Memorandum storico politico, un diario-testamento, dove si può cogliere la perfetta coerenza tra la fede professata e l’impegno politico. Egli inizia la sua attività avendo come programma quello di contrastare con tutti i mezzi offerti dalla sua carica la Rivoluzione italiana e di consigliare il re nello stesso senso. Così, all’inizio del suo ministero, entra subito in contrasto con i liberali nelle discussioni relative al Codice Albertino circa il matrimonio, difendendo la permanenza alla Chiesa degli atti dello Stato civile. Quindi polemizza ancora con i liberali non condividendo la loro avversione nei confronti dell’impero asburgico e la loro idea d’ingrandire il Regno di Sardegna in direzione del fiume Ticino, cosa che considera «fra le meno probabili» da raggiungersi a seguito di trattati e possibile solo «dopo sanguinose guerre»: perciò auspica una espansione in altre direzioni.

Nel 1836 è a fianco di re Carlo Alberto che — nonostante le proteste del Regno di Francia e del Regno Unito — sostiene don Carlos di Borbone (1788-1855), fratello e legittimo successore di re Ferdinando VII (1784-1833) sul trono spagnolo, nella guerra contro la regina Isabella II, pure di Borbone (1830-1904); l’anno seguente è impegnato a rispondere al governo inglese in merito a uno strumentale attacco sulla que­stione dei valdesi in Piemonte.

Nel 1839 ristabilisce la nunziatura apostolica nel regno, sospesa nel 1751 da Carlo Ema­nuele III di Savoia (1701-1773), e negli anni successivi sostiene, contro il pensiero dei rivoluzionari, che i concordati e le convenzioni con la Santa Sede hanno la stessa forza dei trattati conclusi con altre potenze.

Nel 1845 promette aiuto e appoggio diplomatico ai Cantoni cattolici svizzeri che si uniscono nel Sonderbund, una «Lega separata», in difesa delle loro tradizioni contro il governo federale in mano ai laicisti radicali. Con il 1846 iniziano ininterrotti gli attacchi all’opera di Solaro della Margarita da parte dei liberali, sempre più alimentati dallo spirito rivoluzionario, soprattutto dopo l’occupazione della piazzaforte di Ferrara da parte dell’impero asburgico. Re Carlo Alberto lo esonera dall’incarico l’11 ottobre 1847.

Solaro della Margarita torna alla politica attiva nel 1854, quando viene eletto deputato al parlamento nel collegio di San Quirico, oggi nel Vercellese, un collegio poi smembrato dal torinese conte Camillo Benso di Cavour (1810-1861) onde impedirne la rielezione nel 1860.

4. Il pensatore

Lasciato il ministero e dopo la pubblicazione del Memorandum storico-politico, dà alle stampe Avvedimenti politici, in cui, a completamento dell’opera precedente, espone i princìpi della sana politica, cioè il «pensiero forte» di un cattolico vocato alla vita pubblica, con tratti talora assai polemici nei confronti delle moderne dottrine sul tema.

L’Uomo di Stato indirizzato al governo della cosa pubblica, scritto negli ultimi anni della vita, è diviso in quattro libri: nel primo tratta delle qualità personali necessarie all’uomo di Stato, nel secondo di quelle dell’uomo di Stato in azione e negli ultimi due illustra con ampiezza e con profondità i princìpi sociali necessari per amministrare.

Così Solaro della Margarita scrive che la politica è «materia d’altissima importanza, principalissima scienza» fondata su massime fisse, su princìpi che sono certi, e che l’uomo di Stato — «[…] che non si trova come una pianta in ogni giardino» — deve possedere, fra le altre, una qualità indispensabile: la scienza politica, «[…] da cui s’imparano quali siano i diritti, le condizioni di una società ben ordinata, quale sia il modo di mantenere la sua indipendenza e di ben indirizzare le sue relazioni cogli Stati esteri». L’autore prende in esame anche i rapporti fra la politica e la religione: ricorda che «[…] senza religione non v’è salute per la cosa pubblica», si dichiara timoroso di funeste conseguenze per quegli uomini di Stato che osteggiano le pratiche religiose e li ammonisce affermando che «[…] quegli uomini cui essi hanno tolta la religione, toglieranno loro l’autorità». Se nel pensiero di Solaro della Margarita non vi è spazio per la separazione fra fede e politica, fra Chiesa e Stato, non vi è nemmeno per la loro confusione. Egli non vuole «[…] convertir gli uomini di Stato in ferventi cenobiti», ma è convinto che, facendo il loro dovere di credenti, servendo lo Stato, «[…] faranno forse più, e non certo meno, di quel che può farsi a pro della religione nei chiostri».

La scienza politica non deve porsi in opposizione all’autorità divina: se molti non cattolici sono encomiabili perché seguono i buoni principi nella politica, non per ubbidienza alla Chiesa ma per la naturale rettitudine del loro cuore, tanto più è primario dovere per i cattolici camminare per la via retta vivendo nel grembo della Chiesa, che sola è maestra di morale evangelica e quindi sola vera interprete della sana politica.

Se la scienza politica, ancora, è la principale scienza di un uomo di Stato, la religione ne è la principale virtù: questa non deve mancare all’uomo di Stato, al quale tocca riconoscere che l’autorità ha origine divina — «Per me reges regnant» (Prov. 8, 15) — e non risiede nel popolo. Se i reggitori dei popoli regnano per volere di Dio, regnano per compiere la volontà di Dio, che a tal scopo li delega, e non perché possano fare quanto a loro piace. La sovranità non risiede nel popolo, perché altrimenti si cadrebbe nell’assurdo del popolo sovrano e suddito nello stesso tempo.

Quando una nazione è felice? Quando persegue il suo fine che non può essere diverso da quello dei singoli, cioè Dio, dal momento che la nazione è «riunione […] d’uomini». Solaro della Margarita ricorda che, come per il singolo il raggiungimento del fine richiede la con­servazione della vita e dei beni della famiglia, così per la società necessita di «[…] provvedere a quanto conviene per mantenerla in fiore», «[…] di camminare nella via della virtù onde corrispondere ai disegni del Creatore che non vuole disordini, vizi e delitti nel mondo, nè negli individui, e nemmeno nella massa del popolo». Si devia invece dal fine, se si curano solo gli interessi materiali.

Nell’opera il politico cattolico tratta poi di finanze, di istruzione, di industria e commercio, di agricoltura, di problemi militari e di altri argomenti ancora, rivelando una mente di ampie prospettive e di vasti interessi; né manca d’inter­venire su argomenti che oggi si direbbero ecologici, quasi prevedendo certe catastrofi naturali come conseguenze di uno smodato desiderio di ricchezza delle generazioni a lui contemporanee che, dimentiche dell’importanza delle foreste, le abbattono senza freno.

5. Attualità di Clemente Solaro della Margarita

Il conte Clemente Solaro della Margarita, cattolico esemplare e fine politico, combatte la Rivoluzione così come al suo tempo si presenta: questa concretezza è la sua grande lezione, unita alla sapienza che, straordinaria, riluce nelle sue opere e nel suo operato. Grazie a questa sapienza e a questa concretezza egli prevede le logiche conseguenze dei gravi errori politici del suo tempo: a lui, agli uomini di buona volontà del suo tempo come a quelli delle età seguenti, rimane solo — scrive in L’Uomo di Stato indirizzato al governo della cosa pubblica — il compito di «[…] radunare i materiali che servir possano a riedificare allorchè a Dio piacerà che si restauri il retto sentire della ragione umana».

24 ottobre 2018

Per approfondire: Clemente Solaro della Margarita, Avvedimenti politici, 3a ed. accresciuta con la ristampa di tre opuscoli di argomento politico, Fiaccadori, Parma 1867 (nel sito web (https://archive.org/details/avvedimentipoli00marggoog/page/n20); Idem, L’uomo di Stato indirizzato al governo della cosa pubblica, 2 voll., Speirani, Torino 1864 (nel sito web https://archive.org/details/luomodistatoind01marggoog/page/n5  (vol. I); https://archive.org/details/luomodistatoind00marggoog/page/n6  (vol. II); Idem, Memorandum storico politico, F.lli Bocca, Torino 1930 (nel sito web https://archive.org/details/bub_gb_pNPYJVFwLNwC/page/n7); Idem, Lezioni di politica (antologia di scritti), Il Pensiero, Catanzaro 2018. Su di lui, Michele Monaco, Clemente Solaro della Margarita. Pensiero ed azione di un cattolico di fronte al Risorgimento italiano, Marietti, Torino 1955: Carlo Lovera e Ilario Rinieri S.J., Clemente Solaro della Margarita, 3 voll., Bocca, Torino 1931; Alessandro Augusto Monti della Corte, I grandi atleti del Trono e dell’Altare, Gatti, Brescia 1929, pp. 138-152; Isabella Rauti, I paladini della reazione. Il pensiero antirisorgimentale in Italia nella prima metà dell’Ottocento, Settimo Sigillo, Roma 1987, pp. 45-54; e Nicola Del Corno, Gli «scritti sani». Dottrina e propaganda della reazione italiana dalla Restaurazione all’Unità, Franco Angeli, Milano 1992, pp. 178-258.