La fine della storia è appena finita  

Tradizione Famiglia Proprietà

newsletter 26 Febbraio 2022

di John Horvat

Nel 1992, il politologo americano Francis Fukuyama pubblicò il suo famoso libro, La fine della storia e l’ultimo uomo. L’autore affermava che la caduta della Cortina di ferro aveva segnato una pietra miliare di immensa importanza per l’Occidente

Sosteneva che la fine della Guerra Fredda non era solo “il passaggio di un periodo particolare della storia del dopoguerra, ma la fine della storia in quanto tale: cioè, il punto finale dell’evoluzione ideologica dell’umanità e l’universalizzazione della democrazia liberale occidentale come forma finale di governo umano”.

Prendendo in prestito da Hegel e Marx la teoria dell’evoluzione degli eventi, predisse che d’ora in poi la democrazia liberale sarebbe stata la forma finale di governo per tutte le nazioni. Non ci sarebbe stata alcuna progressione successiva verso un sistema alternativo.

Una narrazione che finora ha zoppicato

Gli eventi successivi hanno messo in crisi questo suo scenario da “fine della storia”. Il terrorismo, le guerre islamiche, la polarizzazione ideologica, tutto sembrava cospirare contro il Prof. Fukuyama, aggiungendo nuovi capitoli al suo libro di storia da lui chiusa. Tuttavia, per tutto il periodo successivo alla Guerra Fredda, il sistema liberale democratico è rimasto la forma ideale di governo. Il mondo globalizzato ha standardizzato le economie utilizzando la struttura e i protocolli sviluppati nella democrazia liberale. La narrazione di Fukuyama avanzava zoppicando perché nessuna alternativa credibile la contestava.

Con l’invasione dell’Ucraina, tuttavia, la fine della storia è appena finita. La democrazia liberale appare debole, autodistruttiva, disorientata. Alternative forti non solo sono all’orizzonte, ma stanno avanzando nel panorama sotto forma di carri armati e movimenti di truppe.

La crisi ucraina è un altro momento fondamentale in cui due visioni del mondo entrano in conflitto: democrazie liberali e regimi autocratici.

Entrambe le parti sono in crisi

Il momento che ora arriva ci mostra che entrambe le parti sono in crisi.      Da un lato, la democrazia liberale è in stato di subbuglio. Le istituzioni di base come la famiglia, la comunità e la fede stanno andando in pezzi, distruggendo il tessuto sociale. L’ala radicale del liberalismo sinistrorso è impegnata in un comportamento suicida, mentre cerca di distruggere le strutture sociali ritenute troppo oppressive. I meccanismi dello stato di diritto che permettono al sistema di risolvere i problemi attraverso processi pacifici e legali si stanno rompendo. Di conseguenza, le cose stanno diventando violente e instabili all’interno dei regimi liberaldemocratici.

D’altra parte, i regimi autocratici che si oppongono alla democrazia liberale sono ugualmente in crisi. Affrontano implosioni demografiche incombenti a causa di una morale erosa o politiche demografiche draconiane. Le loro strutture sociali sono anche in disordine a causa della corruzione diffusa. Tuttavia, i duri meccanismi del potere governativo sono messi in atto per dare una parvenza di direzione a una società irrimediabilmente in decadenza.

Due sistemi nati dalla modernità

Così, uno scontro tra due sistemi in decadenza si mette in moto – riavviando i processi di quella storia che si supponeva conclusa. Tuttavia, sarebbe sbagliato assumere che ambedue i sistemi siano diametralmente opposti. Entrambi sono prodotti della modernità e condividono le stesse filosofie. Possono differire nei metodi ma si trovano d’accordo sulla visione moderna dell’umanità e della storia.

Entrambi i sistemi hanno camminato sulla strada della decadenza al punto che ora vogliono rovesciare le strutture oppressive che li trattengono. La democrazia liberale intende eliminare le strutture sociali che, come i radicali sostengono, promuovano un’oppressione sistemica. I regimi autocratici vogliono distruggere le strutture politiche internazionali (come la NATO) che sostengono l’ordine post-bellico.

Così questo conflitto non rivela tanto un disaccordo politico quanto un cambiamento di paradigma verso un mondo antioccidentale.

Il bersaglio è l’Occidente

L’obiettivo della guerra ucraina è la distruzione dell’Occidente come concetto. Infatti, tutti i media parlano della distruzione dell’ordine post-Guerra Fredda e raccontano che è una sfida all’egemonia occidentale. Nessuno contesta che sia questo il bersaglio.

Tuttavia, la maggior parte dei media non allude alle pericolose alternative che potrebbero sostituire l’Occidente. La Russia, la Cina e i loro stati clienti vedono l’Occidente come un sistema ingiusto che va soppiantato da un mondo decostruito, riciclando a questo scopo vecchi errori basati sul nazionalismo, sul marxismo, sullo gnosticismo, aggiungendovi persino certi elementi mistici. Che si tratti del sogno eurasiatico panslavo della Russia (di Aleksandr Dugin) o della “nuova era del socialismo con caratteristiche cinesi” di Xi Jinping, l’enfasi schiacciante è il loro anti-occidentalismo e pro-marxismo.

Da parte loro, le società liberaldemocratiche stanno mettendo in discussione la loro occidentalità. Per esempio, la Teoria Critica della Razza (1) e altre ideologie considerano l’Occidente come la radice di tutti i mali presenti nelle istituzioni.

Così, l’Occidente affronta nemici interni ed esterni che cercano di abbattere le sue strutture geopolitiche e le alleanze militari che sostengono l’egemonia occidentale. Questi attacchi arrivano in un momento di grande decadenza occidentale, di leadership patetica e di disarmonia pandemica.

Perché l’Occidente è preso di mira

La ragione dietro questa attenzione laser sull’Occidente non è arbitraria. Non è una questione di regioni geografiche più o meno equivalenti che combattono tra loro. I regimi autocratici non stanno reagendo alla degenerazione della morale occidentale che merita ogni condanna. In effetti, condividono la stessa depravazione, anche se si manifesta in modo diverso.

L’ostilità anti-occidentale si concentra sui piccoli resti dell’ordine cristiano che ha costruito l’Occidente. Le radici della civiltà occidentale sono basate sulle istituzioni, la morale e le verità cristiane che rendono possibile il vero ordine e il progresso. Così, l’attuale conflitto si rivolge contro questa struttura morale ora in rovina così come a quelle strutture ispirate dalla Chiesa: lo stato di diritto, la gerarchia, la logica classica e il pensiero sistematizzato che hanno elevato l’Occidente ed esercitano ancora influenza. Finché questa piccola piattaforma esiste, deve essere salvaguardata.

L’Occidente va difeso. Questo non si fa con il conflitto di due ceppi decadenti della modernità. La loro lotta non risolve nulla. Il vero obiettivo dovrebbe essere quello di difendere i resti dell’ordine cristiano in Occidente come trampolino di lancio per un pieno ritorno all’ordine. L’Occidente deve opporsi, internamente ed esternamente, agli errori decostruzionisti che prendono di mira questi resti e minacciano di gettare il mondo nel caos.

Tuttavia, la difesa dell’Occidente sarà efficace solo con una rigenerazione morale che deve includere l’azione divina, come previsto dalla Madonna a Fatima.

La fine della storia è finita. La storia è di nuovo in movimento. L’Occidente tornerà all’ordine?

Note

1). La teoria critica della razza (CRT) è un movimento intellettuale e sociale interdisciplinare di studiosi e attivisti dei diritti civili che questionano l’intersezione di razza e legge negli Stati Uniti, sfidando i tradizionali approcci liberali alla giustizia razziale.

Fonte: Tfp.org, 24 febbraio 2022.  Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia