Europa: il dopo Ecofin

ecofinpubblicato su Avvenire del 30 novembre 2003

Infranto il patto potrebbe tornare la politica

di Maurizio Blondet

L’Ue è morta, dicono i pessimisti. O almeno in agonia. Ma proviamo a leggere con altri occhiali quel che è successo giorni fa. Germania, Francia e Gran Bretagna, con l’accordo dell’Italia che ricopre la presidenza di turno, si sono accordate a mettere in mora il Patto di Stabilità. Si tratta dei quattro maggiori Stati europei per popolazione, peso internazionale e ricchezza; tre su quattro sono costitutivi della Ue. Insomma i quattro governi maggiori del continente hanno trovato una convergenza strategica, in una decisione politica decisiva.

E’ un fatto enorme. La Comunità, oggi Ue, nacque proprio dall’idea disperata che una contingenza simile non sarebbe mai stata possibile. Che, dopo secoli di guerre fratricide, mai e poi mai Londra e Roma, Parigi e Berlino sarebbero stati capaci di una politica comune. Fu Jean Monnet a costruire l’Ue su questa nota disperata: privato cittadino e massone, Monnet era l’uomo che i banchieri Usa s’erano scelti per distribuire i fondi del Piano Marshall.

Egli condizionò la distribuzione degli aiuti a cessioni sostanziali di sovranità; l’Europa, rasa al suolo dopo la sua ultima guerra fratricida, dovette accettare. Il primo nucleo dell’Ue nacque dalla confisca della Ruhr alla sovranità di Francia e Germania; la regione carbonifero-siderurgica, e storicamente contesa, fu conferita a un ente chiamato Ceca, Comunità del carbone e dell’acciaio, che si volle radicalmente burocratico: cioè guidato da funzionari non eletti, irresponsabili verso i loro governi, e “a-sovrani”.

L’utopia fredda che cova la Ue è infatti questa: subliminare la politica. Sottrarre ai governi nazionali il potere di “decidere” anche contro le norme e le regole europee, se necessario.

Strato dopo strato, l’Ue s’è costruita, allargata e complicata così, delimitando la sovranità ed escogitando “automatismi” per sostituirla. Non a caso Bruxelles emana “regolamenti” e “direttive” ma non “leggi”, le quali sono atti sovrani. Il Patto di stabilità è il maggiore di tali automatismi, perché toglie agli europei la sovranità sulla moneta, ossia la leva per governarla, e la sostituisce con un pilota automatico: se qualche Paese supera il 3 per cento di deficit, verrà punito, multato eccetera. In Usa, in presidente-sovrano può manipolare il dollaro al ribasso per convenienza elettorale; l’UE dovrebbe subire una recessione anche più dura di quella che c’è, per obbedire a una “direttiva” burocratica.

Poteva funzionare? No. Alla prima crisi politica seria (guerra in Irak) l’Ue si è spaccata. Ma alla prima crisi monetaria seria, i quattro maggiori Paesi europei si sono uniti, hanno escluso il pilota automatico e afferrato il volante: come è inevitabile che avvenga da parte di rappresentanti legittimi della sovranità popolare, cui gli elettori chiedono di governare lo sviluppo.

Per certi versi è tornata la politica, ed è una politica europea. Potrebbe essere solo l’inizio: Londra non approverà una Costituzione europea che, per esempio, riduce (con il mandato di cattura) i diritti dei suoi cittadini alla libertà personale e al giudice naturale; diritti che sono scritti, scusate, nella Magna Charta, datata 1200. Se muore un’interpretazione della Ue potrebbe liberarsi lo spirito d’Europa.