Spending review che rade al suolo

spending_reviewItalia Oggi 11 luglio 2012

di Sergio Luciano

«Attenzione, questa spending review, se dovesse dispiegare i suoi effetti, alla breve farà sprofondare l’Italia dalla recessione alla depressione più profonda dopo il 1929»: è categorico Giulio Sapelli, docente di Storia economica alla Statale di Milano, economista indipendente da sempre, refrattario a qualsiasi conventicola, e non a caso – per questo – un tantino marginale nel circo Barnum delle nomine e delle prebende pubbliche e parapubbliche.

Domanda: Professor Sapelli, questa è grossa: sarebbe colpa della spending review se l’Italia finirà in depressione?

Risposta: C’è un gruppi di metematici, cioè tecnici dei tecnici, personaggi in cerca d’autore come ad esempio Bondi, Giavazzi e Amato, chiamati da un governo di tecnici per svolgere un compito tecnico, che hanno compiuto la solita marcetta trionfale che segna il mood mondiale del fare ciò di cui non c’è bisogno quando c’è la recessione: tagliare l’occupazione, diminuire i consumi, scoraggiare gli investimenti, far piombare l’umanità nella disperazione e nell’anomia. Il tutto infilato nel forno da carnefice dell’aumento delle tasse, affinché la pozione avvelenata venga cotta a puntino.

D. Pozione avvelenata? Addirittura! Non c’è dentro neanche un ingrediente mangiabile?

R. Certo, c’è anche qualcosa di buono. Per le imprese l’aumento dell’aliquota Iva è rimandato al 1° luglio 2013, limitando il calo degli affari per l’aumento delle imposte; qualche novità fiscale per facilitare la vendita degli immobili pubblici (ammesso che si vorrà fare un giorno o l’altro il famoso fondo per cercare in questo modo – un modo che non ottunde la crescita – di diminuire il debito pubblico); qualche passo avanti per il recupero dei crediti delle imprese verso la pubblica amministrazione; e ancora l’ampliamento del raggio d’azione della Consip che può diminuire le spese improduttive dei Ministeri. Meglio di nulla.

D. Be’, allora non è tutto così male…

R. Ma, a fronte di queste briciole si buttano a mare 100 anni di pensiero economico per seguire qualche fanatico della scuola di Chicago! Non ci si rende conto che lo sconto sui farmaci e la stretta sui beni e servizi sanitari ricadrà sulle imprese del settore come un boomerang e ne sconvolgerà i bilanci e forse ne decreterà la fine? Come ha ricordato Maurizio Sacconi, quello che si applicherà è tutto il contrario dei costi standard e quindi dei tagli non lineari, ma federalistici e selettivi che invece prima dell’arrivo degli unni tecnici si era prospettato di fare. E gli statali? La riduzione delle piante organiche vorrà dire meno stipendi, meno consumi, mentre non si fa nulla contro le pensioni d’oro e gli sprechi agli alti livelli dirigenziali.

D. Riconoscerà che almeno sui buoni pasto il taglio è sacrosanto!

R. Macché, è l’ultima crudeltà che danneggia enormemente anche le imprese è la riduzione dei buoni pasto che non potranno superare il valore di 7 euro. Già molti dipendenti pubblici e privati risparmiavano sul costo del lunch per fare la spesa per la casa. Ora dovranno digiunare.

D. Non le piace neanche la riduzione delle province?

R. Se si pensa di ridurre la spesa attraverso l’accorpamento o l’eliminazione delle province si sbaglia obiettivo di grosso, perché la gran parte dell’inefficienza è sita nelle Regioni, nuovi e spaventosi enti centralistici e neostatalistici. Com’è noto fa eccezione per virtuosità, efficacia ed efficienza, la Regione Lombardia, che potrebbe essere presa a esempio sia per i costi standard, sia per la trasparenza. Ma questa non è l’opinione di ciò che rimane dell’establishment italiano come mostrano i suoi giornali quotidiani e di parte della magistratura.

D. Ma scusi, giochi a fare lei il tecnico del tecnici: cosa farebbe, invece?

R. Non solo tagliare ma anche investire: infrastrutture. Tagli selettivi e non lineari. Riduzione delle tasse e non loro aumento. Incentivi agli investimenti privati e pubblici. Ma far questo vuol dire non credere più nella favola bella degli economisti che sbagliano, e che racconta che la crescita viene dall’austerità. È invece tutto il contrario. Ma anche in questo caso bisognerebbe unire fede e ragione, ossia amare il prossimo e leggere i libri giusti, anziché quelli troppo zeppi di formule matematiche, e scritti solo in inglese.

D. Un’ultima domanda: cos’ha contro i tecnici dei tecnici?

R. Lasciamo perdere Amato: è un politico, un tecnico, un centauro? Domanda per darwinisti… E veniamo a Giavazzi (semplicemente scomparso) e a Bondi, salvatore di imprese che non esistono più o che sono state divorate o che sono state devitalizzate, prodotto di Mediobanca che per decenni ha socializzato perdite e privatizzato profitti, e portato alla rovina oligopolistica l’Italia. Tecnici e supertecnici, sono tutti subalterni al mainstream accademico, a riprova che sul breve termine solo le idee cattive vincono nel mondo.

D. E sul lungo termine?

R. Per fortuna, sul lungo termine vincono le idee della santità e del lavoro.