Ma oltre i migranti ci sono i restanti

da La Verità

14 luglio 2019

di Marcello Veneziani

Ero l’altro giorno a Otranto nella piazza dedicata “all’umanità migrante”, dove campeggia un monumento in forma di barca dedicato ai migranti. E mi sono detto: ma all’umanità restante nessuno dedica niente, piazze, monumenti, prediche, premure?

Non c’è settimana che Papa Bergoglio non si preoccupi dei migranti che ritiene un’umanità speciale; a loro dà priorità e dedica l’evangelico “Prima gli ultimi”. E non c’è dem, progressista, radicale, cattosinistro, ogni santo giorno, che non consideri bestie, razzisti, subumani e disumani coloro che non ritengono assoluto e illimitato il diritto di migrare e il dovere di essere accolti.

Al Papa e ai promigranti vorrei dire: i veri ultimi non sono i migranti. Sono i restanti. Sono cioè i miliardi di “dannati della terra”, come li chiamava Franz Fanon, che vivono nella miseria più nera e non hanno la forza, la possibilità, la voglia e le risorse per partire. Perché, come sapete, gran parte dei migranti pagano e anche tanto, tremila euro per imbarcarsi e venire da noi. Più di un volo aereo di prima classe.

Spendono i risparmi di una vita e di una famiglia o il frutto di attività, a volte illecite se non criminali. Ma hanno l’energia, le conoscenze, le possibilità per espatriare. La stragrande maggioranza resta lì per sempre, vecchi, bambini denutriti, malati, e quanti non hanno la minima possibilità o cognizione di andarsene. O che pensano sia giusto, naturale, un destino necessario, morire dove si è nati e dove sono i loro avi. Sono loro i veri ultimi della terra. Sono loro quelli che stanno peggio.

E noi, invece, a vostro giudizio, dovremmo preoccuparci solo di coloro che partono ed elogiarli perché si sradicano, abbandonano la loro gente, mettono a repentaglio la vita loro e altrui? Torniamo alla realtà, torniamo sulla terra. Le migrazioni in un mondo così affollato come mai era accaduto, non sono una priorità assoluta e un bene assoluto.

Anzi, sappiamo che le migrazioni sono un male per coloro che restano, perché vedono prosciugati i loro paesi di giovani energie, abbandonati. Sono un male per coloro che li ricevono, perché i guai, i problemi, le devastazioni che producono sono di gran lunga superiori ai benefici che arrecano. E non solo sul piano materiale, pratico, ma anche spirituale, morale, identitario, psicologico.

Chi arriva da mondi lontani, da società remote dalla nostra cultura, dalla nostra civiltà, dalle nostre tradizioni civili e religiose, dal nostro ordinamento giuridico, produce più lacerazioni e traumi che positive contaminazioni e impulsi dinamici.

I costi sono immensi in termini sanitari e assistenziali, di ordine pubblico e malavita, di vivibilità. Si tratta di vedere i fenomeni nel loro complesso e non lasciarsi sopraffare emotivamente dal singolo caso, dal singolo sbarco; che vuoi che siano quaranta migranti, ma non ti fa male vedere quel bambino in mare? Ma certo che ci fa male e che vanno soccorsi. Stiamo parlando del flusso generale e degli effetti storici che queste ondate producono.

Ma le migrazioni sono almeno un bene per coloro che migrano? Spesso no, e non solo per un più o meno lungo periodo iniziale. A parte i rischi di partenza, le insidie della navigazione, le mafie degli scafisti e dei gestori dei flussi, le terribili trafile per imbarcarsi e poi nei centri d’accoglienza. E i dolori dello sradicamento, il sentirsi estranei a tutto, la miseria, la nuova schiavizzazione, lo sfruttamento e la manovalanza per la droga e la criminalità.

I flussi migratori furono una piaga dolorosa ma anche benefica un secolo fa, ma diventano una piaga dolorosissima oggi, in primis per chi resta, poi per chi ospita, infine per buona parte di chi emigra. C’è chi ricorda i nostri emigranti in America di un secolo fa: ma il mondo non aveva otto miliardi di abitanti, c’erano ancora terre da esplorare e spazi da riempire e l’immigrazione avveniva dentro una medesima civiltà cristiana, euro-occidentale.

Molto più difficile è far convivere mondi così diversi, in città così affollate. I neri in America vi arrivarono come schiavi; dietro la glassa umanitaria, stanno cercando nuovi schiavi? Però se dobbiamo tornare alla realtà coi piedi per terra, dobbiamo dire una cosa che vale sia per i pro-migrantes che per chi si oppone.

Se la nostra civiltà sta morendo non è per l’arrivo dei migranti. Ci sono almeno altre tre cause: la nostra patologica denatalità col relativo invecchiamento della popolazione; le nostre migrazioni giovanili dalle loro famiglie e dai nostri paesi. E il nostro disprezzo e rigetto della nostra civiltà, il nichilismo globale e la diffusa tendenza all’autodistruzione.

Se la nostra civiltà rischia di sparire la causa non è solo l’arrivo di flussi migratori, o la presenza tra loro di tanti potenziali delinquenti per disperazione o di fanatici islamisti. Ma perché non facciamo figli, quelli che nascono vanno via, soprattutto se sono bravi, e perché viviamo sradicati e contro la nostra civiltà. Insomma, per tornare alla piazza di Otranto da cui siamo partiti, l’umanità non si riduce ai migranti, e i nostri guai come le nostre aspettative non ruotano solo intorno a loro.

Svegliamoci da questa ipnosi collettiva, pro e contro i loro arrivi.

I migranti non sono il principio e la fine del mondo.