Vox va a sfruculiare il sindaco immigrazionista di València

Il Populista 23 Ottobre 2018

 Il movimento di Santiago Abascal convoca questa sera una conferenza nella città spagnola guidata dal socialista Joan Ribó, quello che quest’estate ha offerto il porto all’Aquarius

di Giuseppe Brienza

Dopo le elezioni bavaresi e il consolidamento nella regione della Germania più “democristiana” dei destrorsi ed euroscettici di AfD, tra le nazioni del Vecchio continente a mancare all’appello sovranista c’era la Spagna. Che è ancora viva, evidentemente, come ha intitolato la sua campagna politica autunnale Santiago Abascal, il leader nazionale del movimento sovranista Vox che, questa sera, parlerà proprio a València, la città guidata dal 2015 dal socialista d’Izquierda Unida Joan Ribó, sindaco che quest’estate ha offerto il porto alla nave Aquarius ed ai suoi 629 migranti.

Sul sito ufficiale di Vox (www.voxespana.es/), oltre a trovare tutte le indicazioni per la conferenza di Abascal (si terrà presso il locale La Ferradura, Av. Mare Nostrum 42, ore 20), si possono apprezzare i punti-cardine del programma politico di Vox: Unità della Spagna, un grande piano idrologico nazionale, l’abbattimento della burocrazia inutile con l’abolizione ad esempio di molteplici figure di consulenti della politica, una severa legge sul conflitto d’interessi, una riforma profonda del sistema giudiziario nazionale e del Consiglio del Potere Giudiziario (il CSM spagnolo) per restituire indipendenza alla magistratura, basse imposte, lotta alla corruzione, interventi su scuola e sanità, difesa della vita, politiche della famiglia, immigrazione controllata e recupero del ruolo e dell’identità della Spagna nel mondo.

Si capisce subito come e perché questo movimento, in un Paese come la Spagna, faccia paura ed abbia subito messo in moto la macchina della demonizzazione. Parlare di nazione unita richiama un po’ il franchismo, dichiarare di voler combattere l’aborto irrita femministe e sinistri e, ciliegina sulla torta, per bocca della responsabile del “dipartimento per gli affari sociali” Rocìo Monasterio, Vox denuncia anche l’ideologia gender, che “pretende di sequestrare i nostri figli per assoggettarli a una lobby e al suo indottrinamento“.

Su questa piattaforma il nuovo movimento sovranista e patriottico è ormai accreditato da quasi tutti i sondaggi come sicuro vincitore di seggi non solo alle elezioni europee del prossimo maggio ma anche nelle Cortes, vale a dire il parlamento nazionale spagnolo, nel caso probabile di elezioni legislative anticipate. Intonando lo slogan La Spagna viva Vox si è imposta all’attenzione degli osservatori soprattutto con le due recenti manifestazioni popolari, una convocata a Madrid che ha visto la partecipazione di oltre diecimila partecipanti, l’altra a Barcellona, altrettanto numerosa.

Il suo fondatore e attuale leader nazionale è un basco poco più che quarantenne, Santiago Abascal, figlio di un esponente politico che è stato per anni nel mirino dell’Eta, l’organizzazione terrorista attiva per decenni nel Paese.

In uno scenario confuso e difficile come quello politico spagnolo degli ultimi anni, con una crisi economica che, dal 2008, non ha smesso di ripercuotersi soprattutto in termini di disoccupazione di lungo periodo, Vox si è inserita con la forza dei suoi programmi e la capacità di rialzare la bandiera nazionale e l’idea di una Spagna unita di fronte alle direttive del Fondo Monetario e alle oligarchie dell’Unione Europea. L’aderente-medio del movimento di Abascal è tutt’altro che un anziano nostalgico o un pericoloso estremista. Si tratta piuttosto dell’esponente del ceto medio di una Spagna dignitosa, interclassista, orgogliosa, decisa a rivendicare la propria tradizione (anche religiosa) e sovranità nazionale.

Il partito non ha alcun finanziamento pubblico e, tra i suoi dirigenti nazionale, non pare annoverare nessun reduce del passato franchista o esponente dell’estrema destra. Oltre alla piacente e già citata madre di famiglia (e architetto di professione) Rocìo Monasterio, tra i leader di Vox va segnalato il funzionario penitenziario Josè Antonio Ortega Lara che l’Eta tenne prigioniero in una buca per circa un anno, senza ottenerne la resa. La Spagna viva, viva la Spagna!