“Omofobia”: parola-talismano che contagia anche la Chiesa

Newsletter dell’Associazione Tradizione Famiglia Proprietà — Maggio 2018 — 2

È in atto una massiccia operazione di lavaggio del cervello. E per quelli che non vorranno sottoporvisi, è in agguato una Nuova Inquisizione, feroce e spietata.

di Julio Loredo

La parola-talismano

Nel libro «Trasbordo ideologico inavvertito», il pensatore cattolico Plinio Corrêa de Oliveira descrive la tattica della guerra psicologica rivoluzionaria che consiste nell’utilizzare “parole-talismano” per cambiare subdolamente la mentalità delle persone: “Lo stratagemma che chiamiamo parola-talismano è uno dei mezzi più efficaci per attuare il trasbordo ideologico inavvertito. Questo consiste, essenzialmente, nell’impiegare, con una tecnica subdola, vocaboli più o meno elastici, per agire in modo surrettizio sulla mente di individui, gruppi o grandi collettività”.

La parola-talismano è un termine coniato ad arte nei laboratori della guerra psicologica rivoluzionaria:

  • che suscita una costellazione di simpatie e di fobie;
  • dotata di grande efficacia propagandistica;
  • della cui elasticità si abusa con obiettivi di propaganda;
  • suscettibile di essere fortemente radicalizzata;
  • che opera in tal modo il trasbordo ideologico inavvertito.

Omofobia

Plinio Corrêa de Oliveira

L’ultima arrivata nell’arsenale delle parole-talismano è “omofobia”. Che cosa si intende per “fobia”?

Il DSM-V («Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders») annovera la fobia tra i comportamenti ossessivo-compulsivi, e la definisce così: “Marcata paura o ansia rispetto a un oggetto o situazione specifica. Tali oggetti o situazioni vengono attivamente evitati, o sopportati con intensa paura o ansia, sproporzionate al pericolo reale. La paura, l’ansia o l’evitare sono persistenti, di solito della durata di 6 mesi o più, e causano disagio clinicamente significativo o menomazione nell’area sociale, lavorativa o in altre aree importanti della vita”.

“Omofobia” sarebbe, dunque, un comportamento ossessivo-compulsivo, provocato da una paura o ansia patologica persistente, tale da causare disagio clinicamente significativo, nei confronti di una persona con tendenze omosessuali.

La caratteristica essenziale di tale paura o ansia, come di ogni comportamento ossessivo-compulsivo, sarebbe il suo carattere irrazionale. Si tratterebbe di una patologia, che non è, però, menzionata nel pur esaustivo elenco dei disordini mentali segnalati nel DSM-V.

Di questo termine – privo di fondamento scientifico – la propaganda rivoluzionaria ne ha fatto un’arma di guerra psicologica, manipolandolo, distorcendolo, allargandolo fino a identificarlo con qualsiasi non accettazione del comportamento omosessuale, anche se fondato su motivi perfettamente razionali e, quindi, non patologici.

Chi, dunque, usa il termine “omofobia, dal punto di vista scientifico sta dicendo una madornale stupidaggine.

Così come un cattolico non dovrebbe, assolutamente, impiegare il termine “gay” – un’altra parola-talismano coniata ad arte per presentare il peccato di sodomia sotto una luce simpatica – non dovrebbe nemmeno usare la parola “omofobia”, al meno di voler fare il gioco dell’offensiva psicologica rivoluzionaria.

La Nuova Inquisizione

La paura del ridicolo, tuttavia, non frena la potente macchina della propaganda LGBT. Vediamo, dunque, il vocabolo utilizzato sempre più spesso, con significati sempre più ampi e sempre più carichi di odio. Si tratta di neutralizzare qualsiasi reazione all’agenda omosessualista. Con le buone o con le cattive. Anzi, con le cattive.

Nel suo senso più ampio, quello che la propaganda LGBT sta imponendo nel dibattito pubblico per schiacciare chi gli si opponga, “omofobo” sarebbe chiunque difende la famiglia naturale e tradizionale, rigettando quindi i comportamenti contro natura. “Omofobo” sarebbe, per esempio, chi afferma che i sessi sono due, maschio e femmina, ognuno con un ruolo specifico. I peggiori “omofobi” sarebbero i cattolici che difendono la dottrina morale della Chiesa in tema di famiglia e di sessualità, insegnata, per esempio, nel «Catechismo della Chiesa Cattolica».

Contro di loro si sta abbattendo una vera e propria dittatura LGBT, con una ferocia e un animus delendi da fare impallidire il totalitarismo nazista. Aveva ragione la Madonna quando, a Fatima nel 1917, disse: “La Chiesa sarà perseguitata, i buoni saranno martirizzati”.

Quando il pastore si schiera con il lupo

La persecuzione non è nuova nella storia della Chiesa: da Nerone a Diocleziano, dai giacobini ai comunisti, molti malvagi hanno cercato di annientare la Sposa di Cristo. La dittatura LGBT è appena l’ultima arrivata. Ciò che costituisce, invece, una novità, diremmo apocalittica, è il fatto che, lungi dal proteggere le proprie pecore, un crescente numero di pastori si sta schierando con i lupi.

Come non pensare al brano evangelico: “Quale padre, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se chiede un pesce, una serpe? O un uovo, gli darà uno scorpione?” (Luca 11,11-12). Purtroppo, sempre più padri stanno dando ai figli pietre, serpi e scorpioni…

In questi ultimi giorni, mentre noti prelati, come il cardinale Müller e il cardinale Eijk, denunciano coraggiosamente la persecuzione LGBT, incoraggiando i cattolici a mantenersi fedeli alla dottrina tradizionale della Chiesa, un crescente numero di vescovi si è, invece, schierato con i persecutori, perfino inveendo contro i cattolici che vogliono mantenersi fedeli.

Il caso di Lugano

Il primo caso, cronologicamente, è quello della diocesi di Lugano, che comprende tutto il Canton Ticino.

Il Comune aveva negato all’associazione Helvetia Christiana l’autorizzazione per pregare il Santo Rosario in una piazza, per la rigenerazione spirituale e morale della Svizzera, alla presenza di una statua della Madonna di Fatima. Il Rosario aveva anche carattere riparatorio per il Pride omosessuale, in programma poco dopo nella stessa città.

Ha esultato, ovviamente, la lobby LGBT che, per bocca del consigliere municipale Lorenzo Quadri, ha attaccato pesantemente Helvetia Christiana tacciandola di “setta omofobica”, “fanatica”, “organizzazione estremista e settaria”, “peggio degli islamici” e via dicendo. “Il Municipio ha fatto bene a negare l’autorizzazione”, concludeva Quadri.

Militanti LGBT hanno perfino imbrattato la facciata di un noto quotidiano “reo” di aver riportato, insieme alle accuse, anche le parole del direttore di Helvetia Christiana. “Gli omofobi non hanno diritto alla difesa”, recitava un volantino lasciato sul posto.

Stavano così le cose quando il vescovo di Lugano, mons. Valerio Lazzeri, ha deciso di scendere in campo… ma in difesa del Comune! Affermando “io non mi mobilito contro il Gay Pride”, il presule ha giustificato il diniego di autorizzare il Santo Rosario in piazza: “Non si deve usare la preghiera per finalità politiche”. Ha avuto perfino parole poco lusinghiere nei confronti dei cattolici ticinesi che volevano riaffermare la propria Fede: “ipocriti”, “falsi”, ecc.

Palermo, Reggio Emilia, Cremona, Bergamo…

A Reggio Emilia, il vescovo mons. Massimo Camisasca, finora ritenuto un moderato, ha presieduto la veglia di preghiera contro l’omofobia nella parrocchia Regina Pacis, preludio al Pride. La notizia è stata commentata, in tono ovviamente festoso, dal portale GayNews.

A Palermo, l’arcivescovo Corrado Lorefice ha composto la preghiera che ha aperto la Veglia ecumenica per il superamento dell’omofobia. Per decisione della Curia, questa preghiera dev’essere recitata in tutte le chiese dell’arcidiocesi.

Il prossimo 22 giugno, mons. Antonio Napolioni, vescovo di Cremona, concluderà invece la veglia anti-omofobia in programma nella città.

Si sta, dunque, passando dalla semplice tolleranza all’attiva partecipazione delle autorità ecclesiastiche in atti organizzati o sostenuti dalla lobby omosessualiste.

Il caso più increscioso, però, è quello di Bergamo.

Una coalizione di sigle cattoliche aveva organizzato un atto religioso nella chiesa dei Frati Cappuccini. L’atto sarebbe consistito in una Santa Messa e un’Adorazione Eucaristica in riparazione del Pride omosessuale. Tutto era confermato quando c’è stato un colpo di scena. Si è venuti a sapere che la Curia si era accordata con la lobby LGBT per permettere alla manifestazione omosessualista di svolgersi senza intoppi e, anzi, col sostegno più che implicito delle autorità religiose. A questo punto, i Frati Cappuccini hanno comunicato che questa veglia non si poteva più fare: la loro chiesa non era più disponibile per l’atto religioso.

In altre parole: veglie di preghiere in favore degli omosessuali SI, veglia di preghiera in favore del Magistero della Chiesa NO.

Il peggio, però, doveva ancora arrivare.

Forse vedendo i cattolici fedeli abbandonati alla loro sorte, il Codacons ha presentato una denuncia alla Magistratura locale contro gli organizzatori dell’Adorazione eucaristica, chiamandola di “vergognosa iniziativa”. Parlando di “illecito civile, amministrativo e penale”, il Codacons ha chiesto inoltre di “disporre le adeguate sanzioni della Polizia Postale” per “inibire la diffusione sul web e su tutte le piattaforme, ivi compreso Facebook, della Messa di riparazione”. Adducendo il Codice Penale, il Codacons chiede “da sei mesi a cinque anni di reclusione” per gli organizzatori dell’Adorazione eucaristica.

Si, cari lettori, avete capito bene: la Nuova Inquisizione LGBT non solo chiede che l’atto religioso sia censurato su tutte le piattaforme, ma addirittura esige il carcere da sei mesi a cinque anni per i cattolici fedeli. Qualsiasi similitudine col nazismo non è mera coincidenza.

Alios ego vidi ventos

La persecuzione è servita. L’animus delendi dei persecutori è manifesto. Qual è l’animo dei cattolici fedeli?

È quello della Chiesa di sempre. “Alios ego vidi ventos, alias prospexi animo procellas – Ho visto altri venti, ho affrontato altre tempeste” potrebbe dire la Chiesa, fiera e tranquilla in mezzo alle tormente che attraversa attualmente. La Chiesa ha già lottato in altre terre, con avversari provenienti da altre stirpi, e certo affronterà ancora, fino alla fine dei tempi, problemi e nemici ben diversi dalla lobby LGBT.